Silvestro Perosini - Toscanella - Il blog dei tuscanesi

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Silvestro Perosini

Personaggi tuscanesi

SILVESTRO PEROSINI

Io Mi chiamo Silvestro Perosini
Nativo son di Toscanella
Mi son partito da quelli confini
Per venirti a trovar Lumiera bella.
Io non voglio né oro né zecchini
Fate la carità a sta poverella.
Io non voglio né oro né argento
Solo che di due soldi mi accontento.
Ma chi vuol dare due soldi a chi lo crede
Non le buttate in terra che non vede.
(Indicando la moglie cieca che girava con il poattino)

Questa ottava rima fu cantata da Silvestro Perosini al mercato di Allumiere in data sconosciuta e ci è stata tramandata grazie alla testimonianza anonima di un anziano tuscanese.

Ultimo di quattro figli, Silvestro nacque a Tuscania il 10 maggio 1828. Di professione bottegaio, divenne famoso presso la comunità cittadina per le sue spiccate doti di cantastorie e di poeta popolare. Amava esibire il suo virtuosismo per la parola, specialmente in occasione di fiere e mercati, improvvisando soprattutto ottave rime.

Purtroppo la caratteristica della letteratura orale e nel caso di Perosini della poesia estemporanea non ci permette di possedere testi scritti. Il nostro vate, che si era dedicato alla poesia per arrotondare i magri guadagni della vendita ambulante, riuscì nel corso degli anni a raffinare le conoscenze letterarie e storiche sfruttando la tradizione orale.

Problemi economici e familiari, la cecità della moglie Caterina Benedetti, lo fecero avvicinare solo in età avanzata verso la composizione poetica scritta.

Egli è autore di un poemetto di 125 ottave suddiviso in quattro canti, intitolato: La devastazione dell’antica Tuscania da parte di Carlo VIII, re di Francia, stampato dalla tipografia Donati a Viterbo nel 1890.

Anche se presenta alcune piccole imprecisioni, l’opera riproduce in maniera limpida e ammirevole le concitate fasi del saccheggio di Tuscania avvenuto il 7 giugno 1495 da parte del contingente delle truppe francesi guidate da Matteo di Botheau, meglio noto con il soprannome di Gran Bastardo.

L’autore ha voluto raccontare non a caso uno dei momenti più tristi della nostra storia per poi sottolineare ed elogiare l’intraprendenza dei tuscanesi nel risollevarsi e nel superare le sventure.. Non ebbe in seguito tempo e modo di comporre e far stampare altri componimenti; si spense a Tuscania in via della Rocca il 6 luglio 1897.
Nell’immediato secondo dopoguerra l’amministrazione comunale, su proposta di un gruppo di poeti a braccio, decise di dedicargli una via.

 
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