L'invasione delle cavallette - Toscanella - Il blog dei tuscanesi

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L'invasione delle cavallette

Modi di vivere, tradizioni

L'INVASIONE DELLE CAVALLETTE

Nel settembre del 1576 Tuscania e le zone limitrofe furono invase dalle cavallette. Non si trattò di una invasione improvvisa, perché già nei mesi precedenti le cavallette erano apparse qua e là a gruppi danneggiando e distruggendo in parte i raccolti; ma nel mese di settembre l'invasione fu totale, allarmante.

Bisognava ricorrere ai ripari: fu deciso di cominciare "a cavare l'ova" con quanti uomini fosse stato possibile, dando a ciascuno come ricompensa un "giulio" al giorno. Spesa non indifferente cui veniva incontro il Comune le cui finanze erano più che traballanti. Nel memoriale, infatti, inviato dal sindaco Benedetto Benedetti al conte Mario Fani "concive et oratore in Roma" perché intervenisse presso il Pontefice e presso il Cardinale Alessandro Farnese per ottenere aiuti, si legge:

- La Comunità è ancora oppressa da grandissimo debito antiquo la somma di scudi 12.000.
Era necessario quindi che in una simile situazione "Sua Santità si degnasse di abbracciare et agiustare questa comunità di tutte le altre più povera ma fedelissima a Sua Beatitudine et a Santa Chiesa et si degnasse ancora supplire a quella spesa che meio per lei sia stata necessaria"

Le ova furono cavate, ma non tutte, perché le cavallette aumentarono di numero smisuratamente distruggendo e devastando tutto. Fu ordinata allora una vera mobilitazione.

Tutte le famiglie di Toscanella dovevano allora raccogliere almeno "quattro mazzarelle di semi di grillo" e consegnarli al Governatore il quale rilasciava una ricevuta attestante la consegna.

Verso il mese di maggio del 1577, in seguito al suddetto provvedimento si poteva credere che le uova fossero state completamente distrutte. Adesso bisognava passare alle cavallette. Bisognava distruggerle prima che covassero di nuovo le uova. E furono usati porci e lenzuola.

Tutti i porci del nostro territorio furono radunati e divisi poi in sei branchi guidati dai sei uomini a cavallo che li conducevano in quelle zone più fortemente colpite. Per quanto riguarda le lenzuola tutti i cittadini più facoltosi furono obbligati a versare al Comune due paia di lenzuola ciascuno. Con le lenzuola venivano fatti grossi teloni e ogni telone veniva dato in dotazione a cinque uomini: si trattava di un metodo un po' empirico eppure dobbiamo credere che sortì l'effetto sperato. Sul far della sera i cinque uomini col telone venivano nella zona che era stata indicata da dieci "ricognitori" e poi, giunti sul luogo, quattro uomini tenevano per le cocche il telone mentre il quinto a suon di "curiato" cercava di accopparne quante più ne poteva.

Nel mese di giugno il Pontefice pubblicava l'elenco delle città e delle terre che erano state tassate con diverse somme in rimborso delle spese sostenute dalla Curia per l'estirpazione dei grilli. Toscanella fu tassata per 6.000 scudi. Somma questa che il Comune non avrebbe mai potuto pagare per le sue disastrate finanze, e furono spedite perciò varie delegazioni al cardinale Farnese, al cardinale Guastavillano, ma il Pontefice fu irremovibile: bisognava pagare per evitare rappresaglie se non addirittura l'interdetto e il Comune si trovò ad ingoiare una pillola molto amara: la vendita di Poggio Martino, ma a trattare l'acquisto di questa bandita non si presentò nessuno e gli imbarazzi del Comune per il pagamento della tassa dei grilli aumentavano di giorno in giorno.
Fu bandita alla fine un'asta e allora si presentarono Francesco Giannotti, che offerse tremila scudi e Cristoforo Ciotti che ne offese tremilacinquecento. Non essendosi presentato nessun altro la bandita fu aggiudicata a Cristoforo Ciotti, il quale pregato dal Sindaco e da tutti i consiglieri elevò l'offerta a quattromila scudi.

Il Comune, che pochi anni prima aveva tenacemente lottato per non privarsi di Poggio Martino, fu ora, a causa dei grilli, costretto a disfarsene.

Dal patrimonio di Toscanella se ne va Poggio Martino, ma non se ne vanno le cavallette e siamo nel marzo del 1578. Anzi c'è di più, viene invaso Montebello, la Carcarella e allora il Comune con un atto di forza ordina a tutti i cittadini di spandersi per le campagne e distruggere con ogni mezzo tutte le cavallette previa la multa di due giulii per ogni rifiuto.

Questa impennata del Comune portò i suoi frutti perché di grilli nei libri contabili del Comune dopo quell'anno non se ne fa più menzione: anche se questi rimasero, e parecchi, nel cervello di molti tuscanesi.

 
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