Le palle di Carlo VIII - Toscanella - Omni@tuscania

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Le palle di Carlo VIII

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Quando Francesco Giannotti scrisse, alla fine del Cinquecento, una Storia di Tuscania ne parlò come di un’antica e grandiosa cittadina ridotta in miseria principalmente a causa delle guerre e delle razzie. Egli elenca sedici occasioni nelle quali la città venne messa a sacco, partendo dall’ultima (per lui) quella ad opera dei Lanzichenecchi del 1527 che tanta miseria condusse in Roma e che qui portò, soprattutto, la peste.Tuscania, la cui decadenza politico-economica era legata a ben altre vicende che non le belliche, ebbe comunque in questi infausti eventi il colpo di grazia.Fra tutti, e per la gravezza che lo caratterizzò e per il fascino che quell’evento esercitò sugli storici locali, rimane particolare memoria del Sacco di Carlo VIII.Quello che successe il 7 giugno del 1495, giorno di Pentecoste, ce lo racconta con rigore storicistico Giuseppe Giontella nel suo Tuscania attraverso i secoli o con afflato romantico Secondiano Campanari in Tuscania e i suoi monumenti.Ma cosa ci resta degli ottocento morti lasciati sulle strade di Tuscania da Matteo di Botheau, ufficiale del cristianissimo re Carlo VIII, non a caso ricordato come il Gran Bastardo? Dove troviamo le tracce dell’incendio che danneggiò il Terziere di Monti e quello di Valle?Della distruzione dell’Ospedale di Santa Maria della Rosa, il danneggiamento delle case vescovili sul Colle della Civita, del ricco bottino di oro ed argento portato via dalle truppe francesi assieme a decine di prigionieri? Non resta nulla, se non il ricordo, la leggenda, il racconto.Eppure una piccola traccia di quel fatto sanguinoso potrebbe essere rimasta.In un orto presso il convento di Sant’Agostino, qualche decennio fa, venne ritrovata una piccola sfera di pietra del diametro di circa sei centimetri caratterizzata da uno strano incavo su un lato e da una sorta di bruciatura sul lato opposto. Quella sfera mi venne presentata da un’anziana tuscanese come una palla di cannone sparata nell’aggressione di Carlo VIII.Ora, gli esperti di armi potrebbero concordare con l’anziana tuscanese oppure obbiettare che trattasi sì di un proiettile di bombardella ma non del XV secolo, ed ancora potrebbe darsi che quella strana palla non sia affatto un prodotto bellico. Ma che importa? Nell’assenza di certezza ci basta nutrire il ricordo romantico che quell’infausto evento non abbia lasciato soltanto il tragico ricordo, ma qualcosa di più: una palla di Carlo VIII!Stefano Brachetti


 
 
 
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