Almeno altri 5 anni per il centro Alzheimer - Toscanella - Omni@tuscania

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Almeno altri 5 anni per il centro Alzheimer

Anni precedenti > 2009 > Gen-Feb 2009

Venerdì 6 febbraio sono state ricordate con una semplice messa all’interno del Duomo di Tuscania le 33 vittime del terremoto del 1971. Un evento che ha cambiato il paese e ha cancellato buona parte di quella memoria storica che Omni@tuscania, da ben dodici anni, si ostina a voler a tutti i costi preservare.

Invece che organizzare un evento che potesse dare testimonianza e rendere consapevoli di quei tragici momenti -e degli anni difficili che ne seguirono- quanti per loro fortuna non vi hanno preso parte (una mostra fotografica, la proiezione degli speciali della Rai e dei tre film esistenti relativi alla ricostruzione, cosa riportarono i giornali dell’epoca, ecc - a scanso di equivoci la critica non è assolutamente rivolta, come spesso si usa fare in questi mesi, al commissario Tarricone e al suo staff ma a tutti noi tuscanesi doc), è stato messo in scena presso la sala consigliare, con tanto di conferenza stampa allargata ai cittadini, un ulteriore atto della annosa commedia sul Centro Alzheimer.

Secondo la Asl e la Regione con la semplice pubblicazione del bando di concorso per la sua realizzazione in project financing il Centro sarebbe ormai divenuto realtà.
A distanza di sei anni dal suo finanziamento, 3 milioni di euro inseriti nella legge 291/2003, dopo alterne vicende, che hanno visto a più riprese coinvolti il Gemelli di Roma, l'Ater e la Curia di Viterbo, il Centro compirebbe, finalmente, sempre secondo Asl e Regione, i suoi primi passi anche se in maniera del tutto differente da come avevano previsto i suoi promotori, il professor Carbonin del Gemelli e don Pino Vittorangeli.

Ma cos’è un project financing?

Visto che i fondi previsti dalla legge non sarebbero oggi sufficienti, si renderebbe necessario il coinvolgimento di un privato che dopo aver realizzato la struttura ne assumerebbe la gestione per 25 anni.

Non si tratterà più di un centro di cura della malattia, con un numero consistente di posti letto (in ossequio alle nuove politiche della Sanità nazionale mirate a ridurre i costi in modo da indirizzare maggiori fondi ai privati), ma il solo centro ricerche (che sarebbe comunque il secondo in Italia) con a disposizione venti posti letto, cosiddetti semiresidenziali, più altri cinque per una degenza la massimo di 15 giorni. Altra novità, il privato che si aggiudicherà il bando potrà scegliere se utilizzare il vecchio palazzo vescovile di San Pellegrino oppure ricorrere alla costruzione ex novo della struttura.

E qui nascono le difficoltà, a meno che si sia già individuata nel Vescovado la sede della struttura (e allora non si capisce perché la Curia qualche anno fa decise di non firmare la convenzione proprio nel giorno in cui stava per essere sottoscritta in Regione, ricordiamo che in quel caso sarebbe stata però l’Ater a gestire il tutto).

I problemi, e i conseguenti ritardi, almeno altri cinque anni, nascerebbero nel caso in cui si scegliesse di ricercare un sito all'interno del territorio comunale, sito al momento non esistente -almeno a quanto ci è dato sapere- con tutto ciò che il suo cambio di destinazione d'uso comporterebbe.

In tutta l’operazione non si è, infatti, tenuto conto di uno degli interlocutori: ovvero il Comune, o meglio la maggioranza che uscirà dalle consultazioni elettorali del prossimo mese di giugno. E’ volete che il prossimo sindaco, o maggioranza, non voglia dire la sua su un progetto che prevede l’investimento di così tanti soldi sul territorio?

Spero di sbagliarmi, ma penso si possa facilmente prevedere (soprattutto se il risultato delle elezioni dovesse confermare la tendenza “autolesionista” di noi tuscanesi a rieleggere quelle persone che hanno portato le casse comunali alla bancarotta), che chi sarà chiamato a rilasciare i permessi e le valutazioni necessarie farà “pesare” in qualche modo questa sua prerogativa. Magari dilatando a dismisura i tempi dei provvedimenti, con buona pace per il centro Alzheimer e di noi Tuscanesi che, oltre ad avere a disposizione una struttura sanitaria per curarci, speravamo che l’investimento potesse dare frutti in termini di opportunità di lavoro e di indotto. Lo ripeto: spero vivamente di sbagliarmi!

 
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