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Giannotti e la sua Opera

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Francesco Giannotti nacque a Tuscania nel 1533. Suo padre ser Antonio era cancelliere comunale, mentre suo nonno ser Francesco aveva esercitato la professione di notaio. Fu il secondo storico di Tuscania (il primo fu il frate domenicano Pacifico Pellegrini, vissuto a Tuscania nella prima metà del XVI secolo). Dopo aver molto viaggiato si stabilì a Roma, nel Rione S. Eustachio dove esercitò l'avvocatura, ma continui furono i suoi contatti con Tuscania, anche perché stava portando a termine la costruzione del suo magnifico palazzo (iniziato probabilmente da suo padre ser Antonio), oggi sede dell'Istituto Professionale per l'Industria e l'Artigianato.
A Tuscania ricoprì per cinque anni l'incarico di Vicedoganiere dei pascoli del Patrimonio di S. Pietro in Tuscia. Durante il lungo soggiorno a Roma, Francesco Giannotti frequentò la casa del cardinal Alessandro Farnese, dove conobbe illustri poeti e letterati del tempo.
Ottenne, poi, la cittadinanza romana nella seduta consiliare del 2 giugno 1569. Troviamo il suo nome nel 1581, quando fu imbussolato nell'Urna dei Consiglieri Nobili Romani per il Rione di S. Eustachio insieme ai nomi di Fabrizio Ilari e Marcello Melchiorri, nobili romani.
In Campidoglio esercitò più volte la carica di Consigliere (nel 1581 e nel 1584) e quindi di Caporione (nel 1590).
Proprio a Roma, nelle pause dal lavoro, il Giannotti cominciò a scrivere la storia di Tuscania dal titolo: Breve e compendioso discorso dell'antichità di Toscanella.
Nello scorcio del Cinquecento, Francesco si dedicò particolarmente alla stesura della sua Storia, ma, tornato definitivamente a Tuscania, partecipò attivamente all'amministrazione della cosa pubblica locale: ricoprì la carica di gonfaloniere del popolo diverse volte dal 1593 al 1606. Quando, il 1° settembre 1606, venne eletto gonfaloniere per l'ultima volta era assai malato: il cancelliere comunale ed altri funzionari dovettero recarsi al suo capezzale per fargli prestare il consueto giuramento, ma Francesco non riuscì più a riprendersi e si spense il 23 febbraio dell'anno successivo, a 74 anni d'età. Venne sepolto nella chiesa di S. Francesco, mentre avrebbe desiderato che il suo corpo riposasse nella chiesa di S. Biagio, dove nel 1603 (ormai settantenne) aveva fatto apporre un'epigrafe encomiastica, che ancora oggi si può leggere nella controfacciata della chiesa.
L'opera inedita di Francesco Giannotti è la storia più antica che ci rimane su Tuscania. La iniziò verso il 1560 per terminarla nel 1590. Il suo intento era di darla alle stampe, ma le difficoltà finanziare non glielo consentirono.
L'opera, analizzata alla luce della storiografia moderna, risente di tutte le caratteristiche del tardo Cinquecento. L'autore, infatti, è spinto a ricercare qualcosa di nuovo che possa meravigliare e colpire il lettore e va alla ricerca delle origini mitiche di Tuscania, come era usanza tra gli scrittori di allora.
Esaurita la storia antica di Tuscania, egli si sofferma, e qui diviene più interessante, sulle tradizioni popolari locali. Man mano che analizza il paesaggio naturale e le modifiche apportate dall'uomo, descrive le fiere, il mercato, narra le modalità di svolgimento delle corse dei cavalli, descrive le processioni nonché le diverse festività religiose e civili che si svolgevano durante l'anno.
L'opera del Giannotti diviene uno strumento indispensabile per lo studioso soprattutto quando il racconto si avvicina ai tempi suoi.
Per il Duecento, il Trecento e parte del Quattrocento, la trattazione procede come una semplice raccolta di dati, ricostruiti in parte attraverso le cronache del tempo che l'autore mostra di conoscere pienamente, ma soprattutto sulla scorta della documentazione archivistica, alla quale egli era in grado di attingere facilmente perché ricopriva spesso cariche pubbliche a Tuscania
Il Giannotti diviene infine un valido e prezioso strumento quando passa a trattare la seconda metà del Quattrocento ed il Cinquecento. Per quest'ultimo periodo egli utilizza senza meno la documentazione archivistica (archivio comunale, archivio capitolare, archivi viterbesi e romani, consultati durante i lunghi soggiorni a Roma), ma soprattutto fa scendere in campo la sua esperienza diretta, ciò che lui ha visto e sentito.
Quando, invece, lui non è stato protagonista diretto, riporta l'esperienza vissuta da suo padre ser Antonio (già segretario comunale), da suo nonno ser Francesco (notaio) e dai numerosissimi amici e conoscenti che cita abbondantemente.
La pubblicazione dell'opera del Giannotti è particolarmente attesa dagli studiosi, che spesso sono costretti ad utilizzarne le citazioni di seconda mano, magari anche distorte, poiché ne esistono tre sole copie manoscritte: la prima è conservata presso la Biblioteca Hertziana di Roma di sotto la collocazione: FRANCESCO GIANNOTTI, Storia di Tuscania, I, 32°; le altre due si trovano presso l'Archivio Capitolare di Tuscania.
Giuseppe Giontella

 
 
 
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