Vocabolario tuscanese
INTRODUZIONE
Le parole di questo vocabolario, sono frutto, una parte dei miei ricordi, una parte dei ricordi di chi è più grande di me, alcune parole sono di uso giornaliero, altre completamente in disuso.
Ho cercato di inserire parole che in italiano generalmente non si usano o che sono particolari del nostro dialetto, cercando di dargli un significato in italiano.
Alcune parole, possono sembrare “volgari” o, per qualcuno, “parolacce”, mi è sembrato giusto inserirle in questo mio vocabolario, in quanto, fanno parte della nostra cultura e dei ricordi dei nostri padri che spesso dimentichiamo.
Dedico questo mio lavoro, ai giovani, affinché non si dimentichino della nostra cultura e del nostro dialetto; per i non più giovani…. spero che sia un ripasso, nella speranza che mi mandino qualche parola che in questo vocabolario non c’è (e saranno tante…), contribuirete ad arricchire il mio e il vostro vocabolario.
Un grazie anticipato a chi collaborerà
LETTERA A
A occhio de bovo: Dicesi dell’uovo cotto in padella, con olio, la cui forma sferica del tuorlo, ricorda, anche come dimensioni, l’occhio del bue. Frase: “Stasera, ceno co’ n’ovo a occhio de bovo.”
A proda: Termine, derivante da “approdare”: giungere alla riva, giungere ad una meta. Noi forse lo usiamo come per dire “camminare vicino alla riva” o vicino a qualsiasi altra cosa, difatti andare a proda, significa camminare vicino a qualcosa, per cautelarsi da qualche pericolo. Frase: “Pe’ fortuna che camminavo a proda…… sinno’ quel carretto, me faceva de peo..!!”
Abbafare: Derivante dal latino “afa” che significa calura, la persona che abbafa è colui che toglie il respiro, qualunque ne sia la causa.
Abbaggiù: Termine struppiato derivante dal francese “abat-jour” che è la lampada che si tiene generalmente sul comodino.
Abbiocco: Parola usata molto anche dai romani che significa sonnolenza, assopimento. Vedi anche lefa
Abbise: – In italiano, lapis, matita, che può essere “appinsutata” o “spinsutata” vedere verbo “appinsutare“.
Abbottato: dal verbo abbottare, italiano. Gonfiarsi come una botte, rimpinzarsi di cibo.
Acchittare: Nel gioco del biliardo significa mandare una palla o il pallino attaccato alla sponda, per mettere in difficoltà l’avversario. Il tuscanese usa questo termine anche per indicare una persona che veste bene. Frase: “Domane so’ le Santimaltre,(vedi) tocca acchittasse bene..!”
Acciavattato: Dicesi di un oggetto che, forse a causa di una deformazione, o di un incidente, ha una forma schiacciata. Frase: “so’ ‘nnato a ‘nfrocià co’ la machina…. e me s’è tutta acciavattata”
Acconnire: Termine struppiato di condire, oltre che le pietanze il termine “acconnito” si usa anche per dire che una persona è ben vestita o ben pettinata. Frase: “freghete lle see acconnito…!!”
Acquacotta: Piatto contadino fatto con pane raffermo, verdura bollita e patate, con aggiunta di pepe, sale, olio, (solo quello preso dal ziro; vedi ziro), si possono aggiungere alla bollitura, tante uova quante le porzioni, per rendere più “ricco” il piatto. Una volta era il pasto dei poveri, ora alcuni ristoranti lo presentano come piatto di “élite”.
Acquaforte: Acqua di una fonte a 4 Km. della strada Martana, un tempo curata, ora in completo disfacimento (purtroppo). Alla fonte, ha un odore di “ove lesse”, si riteneva (o si ritiene) avesse doti curative per la pelle e per i reni. Per la pelle, faceva passà le bollizziche (vedi bollizzica), per le vie urinarie aveva (o ha) il potere di facilitare l’evacuazione e quindi il buon filtraggio dell’organo. Quando si beveva tale acqua si facevano dei “venti” molto puzzolenti, ed era credenza, che più intenso era l’odore (o meglio la puzza), più aveva avuto efficacia.
Acquetta: Ipoclorito di sodio, varechina.
Addopiato: Derivante dal latino “Ad opium” quindi come drogato,un addopiato è una persona che non ha più i riflessi originali, e che è quindi addormentato per varie cause come se avesse preso una droga.
Aggadiare: Non trovo un termine, anche simile, in italiano, significa accanirsi nel provocare dei fastidi nei confronti di un’altra persona.
Aggavozzolare: Attorcigliare. Si dice, specialmente,quando due persone, generalmente maschio e femmina, sono abbracciati in maniera disordinata. Frase: “L’ho trovate dietro a ‘na fratta (vedi)… tutte aggavozzolate.”
Aggavozzolato: Intricato, messosi in una situazione dalla quale è difficile uscire.
Agginare: Lasciare. Non trovo l’uso di questo verbo in italiano, il tuscanese non lo usa più dagli anni cinquanta. Frase:”Certo che nun trove le chiave…. Chi lo sa ‘ndo’ l’avrae agginate..?”
Aggruppato: Essere aggruppato significa indossare esageratamente degli indumenti a causa del freddo. Frase: “Ogge tocca a aggruppasse…. Che è ‘n freddo che se more….!!”
Allappare: Una quando si mangiano frutti acerbi.
Allascare: In marina, allentare, far scorrere di un piccolo tratto un cavo in tensione. Il termine è molto usato per indicare le manovre delle vele: allascare le scotte. Ha poco a che vedere sul come usa il verbo il tuscanese, in quanto, essersi allascato significa: aver perso l’orientamento da non sapere dove andare, molti si allascano alla macchia non trovando più riferimenti per prendere la strada del ritorno, causando tra inesperti e non, un forma di panico. Frase:Giravo bene e mejo la’ pe’ la macchia…. A ‘n certo punto me so’ allascato….. e nun trovavo più la strada pe’ veni’ a casa.”
Alluccare, Alluccato: Una persona si dice alluccato quando ha le idee confuse per aver preso troppo sole in testa. Il termine “alluccare” è usato anche nel dialetto napoletano, ma significa una cosa totalmente diversa e cioè: alzare la voce in maniera di attirare l’attenzione.
Anise..!: Espressione esclamativa per indicare stupore. Frase: “Anise…! Mica me lo credevo, che ere strutto così…!”
Annicito: è come inzegolito (vedi) ma più intensamente
Anno: Termine completamente fuori uso, il tuscanese, a volte per indicare l’anno passato dice la parola “anno” Frase:D:“Da quant’è che t’hae da fa la’analise…??” R: “Me le so’ fatte anno…!!”(per indicare che le ha fatte nell’anno precedente).
Appinsutare: Dal verbo appuntire. Rendere appuntito un oggetto. Naso appinsutato (dicesi ad una persona che si è dimagrita a causa di una malattia o di un deperimento). Frase: “Hae fatto un naso appinsutato….!”
Ara: La raccolta del grano, fatta a mano, con la falce, si raggruppavano in fasci di spighe, dette gregne (vedi), che occupava gli operai e i ragazzi che le raccoglievano, in un operazione, che oggi, con le moderne mietitrebbiatrici, è un’operazione non più necessaria.
Archemuse: Alchermes, un liquore di colore rosso generalmente usato per fare i dolci in casa, per es. la zuppa inglese.
Arramicciata: Riordinare qualcosa in maniera frettolosa.
Arroncinare: Spiegazzare. Dicesi di uomo arroncinato, che, a causa di una malattia, forse artrosi deformante, ha una forma del corpo un po’ storta.
Arrovito: Arroventato.
Arzigògolo: Parola che esiste in italiano e significa fantastcheria, cavillo. Noi consideriamo l’arzigogolo come una cosa esageratamente complicata. (parola suggerita da Romualdo Ruggeri)
Assibbito: Dicesi di pietanza che ha perso la morbidezza originale ed è quindi diventata un po’ dura.
Attopato: Verbo che indica una persona che è ingazzurrito (vedi) delle donne e che impiega tutte le proprie energie per tale scopo. Oppure dicesi di olio del ziro visitato dal ratto che ne ha negativamente cambiato le caratteristiche. Curioso è l’aneddoto di alcuni commercianti di olio Canepinesi (non residenti a Tuscania) che, andando a contrattare l’olio dal contadino, tenevano un piccolo topo nella manica, e, quando assaggiavano l’olio per contrattarne il prezzo, infilando la mano nel ziro, tiravano fuori il topo esclamando: “Ma st’ojo, è attopato…!!” costringendo così il povero contadino, ad abbassare notevolmente il prezzo.
Attufato: Chiuso, coperto, non trovare altre vie di uscita alle proprie condizioni.
Auffo: Gratis, senza pagare niente. Questo termine deriva da una sigla che veniva usata durante la costruzione di S. Pietro (La Fabbrica de S. Pietro), in quanto, quando, attraverso il Tevere, venivano trasportati da Carrara i marmi necessari per la costruzione, passando attraverso i vari Dazi degli Stati di allora, questi erano esenti dal pagamento, proprio perché servivano per tale costruzione.
LETTERA B
Bacarozzo: Bacherozzo (Denominazione comune con cui vengono designati alcuni insetti e i loro stadi larvali. In talune regioni il termine è usato per indicare, più particolarmente, le blatte), il termine bacarozzo (poco usato) si dice anche in italiano.
Baccile: Recipiente, un tempo di coccio, che serviva per condire la pastasciutta, o per condire insalate.
Baciamadonne: Termine che indica un tipo ossequioso, ma soprattutto, esageratamentebizzoco.
Badalocco: In italiano badalucco è un comportamento di poco conto. Noi lo usiamo per dire di una persona di scarsa intelligenza che si lascia facilmente buggerare dagli altri. Frase: “te fae frega’ da tutte….. certo che see proprio badalocco…!!”
Badocchio: Termine struppiato dell’italiano batòcchio che può indicare un grosso e rozzo bastone oppure il battaglio delle campane.
Baggianotto: Termine che indica il fagiolo da sgranare (es. tipo Regina). Il tuscanese oltre ad indicare il fagiolo lo usa per indicare un tipo che non è molto sveglio. Frase: “Giovanne, n’è cresciuto mae, è rimasto sempre baggianotto.”Oppure può indicare uno stato di eccitazione del pene che non è al massimo. Frase: Moje…stasera me sa… che je tocca… ‘ngià ce l’ho baggianotto..!”
Bambinare: Camminare in maniera scomposta o ondeggiante, l’insicuro andamento di una persona ubriaca.
Bardella: In italiano significa: Sella larga, imbottita, con arcione rilevato, usata nelle campagne romane e nella Maremma dai mandriani. Reg., sacco imbottito di paglia o fieno per proteggere la nuca e il collo della cavalcatura sotto un carico.Termine da noi usato per indicare una grossa fatica. Frase: “Iere, ho sgommarato (vedi), ho fatto ‘na bardella..!!
Bardasciotto: Adolescente.
Barlozza: Recipiente di legno, fasciato con lastre di metallo (ferro), usato principalmente per il trasporto di acqua o vino. Tale recipiente era usato all’ara (vedi) per dissetare gli operai della mietitura.
Battillonta: Tavola di legno usata in cucina dove un tempo si faceva il battuto (vedi), usata anche per sezionare pollame o tagliare qualcosa con la mannaretta.
Battimuro: Gioco che si faceva da ragazzi con monete (farse) che consisteva nel battere la moneta nel muro che, rimbalzando, cadeva a terra ad una certa distanza, vinceva chi, battendo la moneta nel muro riusciva ad avvicinarla ad un altra, tanto da poterle toccare con il pollice ed il mignolo della mano. Un grande giocatore tuscanese era il povero Bardo, che non perdeva occasione per invitarti a giocare.
Battuto: Miscuglio di ingredienti a base di lardo, che serviva per preparare minestre buonissime. (pasta e faciole, pasta e cece, ecc.) oggi purtroppo in disuso per via delle diete.
Un tempo era considerato qualcosa che solo pochi si potevano permettere, curioso è quell’aneddoto di quella signora che essendo povera, non poteva fare il battuto e durante la mattina batteva sulla battillonta per far sentire alla vicina che anche lei faceva la minestra col battuto. Naturalmente batteva a vuoto.
Belletto: Termine italiano che indica un prodotto cosmetico per il trucco. Noi lo usiamo per indicare il rossetto delle labbra. Frase: “Ma ‘nd’ hae d’anna’ ogge…. Tutta ‘nbellettata…!!”.
Bernesco: Un genere di poesia, nella Firenze del Cinquecento si producono col Berni e col Lasca le liriche e i canti migliori, cui fanno seguito una cospicua schiera di seguaci; l’aggettivo “bernesco” diventerà sinonimo di poesia giocosa creando un vero e proprio genere letterario (e musicale) che avrà una sua diffusione di massa fino all’avvento della televisione. Il tuscanese, non so per quale ragione, usa questo termine per indicare una persona testarda che usa termini e modi rozzi.
Bevarone: Bevanda che si prepara per gli animali. Parola che si usa genralmente per indicare una preparazione di bevanda non ben definita, oppure un miscuglio di medicinali sgradevoli.
Biastimare: Il termine lo trovo anche nei vocabolari italiani. E’ il termine struppiato bestemmiare. Vedi anche nicchia.
Bifara: Grosso naso, forse dall’italiano bifora, finestra a due luci che ricordano le due narici del naso in proporzioni esagerate. Frase: “la sente si la puzza…. quello…. con quella bifara….!!”
Bighellone: Dall’italiano “bighellonare” che significa: andare in giro senza meta per svago; sprecare il tempo senza concludere nulla. Quindi anche se il termine (poco usato in italiano) può sembrare dialettale, non lo è. vedi anchepisellone.
Bigonzo: Recipiente di legno, fasciato in ferro, di forma a tronco di cono, che serviva per la raccolta dell’uva. O dicesi di persona poco intelligente, analoga al termine birollo (vedi birollo). Questo termine è anche usato per indicare una persona che, girando per la città, senza avere impegni, cazzeggia (vedi)senza uno scopo preciso. Frase: “So’ stato tutto ‘l giorno ‘n giro, a fa’ ‘l bigonzo..!”
Birello: Asta di legno o metallo di forma cilindrica, usato generalmente come leva. Nelle frasi comuni viene usato come minaccia. Frase: “Si nu’ la smette…. quarche giorno e l’altro…. Pio ‘n birello..!!”
Birollo: Dolce tipico paesano, al morso, molto duro, o dicesi di persona poco intelligente che “apre bocca e je da’ fiato” o si comporta in modo non conforme a ciò che è la normalità. Frase comune: “Che stracce (vedi stracce) de birollo..!”
Bizzoca: Il termine è usato anche in italiano per indicare una persona devota, bacchettona, pronta a giudicare gli altri, ma, che anche lei, non applica totalmente quello che crede.
Bollizzica: In italiano: peticello, acne.
Bracaluia: Quando il cavallo dei calzoni scende, portando la cinta sotto la vita. Frase:”Vede de datte ‘na sistemata…. Che ciae le carzone a bracaluia.”
Brezzeccole: Residui di feci nel sedere di animali, forse il termine deriva da breccole e quindi brecce che sono sassi rotondi. Frase: “Si nun te fae ‘lbidé… te ce vengono le brezzeccole”
Bricocolo: Albero delle albicocche. Dicesi anche di persona abituata a dire cose di poco senso. Frase: “Che stracce de bricocolo!”
Baccile: Recipiente, un tempo di coccio, che serviva per condire la pastasciutta, o per condire insalate.
Baciamadonne: Termine che indica un tipo ossequioso, ma soprattutto, esageratamentebizzoco.
Badalocco: In italiano badalucco è un comportamento di poco conto. Noi lo usiamo per dire di una persona di scarsa intelligenza che si lascia facilmente buggerare dagli altri. Frase: “te fae frega’ da tutte….. certo che see proprio badalocco…!!”
Badocchio: Termine struppiato dell’italiano batòcchio che può indicare un grosso e rozzo bastone oppure il battaglio delle campane.
Baggianotto: Termine che indica il fagiolo da sgranare (es. tipo Regina). Il tuscanese oltre ad indicare il fagiolo lo usa per indicare un tipo che non è molto sveglio. Frase: “Giovanne, n’è cresciuto mae, è rimasto sempre baggianotto.”Oppure può indicare uno stato di eccitazione del pene che non è al massimo. Frase: Moje…stasera me sa… che je tocca… ‘ngià ce l’ho baggianotto..!”
Bambinare: Camminare in maniera scomposta o ondeggiante, l’insicuro andamento di una persona ubriaca.
Bardella: In italiano significa: Sella larga, imbottita, con arcione rilevato, usata nelle campagne romane e nella Maremma dai mandriani. Reg., sacco imbottito di paglia o fieno per proteggere la nuca e il collo della cavalcatura sotto un carico.Termine da noi usato per indicare una grossa fatica. Frase: “Iere, ho sgommarato (vedi), ho fatto ‘na bardella..!!
Bardasciotto: Adolescente.
Barlozza: Recipiente di legno, fasciato con lastre di metallo (ferro), usato principalmente per il trasporto di acqua o vino. Tale recipiente era usato all’ara (vedi) per dissetare gli operai della mietitura.
Battillonta: Tavola di legno usata in cucina dove un tempo si faceva il battuto (vedi), usata anche per sezionare pollame o tagliare qualcosa con la mannaretta.
Battimuro: Gioco che si faceva da ragazzi con monete (farse) che consisteva nel battere la moneta nel muro che, rimbalzando, cadeva a terra ad una certa distanza, vinceva chi, battendo la moneta nel muro riusciva ad avvicinarla ad un altra, tanto da poterle toccare con il pollice ed il mignolo della mano. Un grande giocatore tuscanese era il povero Bardo, che non perdeva occasione per invitarti a giocare.
Battuto: Miscuglio di ingredienti a base di lardo, che serviva per preparare minestre buonissime. (pasta e faciole, pasta e cece, ecc.) oggi purtroppo in disuso per via delle diete.
Un tempo era considerato qualcosa che solo pochi si potevano permettere, curioso è quell’aneddoto di quella signora che essendo povera, non poteva fare il battuto e durante la mattina batteva sulla battillonta per far sentire alla vicina che anche lei faceva la minestra col battuto. Naturalmente batteva a vuoto.
Belletto: Termine italiano che indica un prodotto cosmetico per il trucco. Noi lo usiamo per indicare il rossetto delle labbra. Frase: “Ma ‘nd’ hae d’anna’ ogge…. Tutta ‘nbellettata…!!”.
Bernesco: Un genere di poesia, nella Firenze del Cinquecento si producono col Berni e col Lasca le liriche e i canti migliori, cui fanno seguito una cospicua schiera di seguaci; l’aggettivo “bernesco” diventerà sinonimo di poesia giocosa creando un vero e proprio genere letterario (e musicale) che avrà una sua diffusione di massa fino all’avvento della televisione. Il tuscanese, non so per quale ragione, usa questo termine per indicare una persona testarda che usa termini e modi rozzi.
Bevarone: Bevanda che si prepara per gli animali. Parola che si usa genralmente per indicare una preparazione di bevanda non ben definita, oppure un miscuglio di medicinali sgradevoli.
Biastimare: Il termine lo trovo anche nei vocabolari italiani. E’ il termine struppiato bestemmiare. Vedi anche nicchia.
Bifara: Grosso naso, forse dall’italiano bifora, finestra a due luci che ricordano le due narici del naso in proporzioni esagerate. Frase: “la sente si la puzza…. quello…. con quella bifara….!!”
Bighellone: Dall’italiano “bighellonare” che significa: andare in giro senza meta per svago; sprecare il tempo senza concludere nulla. Quindi anche se il termine (poco usato in italiano) può sembrare dialettale, non lo è. vedi anchepisellone.
Bigonzo: Recipiente di legno, fasciato in ferro, di forma a tronco di cono, che serviva per la raccolta dell’uva. O dicesi di persona poco intelligente, analoga al termine birollo (vedi birollo). Questo termine è anche usato per indicare una persona che, girando per la città, senza avere impegni, cazzeggia (vedi)senza uno scopo preciso. Frase: “So’ stato tutto ‘l giorno ‘n giro, a fa’ ‘l bigonzo..!”
Birello: Asta di legno o metallo di forma cilindrica, usato generalmente come leva. Nelle frasi comuni viene usato come minaccia. Frase: “Si nu’ la smette…. quarche giorno e l’altro…. Pio ‘n birello..!!”
Birollo: Dolce tipico paesano, al morso, molto duro, o dicesi di persona poco intelligente che “apre bocca e je da’ fiato” o si comporta in modo non conforme a ciò che è la normalità. Frase comune: “Che stracce (vedi stracce) de birollo..!”
Bizzoca: Il termine è usato anche in italiano per indicare una persona devota, bacchettona, pronta a giudicare gli altri, ma, che anche lei, non applica totalmente quello che crede.
Bollizzica: In italiano: peticello, acne.
Bracaluia: Quando il cavallo dei calzoni scende, portando la cinta sotto la vita. Frase:”Vede de datte ‘na sistemata…. Che ciae le carzone a bracaluia.”
Brezzeccole: Residui di feci nel sedere di animali, forse il termine deriva da breccole e quindi brecce che sono sassi rotondi. Frase: “Si nun te fae ‘lbidé… te ce vengono le brezzeccole”
Bricocolo: Albero delle albicocche. Dicesi anche di persona abituata a dire cose di poco senso. Frase: “Che stracce de bricocolo!”
Brindellone: é un termine italiano usato molto in toscana,significa persona sciatta, trascurata; anche, fannullone, poltrone.
Briscoline: Il termine “bruscolini” è usato anche in italiano per indicare il seme di zucca salato e tostato. Il tuscanese lo ha struppiato in briscoline. Nel passato era uso consumare “le briscoline” al cinema ed erano confezionati in un cartocciodi foglio di giornale a forma di cono ed erano “rigorosamente” fatti in casa.
Brisombolo: Albero delle albicocche selvatiche. Si può attribuire questo appellativo anche alle persone (vedi bricocolo).
Brotognolo: Rigonfiamento di una parte del corpo o di un oggetto.
Brullicare: Termine usato per indicare aria negli intestini. Frase: “Ogge ciò la panza (vedi panza)che me brullica.
Budello: Oltre ad indicare le viscere degli intestini, noi (tuscanesi) chiamiamo con questo nome il tubo per innaffiare.
Buchetta: era il gioco che si faceva da ragazzi mandando una pallina, spesso di metallo (le sfere dei cuscinetti dei trattori), appunto nella “buca” per terra. Due modi di lanciare la pallina erano: “co’ la manata” (pallina lanciata con le mani), “co’ le tutte” (pallina lanciata mettendola nelle punta delle scarpe).
Budelluzzo: Budello di suino pulito, condito ed essiccato. Ogni località chiama questo prodotto con nomi diversi, per es. a Viterbo viene chiamato “Viarello”.
Buscighe: Termine usato per indicare le bolle di sapone. Un tempo, questo gioco, semplice e poco costoso, veniva fatto con acqua e sapone di Marsiglia, le buscighe venivano fatte con una canna vegetale.
Buzzurro: Dicesi di persona con modi di fare e di dire non troppo conformi alle buone maniere
Briscoline: Il termine “bruscolini” è usato anche in italiano per indicare il seme di zucca salato e tostato. Il tuscanese lo ha struppiato in briscoline. Nel passato era uso consumare “le briscoline” al cinema ed erano confezionati in un cartocciodi foglio di giornale a forma di cono ed erano “rigorosamente” fatti in casa.
Brisombolo: Albero delle albicocche selvatiche. Si può attribuire questo appellativo anche alle persone (vedi bricocolo).
Brotognolo: Rigonfiamento di una parte del corpo o di un oggetto.
Brullicare: Termine usato per indicare aria negli intestini. Frase: “Ogge ciò la panza (vedi panza)che me brullica.
Budello: Oltre ad indicare le viscere degli intestini, noi (tuscanesi) chiamiamo con questo nome il tubo per innaffiare.
Buchetta: era il gioco che si faceva da ragazzi mandando una pallina, spesso di metallo (le sfere dei cuscinetti dei trattori), appunto nella “buca” per terra. Due modi di lanciare la pallina erano: “co’ la manata” (pallina lanciata con le mani), “co’ le tutte” (pallina lanciata mettendola nelle punta delle scarpe).
Budelluzzo: Budello di suino pulito, condito ed essiccato. Ogni località chiama questo prodotto con nomi diversi, per es. a Viterbo viene chiamato “Viarello”.
Buscighe: Termine usato per indicare le bolle di sapone. Un tempo, questo gioco, semplice e poco costoso, veniva fatto con acqua e sapone di Marsiglia, le buscighe venivano fatte con una canna vegetale.
Buzzurro: Dicesi di persona con modi di fare e di dire non troppo conformi alle buone maniere
LETTERA C
Cacanime: Figura pittorica del Giudizio Universale, nella Chiesa di S. Maria Maggiore in Tuscania.
Cacchio: Tralcio verde della vite, che viene tolto (Scacchiare) in un certo periodo dell’anno, da bambini, veniva spellato e mangiato, il suo sapore è aspro. E’ anche un termine che viene usato per indicare il pene per non pronunciare la parola più volgare. Frase: Nun capische ‘n cacchio.
Caccia e miccia: Andare e “caccia e miccia” di qualcosa significa dire o agire in una maniera di raggiungere un fine in maniera ossessiva.Frase: “ah… figurete quello… pe’ ste cose…. ce va a caccia e miccia”.
Callarella: Recipiente, un tempo in ferro, usato dai muratori, per portare la calce nel luogo della muratura, un tempo, non molto lontano, veniva portato a spalla nei vari piani, con considerevole fatica, tanto che spesso si sentiva dire dai propri genitori: “Si nun studie…. Te manno a portà la callarella..!!” per dire che, se il ragazzo non si impegnava nello studio, smetteva e andava a fare il manovale con qualche piccola ditta locale.
Callaro: Recipiente, generalmente usato nel camino. Di solito è di rame e veniva appeso a delle catene che scendevano giù dalla cappa.
Camarro: Una malattia generica oppure una persona di salute cagionevole.
Canata: Insalata di pane bagnato e pomodori simile alla panzanella. Oppure è un termine usato per dire che qualcuno ha rimproverato duramente un altro. Frase: “M’ha fatto ‘na canata…!!”
Capagno: Cestofatto con rami e strisce di canna di grosse dimensioni (circa 50 lt), veniva fatto da artigiani contadini, un bravo artigiano del tempo era “Pietro Ganassa” e ne continua la tradizione il figlio Luciano.
Capare: Sembrerebbe il modo di dire in tuscanese di “mondare” o “scegliere”invece è un termine italiano e, anche se ormai un poco in disuso, e significa:”Scegliere al mercato la frutta e gli ortaggi da comprare” o “scegliere le verdure o il riso da elementi impuri”. Il tuscanese lo usaanche per dire di una persona non scelta bene. Frase: “Ah…. l’hae capato…. nel mazzo…!!”.
Capezzagna: Tratto terminale dell’aratura che veniva lavorato in senso trasversale ai solchi del campo. Il termine indica anche una passeggiata “fori porta” (Viale Trieste). Frase: “Domenica, so’ stato tutto ‘l doppopranzo a fa’ le capezzagne giù pe’ la Porta”. Vedere anche striscia.
Capicioccolo: In italiano si chiama picciolo (parte della foglia o del frutto interposta con il fusto.)
Capifoco: Attrezzo del camino.
Capistello: Recipiente di legno usato in agricoltura, per vari usi.
Capomilla:Un termine struppiato di camomilla.
Cappietto: Termine per indicare la farfalla, il papillon che si mette sulla camicia o generalmente con lo smoking.
Cappotto: Oltre ad essere l’indumento invernale, il tuscanese lo usa per dire, che di una persona, si è detto puzza e peste.
Carcio al cupello: Il cupello è un recipiente che veniva usato per mettere i premi del gioco di carte “mercante in fiera” (detta anche “pagoda”, dal nome di una carta) in voga nel periodo natalizio nei bar di Tuscania alla fine degli anni 50 e 60. Il gioco consiste nel mettere tre carte coperte come premi, poi tirare fuori le altre 37 nominando i simboli: Funghi e carote, ‘l mascarone, la giapponesina, etc. etc. Verso la notte inoltrata, quando rimanevano i più incallititi scommettitori, non si perdeva troppo tempo a recitare le 37 carte rimanenti, quindi si accorciava il gioco, dando il”carcio al cupello” (rovesciando il contenitore dei premi) e quindi scoprendo subito le tre carte con i premi. Vale la pena di ricordare a proposito, che molti “accaniti” giocatori non solo si trattenevano fino a notte inoltrata ma facevano le sei, le sette del mattino, dopo di ciò tornavano a casa si mettevano i panni da lavoro e andavano in campagna senza dormire.
Carosa: La carosa è la tosatura delle pecore, ma i tuscanesi usano questo termine anche per indicare uno scappellotto dato in forma leggera.
Carrareccia: Strada generalmente percorsa da carri trainati da animali, con percorso sconnesso e incerto. Strada in pessime condizioni.
Casaccio: Fare una cosa a casaccio significa fare una cosa a vanvera, così, come viene, viene.
Cascatore:Arnese usato per cernere grano o legumi con fondo in lamiera forata.
Catana: Il termine giapponese Katana è la spada usata dai Samurai. In tuscanese il termine ha tutt’altro significato, vuol dire un buco, un luogo, un nascondiglio, un letto. Frase: “Iere di fora pioveva… e io me so’ ‘mbucato ‘nde la catana (nel senso del letto)”
Catarcione: Attrezzo metallico di forma cilindrica, che scorre su degli anelli, con terminale a “L” piatto, con foro rettangolare per poter inserire un lucchetto con chiave. Usato generalmente per la chiusura di magazzini o stalle.
Catinozza: Termine combinato dall’italiano: catino e tinozza. Recipiente metallico zincato di forma ovale che serviva per lavare o portare i panni ai vari lavatoi; in casa veniva anche usato per la pulizia personale (per fare il bagno), non avendo a disposizione bagni con vasche o docce.
Cazzabbubbolo: Parola probabilmente derivante da Kasavubu che fu un travagliato presidente dell’allora Congo Belga dal 1960 al 1965, in quegli anni, la TV nominava spesso questo nome che fu preso e struppiato in cazzabbubbolo, che sta ad indicare una persona priva di carattere che non vale niente.
Cazzafrullone: Stare in cazzafrullone, significa andare in giro senza aver niente da fare.
Cazzarola: Casseruola (utensile da cucina di metallo, simile al tegame ma più fondo, con lungo manico.), molto probabilmente, il termine cazzarola deriva dal francese casserole.
Cazzeggiare: Il termine è generalmente usato per indicare che si girovaga non facendo niente di importante; oppure dire frasi che non hanno molto senso.
Cazzimperio: In italiano: Pinzimonio. Misto di olio, sale e pepe in una tazza, dove si intinge una radice (generalmente il ravanello) o una verdura.
Cazzola: Intrattenimento. Stare in cazzola significa un gruppo di persone che, non avendo niente da fare, parlano del più e del meno.
Cazzomatto: I tuscanesi, (e solo i tuscanesi) chiamano così il foot-ball da tavolo o biliardino. Il termine viene anche usato per indicare una persona che si lascia facilmente ingannare. Frase: “T’arianno fregato n’antra vorta….. certo che see proprio cazzomatto….!!”
Cercone: Dicesi del vino che ha preso un sapore difettato, oppure di persona che si arrabbia. Frasi: “Quel vino, ‘n se po’ più beve… ha preso de cercone.” – “L’hanno fatta arrabbia’…. Ha preso de cercone, e ha fatto ‘l macello.”
Cerqua: Termine struppiato di quercia.
Cerquaritta: Fare un gesto acrobatico in maniera da capovolgere il corpo con la testa in basso e i piedi in alto. “Storica” è la famosa cerquaritta Prof. Offmann e stimato calzolaio tuscanese.
Chiappare: Oltre il termine che significa prendere, si dice anche “So’ chiappato via…” nel senso che si è andati via da un luogo che non si desiderava stare.
Cianchetta: In italiano il termine “cianca” indica una gamba con dei difetti. Il tuscanese usa il termine cianchetta per indicare un gioco in uso tra le bambine, e per indicare uno sgambetto.
Ciborio: Tabernacolo contenente la pisside con le ostie consacrate. Il tuscanese dicendo: “Te see magnato pure ‘l ciborio.” Sta ad indicare che in un pranzo ha mangiato tutto, in correlazione alla comunione, vuol dire che non solo ha preso la particola, ma si è mangiato anche il tabernacolo.
Ciovetta: Oltre che indicare la civetta, il termine viene usato per indicare una ragazza che con i gesti e le parole cerca di attirare le attenzioni dei ragazzi. Frase: “E’ stata tutto ‘l giorno lì pe’ la porta a fa’ la ciovetta co’ le giovinotte.”
Cipiccia: Forse derivante dal termine italiano “cipiglio” che significa aspetto accigliato del volto. La cipiccia, per il tuscanese è quel muco che si forma intorno agli occhi, in particolar modo, quando ci si sveglia.
Ciprignolo: Non esiste il termine in italiano, è il salvadanaio per mettere i piccoli risparmi
.
Ciuco: In italiano è l’altro termine di asino, somaro, il termine è di provenienza incerta. Noi, diamo a questa parola il significato di qualcosa di piccolo, molto probabilmente per uno spagnolismo, difatti piccolo in spagnolo si dice Chico. Frasi: “Era ciuco…. Che manco se vedeva..!!”- “Quann’ero ciuco…. Portavo le carzone a la zuava.” Vedi anche porociuco.
Codica: E’ il termine struppiato di cotica che è la cotenna del maiale. Piatto tipico tuscanese (e buonissimo) sono “le faciole co’ le codiche”.
Cofana: Recipiente usato dai muratori. Da questo il verbo scofanare per dire che una persona ha mangiato in maniera esagerata. Frase: “Con tutto quello che te see magnato ogge, te see scofanato.”
Coltrina: Attrezzo agricolo, trainato da cavalli o da buoi che serviva per “rompere “ la terra prima della semina.
Conciatura: Chicci spezzati del grano, che il molino scartava e che veniva dato come pasto alle galline.
Condiguale: Appena. Si usa il termine per indicare qualcosa di poco. Frase: “’l biscottone era bono… ma a me, m’è toccato condiguale.”
Conocchia: In italiano è un arnese per filare la lana o il cotone. In passato era un arnese di punizione. Vedisconocchiare.
Corbatta:Termine struppiato di cravatta.
Corcare: Coricare. Sdraiare. Per es. per dire coricato si dice corco. Frase: “Nun stavo bene… e so’ stato corco tutto ‘l giorno…!!”
Cordello: Mucchio di fasci di grano (gregne) che si preparavano per la trebbiatura.
Coroja: Panno che serviva per pulire, o per mettere in testa per portare pesi come il tavolello (vedi) che si portava al forno con le pagnotte lievite per fare il pane. E’ anche usato per indicare un indumento sgualcito; Frase: “te see messo ‘l vestito novo stamattina, e ‘ngià l’hae fatto diventà ‘na coroja!”
Corpo: Stranamente questo termine(con l’accento grave sulla prima “o”) viene usato dal tuscanese per indicare l’addome, es.: per indicare un dolore al basso ventre si dice: “Me fa’ male ‘l corpo.” oppure: “Ciò tutto ‘l corpo sottosopra.”Altra cosa è il corpo (con l’accento acuto sulla prima “o”) che sta ad indicare il colpo apoplettico o, generalmente può indicare uno spavento, difatti si dice: “Appena l’ho visto…. Me s’è preso ‘n corpo” oppure “A Tizio, je s’è preso ‘n corpo… e è morto..!!”
Cotozzo: Parte del corpo tra i capelli e la schiena, praticamente il retro del collo.
Crastica: Uccello molto piccolo. Il tuscanese lo usa per dire: “Magne… quante… ‘na crastica..!!” per dire che mangia molto poco.
Credenzone: Armadio della camera dove venivano riposti i pochi abiti. Dicesi anche di persona che crede a tutto quello che gli si dice. Frase: Quello, è ‘n credenzone, si je diche che è volato ‘n sumaro, ce crede.”
Crepasumaro: Praticamente il gioco di Sartacerro (vedi su www.toscanella.it tradizioni popolari, giochi dei fanciulli.)
Crescione: Erba commestibile che cresce generalmente nei fossi. (vedi anche pisciallette).
Crognola: Termine per indicare, non troppo volgarmente, un rapporto sessuale soddisfacente. Frase: “Ho fatto ‘na crognola stanotte…. Che la mi’ moje se la ricorda pe’ ‘n bel pezzo…!”
Crognolo: Albero dal legno molto duro, o dicesi di persona che “dura di comprendonio”. Frase: “Ma che see… de crognolo..!” Al femminile ha un altro significato (vedi crognola).
Cucchiara: Cazzuola da muratore.
Cucciotto: dare con la nocca del dito medio ripiegato, un colpo sulla nuca di qualcuno. Un personaggio famoso (Mario Liberati- meccanico) detto appunto Mario il Cucciottaro, sopportava benissimo questi colpi in testa e da ciò pèrese il soprannome (evidentemente l’aveva molto…dura..!!)
Cuccumella: Contenitore da cucina in latta o rame.
Cuia: Termine struppiato di “coglio” che sta ad indicare i testicoli. E’ generalmente usato anche per dire che l’interlocutore, parlando, ha annoiato. Frase: “Domenica, ‘l prete, a la Messa, con quella predica… ha fatto ‘na cuja..!!”. Termine largamente usato, anche e soprattutto, dai viterbesi.
Cularcio: E’ la rimanenza di qualcosa che è quasi al termine. Per es. un cularcio di salame, il cularcio di una bottiglia, ecc. ecc.
Cupo: In italiano significa profondo, in termine figurativo può anche significare: oscuro, privo di luce, tenebroso. Il tuscanese usa questo termine per indicare per es. “piatto cupo” che al contrario di quello piano è il piatto usato per le minestre. Non c’è quindi niente di strano a chiamarlo cupo, in quanto si indica un piatto profondo, anche se il termine è ormai in disuso, tra i giovani. A casa mia per es. lo chiamiamo ancora cupo.
Curiolo: Laccio di scarpe in cuoio
Catarcione: Attrezzo metallico di forma cilindrica, che scorre su degli anelli, con terminale a “L” piatto, con foro rettangolare per poter inserire un lucchetto con chiave. Usato generalmente per la chiusura di magazzini o stalle.
Catinozza: Termine combinato dall’italiano: catino e tinozza. Recipiente metallico zincato di forma ovale che serviva per lavare o portare i panni ai vari lavatoi; in casa veniva anche usato per la pulizia personale (per fare il bagno), non avendo a disposizione bagni con vasche o docce.
Cazzabbubbolo: Parola probabilmente derivante da Kasavubu che fu un travagliato presidente dell’allora Congo Belga dal 1960 al 1965, in quegli anni, la TV nominava spesso questo nome che fu preso e struppiato in cazzabbubbolo, che sta ad indicare una persona priva di carattere che non vale niente.
Cazzafrullone: Stare in cazzafrullone, significa andare in giro senza aver niente da fare.
Cazzarola: Casseruola (utensile da cucina di metallo, simile al tegame ma più fondo, con lungo manico.), molto probabilmente, il termine cazzarola deriva dal francese casserole.
Cazzeggiare: Il termine è generalmente usato per indicare che si girovaga non facendo niente di importante; oppure dire frasi che non hanno molto senso.
Cazzimperio: In italiano: Pinzimonio. Misto di olio, sale e pepe in una tazza, dove si intinge una radice (generalmente il ravanello) o una verdura.
Cazzola: Intrattenimento. Stare in cazzola significa un gruppo di persone che, non avendo niente da fare, parlano del più e del meno.
Cazzomatto: I tuscanesi, (e solo i tuscanesi) chiamano così il foot-ball da tavolo o biliardino. Il termine viene anche usato per indicare una persona che si lascia facilmente ingannare. Frase: “T’arianno fregato n’antra vorta….. certo che see proprio cazzomatto….!!”
Cercone: Dicesi del vino che ha preso un sapore difettato, oppure di persona che si arrabbia. Frasi: “Quel vino, ‘n se po’ più beve… ha preso de cercone.” – “L’hanno fatta arrabbia’…. Ha preso de cercone, e ha fatto ‘l macello.”
Cerqua: Termine struppiato di quercia.
Cerquaritta: Fare un gesto acrobatico in maniera da capovolgere il corpo con la testa in basso e i piedi in alto. “Storica” è la famosa cerquaritta Prof. Offmann e stimato calzolaio tuscanese.
Chiappare: Oltre il termine che significa prendere, si dice anche “So’ chiappato via…” nel senso che si è andati via da un luogo che non si desiderava stare.
Cianchetta: In italiano il termine “cianca” indica una gamba con dei difetti. Il tuscanese usa il termine cianchetta per indicare un gioco in uso tra le bambine, e per indicare uno sgambetto.
Ciborio: Tabernacolo contenente la pisside con le ostie consacrate. Il tuscanese dicendo: “Te see magnato pure ‘l ciborio.” Sta ad indicare che in un pranzo ha mangiato tutto, in correlazione alla comunione, vuol dire che non solo ha preso la particola, ma si è mangiato anche il tabernacolo.
Ciovetta: Oltre che indicare la civetta, il termine viene usato per indicare una ragazza che con i gesti e le parole cerca di attirare le attenzioni dei ragazzi. Frase: “E’ stata tutto ‘l giorno lì pe’ la porta a fa’ la ciovetta co’ le giovinotte.”
Cipiccia: Forse derivante dal termine italiano “cipiglio” che significa aspetto accigliato del volto. La cipiccia, per il tuscanese è quel muco che si forma intorno agli occhi, in particolar modo, quando ci si sveglia.
Ciprignolo: Non esiste il termine in italiano, è il salvadanaio per mettere i piccoli risparmi
.
Ciuco: In italiano è l’altro termine di asino, somaro, il termine è di provenienza incerta. Noi, diamo a questa parola il significato di qualcosa di piccolo, molto probabilmente per uno spagnolismo, difatti piccolo in spagnolo si dice Chico. Frasi: “Era ciuco…. Che manco se vedeva..!!”- “Quann’ero ciuco…. Portavo le carzone a la zuava.” Vedi anche porociuco.
Codica: E’ il termine struppiato di cotica che è la cotenna del maiale. Piatto tipico tuscanese (e buonissimo) sono “le faciole co’ le codiche”.
Cofana: Recipiente usato dai muratori. Da questo il verbo scofanare per dire che una persona ha mangiato in maniera esagerata. Frase: “Con tutto quello che te see magnato ogge, te see scofanato.”
Coltrina: Attrezzo agricolo, trainato da cavalli o da buoi che serviva per “rompere “ la terra prima della semina.
Conciatura: Chicci spezzati del grano, che il molino scartava e che veniva dato come pasto alle galline.
Condiguale: Appena. Si usa il termine per indicare qualcosa di poco. Frase: “’l biscottone era bono… ma a me, m’è toccato condiguale.”
Conocchia: In italiano è un arnese per filare la lana o il cotone. In passato era un arnese di punizione. Vedisconocchiare.
Corbatta:Termine struppiato di cravatta.
Corcare: Coricare. Sdraiare. Per es. per dire coricato si dice corco. Frase: “Nun stavo bene… e so’ stato corco tutto ‘l giorno…!!”
Cordello: Mucchio di fasci di grano (gregne) che si preparavano per la trebbiatura.
Coroja: Panno che serviva per pulire, o per mettere in testa per portare pesi come il tavolello (vedi) che si portava al forno con le pagnotte lievite per fare il pane. E’ anche usato per indicare un indumento sgualcito; Frase: “te see messo ‘l vestito novo stamattina, e ‘ngià l’hae fatto diventà ‘na coroja!”
Corpo: Stranamente questo termine(con l’accento grave sulla prima “o”) viene usato dal tuscanese per indicare l’addome, es.: per indicare un dolore al basso ventre si dice: “Me fa’ male ‘l corpo.” oppure: “Ciò tutto ‘l corpo sottosopra.”Altra cosa è il corpo (con l’accento acuto sulla prima “o”) che sta ad indicare il colpo apoplettico o, generalmente può indicare uno spavento, difatti si dice: “Appena l’ho visto…. Me s’è preso ‘n corpo” oppure “A Tizio, je s’è preso ‘n corpo… e è morto..!!”
Cotozzo: Parte del corpo tra i capelli e la schiena, praticamente il retro del collo.
Crastica: Uccello molto piccolo. Il tuscanese lo usa per dire: “Magne… quante… ‘na crastica..!!” per dire che mangia molto poco.
Credenzone: Armadio della camera dove venivano riposti i pochi abiti. Dicesi anche di persona che crede a tutto quello che gli si dice. Frase: Quello, è ‘n credenzone, si je diche che è volato ‘n sumaro, ce crede.”
Crepasumaro: Praticamente il gioco di Sartacerro (vedi su www.toscanella.it tradizioni popolari, giochi dei fanciulli.)
Crescione: Erba commestibile che cresce generalmente nei fossi. (vedi anche pisciallette).
Crognola: Termine per indicare, non troppo volgarmente, un rapporto sessuale soddisfacente. Frase: “Ho fatto ‘na crognola stanotte…. Che la mi’ moje se la ricorda pe’ ‘n bel pezzo…!”
Crognolo: Albero dal legno molto duro, o dicesi di persona che “dura di comprendonio”. Frase: “Ma che see… de crognolo..!” Al femminile ha un altro significato (vedi crognola).
Cucchiara: Cazzuola da muratore.
Cucciotto: dare con la nocca del dito medio ripiegato, un colpo sulla nuca di qualcuno. Un personaggio famoso (Mario Liberati- meccanico) detto appunto Mario il Cucciottaro, sopportava benissimo questi colpi in testa e da ciò pèrese il soprannome (evidentemente l’aveva molto…dura..!!)
Cuccumella: Contenitore da cucina in latta o rame.
Cuia: Termine struppiato di “coglio” che sta ad indicare i testicoli. E’ generalmente usato anche per dire che l’interlocutore, parlando, ha annoiato. Frase: “Domenica, ‘l prete, a la Messa, con quella predica… ha fatto ‘na cuja..!!”. Termine largamente usato, anche e soprattutto, dai viterbesi.
Cularcio: E’ la rimanenza di qualcosa che è quasi al termine. Per es. un cularcio di salame, il cularcio di una bottiglia, ecc. ecc.
Cupo: In italiano significa profondo, in termine figurativo può anche significare: oscuro, privo di luce, tenebroso. Il tuscanese usa questo termine per indicare per es. “piatto cupo” che al contrario di quello piano è il piatto usato per le minestre. Non c’è quindi niente di strano a chiamarlo cupo, in quanto si indica un piatto profondo, anche se il termine è ormai in disuso, tra i giovani. A casa mia per es. lo chiamiamo ancora cupo.
Curiolo: Laccio di scarpe in cuoio
LETTERA D
Defizio: Indicava un locale, magazzino, ambiete molto vasto- Defizio forse derivato dall’italiano Edificio. Usato maggiormente con l’articolo ‘ndefizio (un defizio)
Dimeneguarde: Pizza di farina con cannella, cotta in olio abbondante. Dolce povero molto usato nel passato. Forse la frase deriva dal marito che non gradiva tale pietanza e diceva: Dimeneguarde, nu’ lo fa più!” (trad: “Dio me ne guardi, non lo fare più!”
Diosilla: Da “Dies Irae” una delle 5 sequenze del Messale di Pio V, usata nella messa per i defunti. È opera italiana del sec. XII-XIII, sorta, sembra, in ambiente francescano. Se ne considerò autore Tommaso da Celano, ma è certamente a lui anteriore. Quindi “Dies Irae” è stato struppiato in Diosilla, ed è una preghiera detta in memoria dei morti, modificata rispetto all’originale. Un indimenticato interprete di tale preghiera, era il povero Bardo che, con poche cento lire, pe’ fasse ‘l quartino a la fraschetta (vedi), recitava a modo suo la Diosilla per i propri defunti.
Distrutto: Oltre il termine derivante dal verbo distruggere, il tuscanese indicava, struppiandolo, lo strutto di maiale. Vedi anche Sfrizzele (correlato).
Donzille: Termine struppiato di tonsille
LETTERA E
Énice: (in italiano, indice) falso uovo spesso di pietra che si colloca nel nido per indicare alle galline dove fare l’uovo.
Erbetta: Anche se in italiano è il diminutivo di erba, chiamiamo con questo termine il prezzemolo, forse perché la forma delle foglie, è molto minuta.
Erto: Termine per indicare un oggetto di largo spessore. Oppure per indicare un oggetto di fattura scadente. Dicesi anche di persona che ha modi di agire e parla in modo volgare. Frase: Peppe, benché ha studiato, è sempre erto.”
LETTERA F
Facchese: Termine struppiato di Fax
Fagocchio: Termine che indicava la professione di falegname. Non esiste il termine in italiano.
Fantiole: Si indica, con questo termine, una malattia specifica dei bambini che provoca, generalmente, convulsioni (il termine specifico forse è “infantioli” ma non lo trovo sul dizionario). Frase: “Quello… da come balla… pare che cià le fantiole”.
Farfo: In italiano “farfara” è una specie perenne propria dei luoghi umidi argillosi e ghiaiosi, incolti, dalla pianura ai pascoli alpini. Il tuscanese usa questo termine per indicare il muco del naso semiliquido dovuto forse ad un raffreddore.
Farfoso: Come farfo indica una persona con il muco nelle narici, ma è più propriamente usato per indicare una persona che è ancora bambino. Frase: “Je pare de esse granne…. ‘nvece…. è ‘ncora ‘n farfoso…!!”
Fascina: Fascina deriva logicamente da fascio, viene chiamato così quel fascio di piccoli rami secchi che servivano per avviare i forni a legna. Una fascina ha una dimensione di circa 50 cm di diametro e un metro di lunghezza.
Favetta: Andare a favetta, oltre a fare un tipo di lavoro di campagna, significa cadere, ma più propriamente ha il significato di una persona che ha fallito nella propria attività o nel proprio progetto.
Fiara: Non trovo una correlazione in italiano, significa fiamma.
Fiche befere: Non ne so il significato, chi lo sa, lo suggerisca qui
Filagna: Porzione più sottile di un tronco di castagno (circa 10 cm di diametro) lungo circa quattro metri utilizzato insieme ai passoni (Vd) per la costruzione di robusti recinti per bestiame.
Finanta: Fino a che. Frase: “Finanta che se scherza.!”
Flitte: Termine struppiato di “Flit” parola onomatopeica che sta ad indicare la macchinetta a stantuffo che serviva per polverizzare (a mo’ di spray) l’insetticida (il DDT); per il tuscanese dare il “flitte” significava cospargere la stanza di DDT, insetticida abolito alla fine degli anni 50, con l’abolizione, il termine è andato completamente in disuso.
Fojetta: Misura di capacità usata nelle bettole o nelle fraschette per indicare il mezzolitro. Forse deriva dal termine frasca, da qui foglia.
Fonfo: Molliccio, non più duro. Frase:”Le meranguele (vedi) che m’hae dato iere, erono tutte fonfe.”
Forestico: Deriva certamente da forestiero, che indica una persona che ha modi strani di agire e le sue azioni sono generalmente imprevedibili.
Forminante: Parola struppiata di fulminante, con questo termine indichiamo il fiammifero. Anche i veneti chiamano il fiammifero, “fulminante”.
Framassone: femm. Framassona. Dicesi di persona poco accorta, che nei movimenti ‘ntruppa (vedi) persone o cose. Frase: “E’ framassone al punto che iere, pe’ pià ‘n bicchiere, l’ha rotte sei.”
Fraschetta: Luogo, dove il contadino vendeva, l’eccedenza del vino di produzione propria, che poteva anche essere a portà via. Il termine fraschetta deriva dal fatto che, non avendo insegna, si apponeva fuori della propria cantina, un frasca di un albero, come segnalazione. Era abitudine (specialmente tra gli artigiani locali) de portasse la merenna e anna’ a la fraschetta coll’amici. Il vino veniva cavato dalla cantina ogni volta lo si chiedeva, con grande sacrificio del gestore, che durante il giorno doveva fare su e giù per la scale molte volte, con il Quartarone(vedi). Comunque, fraschetta,non è un termine solo nostro, in quanto, è usato largamente ai Castelli Romani, solo che in alcuni posti dei Castelli, il prodotto è di dubbia provenienza, per convincere il cliente della genuinità, è largamente usato scrivere sotto la frasca, la parola “vino” con la “N” rovesciata, per dare un senso di “ignoranza villica” e quindi di genuinità. Oggi, questa abitudine della fraschetta, è completamente sparita,anche grazie alle complicate leggi che regolano tale attività.
Fratta: Cespuglio. Vedi anche ‘nfrattare.
Frazzumaja: Minutaglia; cose piccole e di poco valore.
Fregna: Oltre che una tizia qualunque, è l’organo genitale femminile.
Fregno: Un fregno è un tipo qualunque.
Frezza: Fionda, oppure ciocca di capelli, il temine non esiste in italiano.
Frezza: Fionda.
Frocette: Ferro messo sulla narice del bue
Frocia: Narice del naso, il maschile di frocia ha tutt’altro significato che indica persona con tendenze omosessuali.
Frontino: Cerchietto per tenere i capelli.
Furchice!: Esclamazione in risposta ad un accrescitivo (per es. Furchice quanto see arto!)
LETTERA G
Gabbare’: Vassoio utilizzato per il trasporto a breve distanza di pasticcini e dolciumi varie. La parola proviene sicuramente dal francese cabaret che oltre al locale di spettacolo significa anche vassoio.
Gaffo: nella divisione fra due o più persone, il resto che rimane indivisibile.
Galette: indica la parte posteriore al ginocchio.
Ganassa: Deriva dall’italiano: ganascia, che indica qualcosa che ha le funzioni di morsa, e quindi anche di mandibola della bocca. Il tuscanese indica questo termine per indicare specificatamente il molare (o i molari) e quindi una parte della mandibola.
Gangano: Sostegno di ferro per sostenere le porte. Vedi anche Sganganare.
Gano: Termine struppiato di ganzo. Indica una persona che ha modi di fare eleganti. Molto usato negli anni sessanta.
Garganella: Dal francese “gargamelle” = gola. Dire: “Ho bevuto a garganella” significa bere senza bicchiere e senza porre le labbra sul recipiente contenente il liquido.
Gavozzolo: Gomitolo di lana o di cotone. Da qui il termine aggavozzolato.
Giaccio: Ghiaccio, nel senso che è freddo.
Giocarello: Giocattolo.
Giotto: Ghiotto.
Girabudello: Termine usato in passato per indicare un’infiammazione all’appendice (appendicite), oggi si risolve con un semplice intervento, ma in passato c’era un serio pericolo di morte.
Girella: Era quella fascia che nei primi anni di questo secolo, e anche prima, si metteva intorno alla vita come cintura. Da qui la frase: “Ancora se tira su le carsone co’ la girella”. Per dire che è una persona antiquata.
Giuggiolone: Il termine si trova anche nel vocabolario della lingua italiana e significa: persona sempliciotta e bonacciona.
Giujarola: Attrezzo in legno per scegliere i legumi.
Gnano: Nome comune di persona diminutivo di Secondiano, nome molto diffuso in passato, in onore di uno de le Santimaltre (vedi), oggi completamente in disuso.
Gnàolone: Non esiste questo termine in italiano, nemmeno struppiato. Andare gnàolone significa cadere lungo per terra. Frase: “Per terra, era unto….. so’ sguillato…. E so’ ‘nnato gnàolone.”
Gnede: Andò, voce del verbo andare. Inizialmente anniede e quindi, accorciato “gnede”. Parola completamente in disuso.
Gojo: L’uovo gojo è l’uovo fecondato che, per varie cause, non raggiunge la maturità di pulcino ed è quindi una cosa informe. Noi tuscanesi (e moltissimo i viterbesi) lo usiamo per indicare una persona con qualche rotella fuori posto, oppure un zuzzerellone. Altro termine derivato, è “goiastrone”.
Gregne: Fasci di grano legati con lo stelo del frumento stesso, che venivano poi ammucchiati in covoni per la trebbiatura. Durante l’estate, molti ragazzi annavono a riccoje le gregne per guadagnare qualche soldo per le spese proprie.
Guèrro: Vèrro in italiano. E’ il maschio del maiale adulto selezionato per la riproduzione. (correzione suggerita da Romualdo Ruggeri)
Guìo: Una cosa lenta o in decomposizione.
Guittarie: Luoghi o dormitori di lavoratori della Maremma. Il termine viene da “Guitto” che era un teatrante girovago del passato. Dicesi guittarie anche per indicare un rapporto spinto tra uomo e donna, oppure per indicare qualcuno che nella propria attività, generalmente alimentare, fa delle cose non troppo buone. Frase: “Iere ho trovato, due ‘nde ‘n cantone, che facevono solo che guittarie.”
LETTERA I
Impappinare: Imbrogliarsi. Una persona che si impappina, mentre che fa un discorso o colloquia con qualcuno, significa che non ricorda più ciò che voleva dire, e quindi ciò che dice, cambia significato. Frase: “Stavo a fa’ ‘ndiscorso, bene e mejo, a ‘n certo punto…. Me so’ ‘mpappinato… e ‘n ciò capito più niente manco io.”
Impatassare: E’ un po’ come impappinare ma più specificatamente, significa confondersi. Ci si può impatassare in un discorso, in un lavoro, o avere la testa confusa.
Incamato: Essere incamato vuol dire avere dei fastidi di naso, orecchio, gola e bronchi, tipico disturbo del raffreddore. Oppure, può anche significare, essersi messo in una situazione dalla quale non si trova l’uscita.
Inseppire: Dall’italiano inzeppare e quindi spingere per riempire un contenitore. Noi usiamo questo termine come “spingere”. Frase: “Pe’ forza ha vinto… ‘n bicicletta…. L’hanno ‘nzeppito…!!”
Intruppare: Il termine italiano indica “mettersi in una truppa”. Noi lo definiamo come “scontrarsi”, si può intruppare con una macchina o qualsiasi altro mezzo, oppure facendo un’azione che non è andata come programmato. Frasi: “Ho ‘ntruppato co’ la machina.” Oppure: “Quest’anno… co’ la simenta (vedi) è annata male… ho ‘ntruppato.”
Judara o Iudara: Panno usato per fasciare i neonati, andato completamente in disuso a metà degli anni 50.
LETTERA L
Lansagnolo: Mattarello; Utensile domestico di legno dalla forma cilindrica. E’ utilizzato dalle massaie per la distesa della lansagna (Vd.) sulla spianatora (vd.). Strumento versatile, trova spesso utilizzo da parte delle madri/mogli come strumento correttivo per figli/mariti scapestrati.
Leccamerdine: Sono delle ghiottonerie in genere (anche giottidudini).
Lefa: Modo di dire che, a causa dell’eccessivo caldo, non si ha voglia di far niente. Frase: “Ogge, lasseme sta’ che ciò ‘na lefa che nun me ne va, de fa niente”.
Leh…!!: Affermazione che si usava al tempo che si andava in campagna con il carretto, e si diceva “leh…!!” per comandare al cavallo o il mulo di fermarsi. Può anche significare basta. Frase: “ha portato a casa solo qué… e leh…!!“
Lindiera: Termine struppiato ’italiano ringhiera.
Lizza: Fare la lizza, significa mettere in mostra ciò che si ha, per suscitare invidia negli altri.
Lococomodo: Termine completamente in disuso per indicare i primi gabinetti.
Loffa: Tipo di fungo. Il termine è anche usato per indicare una evacuazione ariosa degli intestini (leggi “scorreggia”) molto silenziosa e altrettanto nauseabonda. Frase: “Rega’… chi ha fatto ‘sta loffa…. È mejo che se fa visità..!”
Loffio: Dicesi di una persona, alla quale si può fare poco affidamento.
Lograto: Consumato dall’usura del tempo.
Londrino: E’ un capo di abbigliamento (es. un gilet) molto piccolo. Frase: “So’ le Santimaltre…. E nun ciò manco, un londrinoda metteme.”
Lonza: Termine italianissimo per indicare il lombo di maiale salato, condito ed essiccato. Ho voluto inserirlo, perché siamo tra i pochi che lo chiamiamo con questo nome che, per una volta, non è struppiato.
Loto: In italiano Lóto (con l’accento acuto) significa: Fango, materia che imbratta; per estens., palude melmosa, oppure: Impiastro a base di fango per chiudere aperture e connessure. Il tuscanese potrebbe anche dire questa parola comeL’oto e oto in greco significa orecchio. Cercando di combinare le due parole, può indurre a pensare che “questa materia melmosa, è abbinata all’italiano cerume e il tuscanese chiama oto proprio il cerume”. Frase: “si nun te lave l’orecchie…. e te leve l’oto…. te ce cresce l’erbetta”.(vedi erbetta)
Luffo: indica la parte del corpo corrispondente alle anche
LETTERA M
Magaria: Fare la magaria significa dire o fare gesti nei confronti di una persona, in maniera da portargli sfortuna. Frase:“Iere me so’ successe 0n sacco de cose negative…. Me sa’ che quarcuno m’ha fatto la magaria..!!”
Magnapane: Insetto nero che, prima delle disinfestazioni, si trovava in ogni angolo della casa e usciva, generalmente, durante l’assenza degli abitanti della casa. Nei Paesi sottosviluppati del Sud America viene chiamato “Cucaracha” (vi è anche una famosa canzone). Il termine magnapane viene usato anche per indicare una persona che ha le caratteristiche di un parassita. Frase: “Magnapane….. a tradimento.”
Malimpeggio: Attrezzo da muratore con una parte ad ascia messa in verticale ed una parte messa in orizzontale, serve generalmente per tracciare, e fare dei solchi nei muri, per inserire gli impianti. Questo strano nome deriva sicuramente dall’uso dell’attrezzo (abbastanza faticoso) che se si adopera da una parte è “male” e dall’altra è “peggio”.
Mammalucco: Parola italiana che significa: Nome di soldati mercenari turchi o al servizio del sultano d’Egitto. Persona sciocca, stupida. Babbeo. Il dispregiativo è usato anche in italiano.
Mammatrone: Malattia indicante persona tremolante. Dicesi anche di persona che si muove in maniera scatenata. Frase: “Ma quello che cià… ‘l mammatrone ..??”
Mandolo: Uno dei tanti termini per indicare il pene. Frase: “Bel mandolo del babbo..!!”
Mardola: Usato per indicare che qualcuno se n’è andato senza dire niente a nessuno. Frase: “Proprio mentre c’era da fa’….. ha fatto mardola.”
Marraccio: Arnese da taglio detto ancheroncio (vedi), con manico di legno che serviva per tagliare i rami e fare la legna in genere.
Marruca: una pianta, forse una rosa, molto spinosa
Mazzabecco: Attrezzo di legno con manici, usato per battere i selci e quindi spianare la pavimentazione.
Mazzafegate: Salcicce di suino con fegato e parte degli interiori.
Mazzagiramuso: E’ un gioco che si faceva da ragazzi (i romani lo chiamano “picchio”?) e consisteva in una mazza lunga circa mezzo metro (generalmente il manico della scopa di saggina), e il giramuso che consisteva in un pezzo di legno di circa 10 cm. appinsutato (vedi) alle estremità come una matita (vedi abbise ), il gioco consisteva nel colpire la punta delgiramuso in modo che roteasse in aria e colpirlo al volo cercando di mandarlo il più lontano possibile. Era un gioco abbastanza pericoloso, durante la mia infanzia, con questo gioco, abbiamo rotto molti vetri e sciamercato (vedi) molti compagni.
Mbiffa’: Imboccare una strada, una porta, una direzione.
Mela: Oltre che ad indicare il frutto, prendere la mela può significare prendere una fregatura o andare a sbattere in qualcosa.
Mendolo: Persona di scarsa intelligenza. Quando si vuole denigrare una persona gli si dice: “Eh….. poro mendolo…!!”
Meranguela: Termine ormai in disuso per indicare un’arancia. Vedi anche sdruccio.
Mesa: Mobile da cucina in legno massello, dove veniva posta la farina, e dove avveniva la lievitazione del pane fatto in casa, alimento essenziale, che durava una settimana. Frase: “Nun aprì la mesa…. Che se mosciono tutte le pagnotte..!!”
Mescola: In italiano mestolo. Cucchiaio da cucina interamente di legno di larga diffusione. Prov. (vedi pignatto).
Mescolazioni: Termine che indica il ciclo mestruale delle donne.
Meta: Catasta di covoni di grano alta e a pianta quadrata o tonda; bica.
Mianne: Mille anne. Frase: “Me sa mianne che viene Natale”
Miccia: Femmina del mulo (incrocio tra asino e cavalla), il maschio è completamente sterile, mentre la femmina (Mula o miccia) è limitatamente feconda, da ciò :”La seconda de la miccia” è la placenta della mula. (Vedi seconda).
Migragna: Non trovo il termine in italiano, usato molto anche in romanesco per indicare pochezza, povertà, avarizia; da qui il termine micragnoso per indicare una persona molto avara.
Misdea: Da dove proviene questa parola: Il fatto – Il 13 Aprile 1884, presso la caserma di Forte dell’Ovo (Na), Salvatore Misdea sparò circa cinquanta colpi di fucile contro i suoi commilitoni, provocando l’uccisione di due sergenti e di due caporali, oltre al ferimento di 8 soldati e di due sergenti. In seguito a questo Salvatore Misdea viene accusato di: «Insubordinazione con vie di fatto, mediante omicidio consumato in persona di caporale, ed omicidio mancato sulla persona di sottufficiali e caporali, commessa per motivi non estranei alla milizia ed aggravata da omicidi consumati e mancati di altri militari di grado uguale» Quindi Salvatore Misdea fece una strage, il tuscanese usa questo termine per dire che compie un’azione forte.
Moccolo: E’ la colatura della cera, intorno alla fiamma, che si forma in una candela, ma il termine, in tuscanese, è più largamente usato per indicare il muco che scende dal naso; fino agli anni ’50 non era difficile vedere i bambini, con ilmoccolo che scendeva dal naso, tant’è la frase: “tira su, che t’arrivo..!!” Reggere il moccolo indica favorire una tresca amorosa.
Moccoloso: Oltre ad indicare una persona, alla quale esce continuamente il muco dal naso, si può anche usare perindicare un bambino e quindi si può paragonare al termine italiano moccioso.
Moccolotto: Cero di forma cilindrica che si accende per i morti. Il termine si usa moltissimo anche in italiano, forse moccolotto deriva da moccio e quindi moccolo che è la scolatura della cera che rassomiglia a quella del naso.
Mondolo: Attrezzo fatto con bastone e straccio, che, intinto in un secchio d’acqua, serve per smondolare, ossia, per pulire ilpiano del forno dalla brace e mettervi a cuocere a rocchio (vedi) (direttamente sul piano, senza teglia) pizza o pane.
Monnarella: Il lavoro della monnarella avveniva in maggio. Questo lavoro era eseguito solo dalle donne, perché era un lavoro leggero e non molto impegnativo: bisognava, con tanta pazienza, togliere i mazzocchi delle erbacce che infestavano la semina, affinché i mietitori non trovassero al tempo della mietitura troppa zizzania. Le donne, la mattina, si raccoglievano Fuori Porta, davanti alla Porta di Poggio, prima di partire in gruppi verso i campi. Tanto è vero che c’era il detto: Zappa e zappetto / Alla Porta de poggio.
Mortecazzuta: Zucca di forma sferica, svuotata all’interno, incisa per disegnare occhi, naso e bocca, con una candela accesa dentro, e posta in un luogo buio. Serviva per spaventare i bambini.
Mostosa: In italiano, mostoso,significa qualcosa che produce molto mosto (per esempio l’uva). Il tuscanese usa questo termine per indicare che si è spiaccicato in faccia qualcosa. Era d’uso durante la vendemmia, fare la mostosa con le rampazze d’uva, oppure, durante i matrimoni, fare la mostosa con il dolce che veniva servito a tavola.
Mpecettare: Impecettare; Modo di dire della tradizione popolare italiana. Rattoppare al meglio.
Mucco: Esiste una razza di bue che si chiama “Mucco Pisano” ma non trovo similitudini con il significato che gli diamo noi tuscanesi. Può sembrare il maschio della mucca, ma in italiano è un termine che non si usa (salvo il pisano). Il tuscanese, lo usa, per indicare una persona ingenua. Frase: “T’ari’ see fatto fregà… certo che see proprio mucco..!!” Angelo Castagna ha suggerito: “Nel gergo allevatoriale il mucco è il figlio della mucca cioè è nato solo per far fare il ciclo del latte alla madre e nel commercio vale poco”
LETTERA N
Nazzica: Diverso da “trettica”, indica qualcosa che nella sua sede naturale ci sta un po’ largo.
Ncacalito: Tralasciato, trascurato, o dicesi di un pulcino di uccello che nonostante le cure non ha reazioni.
Ncamato: Avere dei problemi di gola e quindi di catarro.
Ncianfruja: insicuro nel parlare o commettere azioni. Pasticcione.
Ndolito: Indolenzito.
Ndrondrone: Parola onomatopeicache indica una persona disordinata (Onomatopea = Figura di ritmo che indica la formazione di un vocabolo che imita il suono della cosa che significa; per lo più voci di animali o fenomeni della natura; per es. abbaiare, brusio ecc.).
Nfirzafiche: E’ un termine usato per indicare una persona molto magra derivante dal bastoncino usato per infilzare i fichi per metterli in essiccazione.
Nfrattare: Stare dietro una fratta, e quindi dietro un cespuglio, nascondersi. Non necessariamente, ‘nfrattarsi significa stare dietro un cespuglio, il tuscanese lo usa anche per indicare qualcuno che, per sfuggire ad una situazione non gradita, non è presente, oppure si può ‘nfrattare con una ragazza o con un ragazzo.
Nfrociare: Intruppare, andare a sbattere.Frase: “iere ho ‘nfrociato co’ la machina“.
Ngazzurrito: Invaghito. Ma forse parola più incisiva, che intende dire che una persona “perde la testa” per qualcosa o qualcuno. Frase: “Caio s’è ingazzurrito de quella sguardolata, e nun c’è verso de fajelo capì”.
Ngozzata: Dal verbo ingozzare, quindi ingoiare liquidi o solidi. Il tuscanese usa questo termine per indicare una bevuta di acqua o altro liquido e tenuta in bocca senza ingoiarlo.
Ngrengare: Spingere in maniera molto forte. Frase: “Ce s’è talmente ‘ngrengato… che l’ha rotto.”
Nguattarella: Nascondino. Gioco dei ragazzi che, dopo una conta, incaricano una persona di cercare le altre dopo aver contato fino a determinate decine. Vince chi arriva prima a fare Tingoli (vedi) nel muro concordato.
Nicchia: In italiano ha il significato di un piccolo cunicolo ricavato nel muro o altro. Noi usiamo il termine anche per indicare una bestemmia. Frase: “Ha detto ‘na nichhia…. Che amomente, faceva casca’ la casa…!!”
Npatassare: Imbrogliare, essere confuso. Frase: “lasseme sta’ ogge…. Che so’ ‘npatassato..!”
Ntartajare: Significa tartagliare, cioè balbettare. si può dire anche ‘nzagajare.
Ntruppone: Si chiama ‘ntruppone quella persona che, generalmente distratta,inciampa in ogni cosa che inontra.
Nzaccarato: Pieno di zaccara (vedi) e quindi sporco di fango.
Nzagaiare: Il tuscanese usa anche il termine “ntartajare” (dall’italiano “tartagliare”) che significa balbettare, pronunciare sillabe e frasi ripetutamente, forse per emozione o difetto. Non esiste il termine in italiano, nemmenostruppiato.
Nzeppire: Zeppo in italiano significa qualcosa che è pienissimo, oppure spingere quindi inzeppire significa spingere per farne entrare
LETTERA O
Oggeaotto: Termine usato per indicare “tra una settimana” . Frase: “Oggeaotto, è ‘l mi’ compleanno.”
Ogna: Unghia.
Onto: Unto oppure volgarmente veniva chiamato così il lardo.
Ossogna: Grasso di maiale che si usava per gli scarponi di campagna. Veniva usato come lucido di scarpe, e quindi, per rendere gli scarponi più belli, ma la sua funzione vera, era quella di ammorbidire il cuoio, al fine di renderlo più elastico, più confortevole e più duraturo.
LETTERA P
Pacchiarina: Fanghiglia.
Palanca: Asse di legno, usata dai muratori, per fare le impalcature.
Palazzaccio: Palazzo Giannotti (vedi su “Area Cult” la pubblicazione di Staccini) ora sede dell’IPSIA di Tuscania, durante il ventennio sede della GIL e successivamente abitata da cittadini tuscanesi, dopo il terremoto, affittata all’Istituto Professionale. Perché Palazzaccio..?? E’ un termine che ci portiamo appresso dal Medioevo, dove pare che si facessero riti di magia nera e per questo diventato “accio”.
Pallaro: Il pallaro era (è?) la somma dovuta al gestore del Bar per il tempo che si giocava a biliardo, il pallaro si pagava anche per il gioco di Mercante in fiera (vedi “carcio al cupello” ) ed equivaleva al costo di una carta.
Pallone: Oltre ad indicare la sfera per giocare al calcio, il termine pallone si usa per dire fanatico. Frase: “Mo’ perché cià la regazza bella… ce fa ‘l pallone..!!”
Paltriccia: Materasso riempito con materiale semplice (in genere foglie di mais). Frase: “Quel letto l’ha fatto diventà ‘na paltriccia.”
Palluccoloso: Dicesi di una persona noiosa che racconta le solite cose o insignificanti.
Pamperso: Dicesi di persona semplice (anche sempliciotta).
Panacca: Termine che indica qualcosa di molto deciso e di molto forte, per es. “Con una panacca, riuscì a salvare capra e cavoli” oppure “je diede ‘na panacca tra capo e collo che rimase tramortito”
Pangrattato (fare un): Combinare un innamoramento tra due persone.
Pane, pane, Felicio’…!!: Quando qualcuno, con un discorso, ti vuole dare ad intendere qualcosa e parla senza sapere il significato di quello che dice, chi ascolta gli dice: “Pane, pane, Felicio’…!!”. Una frase, della quale non ne conosco il senso, ma la storia sembra sia nata, una sera al Teatro Comunale, l’artista della rappresentazione non era ancora arrivato e qualcuno doveva in qualche modo intrattenere il pubblico, questo tizio, parlava senza sapere quello che diceva e senza un filologico, quando qualcuno dal palco gridò: “Pane, pane, Felicio’…!!”. E dal quel giorno la frase è rimasta.
Pannatara: Parietaria; erba perenne delle Urticacee comune sui muri e fra le macerie, gen. usata per le sue proprietà emollienti, rinfrescanti e diuretiche.
Pannone: Panno da cucina per asciugare le stoviglie.
Panonto: Carne di maiale (costolette, salsicce, pancetta ecc.) infilzata sullo spito (vedi) e cotta alla brace. Durante la cottura viene usato per ungere le fettedi pane appositamente tagliate.
Pantasima: E’ una tipica rappresentazione popolare che si tiene nell’ambito delle feste patronali della Valle del Velino (Rieti). Si tratta di un grosso fantoccio costruito con un’intelaiatura di canne ricoperte di carta sottile di vario colore, all’esterno del quale sono applicati numerosi giochi pirotecnici. Le sembianze del fantoccio sono sempre femminili, con grossi seni dai quali si liberano strisce di fuoco.
Il tuscanese usa la parola pantasima per indicare una persona che non ha iniziative e che non risponde agli stimoli (proprio come un fantoccio). Frase: “al vejone è stata tutta la sera a sede…. a fa’ la pantasima…!!”
Panza: In italiano: pancia. Usato generalmente per indicare un rigonfiamento dello stomaco o lo stato interessante di una gestante. Frase: “Certo, che ciae ‘na bella panza.!” Proverbio per le gestanti: “Panza pinzuta, nun porta cappello.”Per indicare che, se la forma della pancia, è alta e sporgente il feto è di sesso femminile (perché il cappello era generalmente portato dagli uomini).
Parannanza: Grembiule da cucina (da para-innanzi = davanti; e quindi a protezione degli indumenti mentre si lavora in cucina).
Partene: Termine (forse un francesismo) per indicare il cappotto. Completamente in disuso.
Passare: Verbo italianissimo. Il tuscanese lo usa per indicare che un ragazzo è stato promosso a scuola, alla classe successiva, e quindi, passato (per es.) a la quinta.
Passerina: Un tipo di uva passita, il termine si usa anche in italiano. Non si usa invece, come facciamo noi tuscanesi, per indicare l’organo genitale femminile, in particolare quello delle bambine.
Passone: Porzione di tronco di legno tra i 10 e i 20 cm didiametro utilizzato per la costruzione di recinti.
Patollo: Il termine, che non esiste in italiano, indica una persona “in carne” e cioè più grossa del normale, ma non troppo.
Pattuja: Per indicare due o più persone che stanno tutto il giorno in giro. Frase: “ndo’ see stato jere? Ce scommetto, che hae fatto pattuja tutto ‘l giorno.”
Pendolo: Persona che non il senso del vestire, sdrucinato.
Pennente: Orecchino.
Peo: Nocciolo della pesca, che può essere anche cacaloso. O dicesi di persona poco intelligente o che dice frasi con poco senso. Frase: “Certo che see proprio peo.!”
Perazzola: Oggetto di legno, a forma di pera rovesciata, con, nella punta, un chiodo di ferro (perno della rotazione), sul dorso aveva dei solchi per avvolgervi il filo (sparacina; vedi) che serviva per imprimere l’accelerazione per farla girare. Si dice anche: “Me fae girà come ‘na perazzola.” Per dire che mi fai fare, quello che vuoi.
Persica: Il pesco (in latino: Prunus persica) è una specie di Prunus (Prunus è l’unico genere della sottofamiglia delle Prunoidee, famiglia delle Rosaceae) che produce un frutto chiamato pesca. Quindi il termine persica per indicare la pesca, probabilmente i tuscanesi non l’abbiamo mai “italianizzato”.
Pettata: Indica una breve e ripida salita.
Piaggia: In italiano, terreno in declivio, quindi una salita (o discesa) molto ripida. Il tuscanese per Piaggia indica via Garibaldi che da piazza Indipendenza (Palazzaccio) va a via Oberdan, chiamata così, molto probabilmete per la sua ripidità.
Pianare: Significa salire. Un termine molto strano che può trovare il significato forse nel “salire un piano”. Si dice anche “appianare”. Frase: “Iere, mentre rientravo a casa co’ la machina, ho pianato uno che faceva l’autostoppe”.
Picioccolo: Estremità di un frutto o di qualsiasi oggetto (per es. la parte supreriore dell’acino dell’uva) Frase: “Chiappolo dal capicioccolo”
Pigareccio: Chiacchiericcio, caos; forse il termine proviene da pica (Chiacchiere quante ‘na pica….).
Pigareccio: Non esiste il vocabolo in italiano. Significa fare un vocìo molto rumoroso. Frase: “So’ quattro gatte…. Fanno pigareccio pe’ mille..!” Il termine viene, forse, dalla parola “pica” (chiacchiere quante ‘na pica..!”) La pica è il nome di un uccello chepiù comunemente si chiama gazza.
Pignatto: Questo termine, in italiano, è al femminile (pignatta) e ha lo stesso significato: pentola per cucinare generalmente di terracotta. Prov. “Le guae del pignatto, le conosce la mescola (vedi)”.
Pila: Casseruola, generalmente usata per l’ebollizione dell’acqua.
Pippa de cocco (a): Locuzione avverbiale che significa “alla perfezione”
Pioto: Persona che si muove lentamente e che non ha molta voglia di fare.
Piro: Termine per indicare il piolo (per esempio della sedia, della scala); oppure dicesi rimanere a piro quando di molte cose, si rimane solo con una. Il termine viene usato anche nel gioco a carte della “pietrangola” per dire che si è rimasti con una carta sola.
Pisciallette: Erba commestibile che, come il crescione (vedi) cresce nei fossi.
Pisellone: Dicesi di persona un po’ zuzzerellone.
Pistarola: Recipiente per la vendemmia, usato per pistare l’uva.
Pitale: Vaso da notte. Un tempo di metallo smaltato bianco con una riga blu nel contorno del bordo superiore. Dal tempo della grande diffusione dei bagni, è un oggetto non più in uso.
Pitolocco: Colpo di dita che si da con l’indice (o il medio) e il pollice, generalmente si da nell’orecchio, sul naso, o sul collo.
Pittima: Una persona petulante, rompiscatole.
Plonchise: Capo di vestiario maschile o femminile indossato come soprabito.
Poggio: La zona di Tuscania, circostante via Roma e zone limitrofe, viene comunemente chiamata “Poggio”.Anticamente era chiamata Poggio Fiorentino, sicuramente, per abbreviazione, col tempo è caduto Fiorentino ed è rimaggio “Poggio”.
Polacca: Veste di colore nerolunga fino alle calcagna usata dalle nostre ave.
Polletro: Puledro, giovane equino.
Pontonata: E’ l’angolo di incrocio tra due vie. Frase: “Hae visto Gigge?” risposta: “Ha spontonato proprio adesso dall’arco del Governatore.”
Pornella: Questo termine indica la prugna, ma è ancor di più usato per ingrandire qualcosa. Una sbornia: “cià ‘na pornella…!!!” oppure per indicare una berla: “janno dato ‘na pornella….!!”
Porociuco: Composto da povero e ciuco; che potrebbe sembrare un povero asino. A Tuscania, invece, è un termine molto usato al posto di “poverino”. Frase: “Quel fio, porociuco, ‘n cià manco l’occhie pe’ piagne.”
Posta: Oltre che indicare la corrispondenza, fare la posta significa mettersi in agguato per scoprire qualcosa. Frase: “La mi’ fia, amoreggia con quello…. Bisogna proprio che je fo’ la posta..!”
Postale: Al di là dell’aggettivo riferito alla posta è il termine che si usava per indicare un pullman di linea.
Poventa: E’ un termine italianissimo, difatti significa: Luogo riparato dal vento. Non viene più usato, nemmeno in italiano. Per noi, significa, naturalmente, ripararsi dal vento, ma anche ripararsi da qualcosa del quale c’è pericolo. Frase: Mario…… a sposasse con quella…. Che cià tutte quelle sorde…. S’è messo a poventa..!!
Procesa: Solco fatto in un campo, per impedire che, durante la bruciatura delle stoppie, le fiamme fuoriescano dal proprio terreno.
Pulare: Termine usare per dire che si è rimasti senza niente (cioè pulato), oppure prendere o vincere ad un gioco tutti i soldi.
LETTERA Q
Quartaroncello: Diminutivo di quartarone, (vedi), era (ed è) un recipiente di coccio della capacità di circa 1,5 litri, che serviva per portare a tavola il vino fresco di cantina.
Quartarone: Recipiente di coccio a forma panciuta, con becco e manico; per un miglior trasporto, si era soliti mettere un laccio di spago tra il becco e il manico, per una presa più sicura, la capacità era di circa 10 litri.
LETTERA R
Racimolo: Il grappolo dell’uva, ma è un termine che può indicare qualcosa di striminzito.
Ramata: Qualcosa venuta o data tutta insieme; per es.: “ha preso ‘na ramata de schiaffe” oppure: “iere mentre pioveva… è venuta giù ‘na ramata che ha sfojato tutto ‘l persico….”
Ramina: Come lo sgommarello, è un arnese da cucina, per raccogliere gli ingredienti dalla pentola, lasciando scolare i liquidi.
Rampazzo: Grappolo, generalmente dell’uva. Se una persona è fatto a rampazzo significa che ha modi strani di agire.
Rapazzola: Letto rudimentale in legno con materasso fatto con foglie di granturco. Oggi termine usato per descrivere un letto non molto comodo o in disordine. Frase: ”T’ho rifatto ‘l letto, che n’è manco mezz’ora, e ‘ngià l’hae fatto diventà ‘na rapazzola:”
Raschiamesa: è lo strumento che serviva per raschiare la farina che rimaneva nel fondo della mesa
Raspo: Per raspo si intende il grappolo dell’uva privo di acini; con questo termine, si intende anche dire il fastidio della gola, forse a causa di una raucedine o in presenza di catarro; quindi raspare forse intende il grattare della gola. E’ tipico il raspare durante la Messa, generalmente dovuto a cause nervose. Frase: “Domenica, a la Messa, le gente raspavono tanto forte che manco se capiva quello che diceva ‘l prete”.
Rasposo: In italiano raspo significa: grappolo d’uva privato degli acini. In tuscanese si da del “rasposo”ad un bambino che si atteggia ad imitare i grandi.
Raspuio: Termine struppiato di raspo che è il grappolo dell’uva privo di acini.
Ratta: la ratta è una membrana che copre le budella, ma in genere per i tuscanesi la ratta è la milza, termine in disuso. E’ invece ancora in uso la frase: “M’ha fatto magna’ la ratta” nel senso che mi ha fatto arrabbiare da infiammamrmi la milza.
Riccotinare: Il verbo è anche usato per indicare una persona che, per il suo vestire o i suoi modi di fare è, in un certo senso, preciso.
Rifreddore: Termine struppiato dell’italiano raffreddore.
Rinnacciare: Mettere dei punti ad un indumento per riparare uno strappo. Molto usato dal tuscanese per indicare la riparazione del pedalino (calzino).
Rintorcinare: Attorcigliare, torcere. Per es. “Rintorcinarsi dai dolori” oppure “quel vecchio è tutto rintorcinato”.
Vi è anche un detto: “grosso e corto, lo sopporto – lungo e fino, me rintorcino”.
Riparpato: Termine che indica un imbarazzo nel fare o dire qualcosa.
Risicato: Che ha una dimensione al limite della normalità, può essere risicato (per es.) un cappotto.
Retrepio o Ritreppio: Orlo di gonna o pantalone. La prima forma è dialettale più volgare, la seconda più formale, ma sempre dialettale.
Rivurticare: Rivoltare (per es.) un cappotto o altro.
Rocchio: Termine usato per indicare una salciccia di suino. Frase: “Ho ammazzato ‘lmaiale, e ho fatto tre corone de rocchie.” Oppure il termine è anche usato per dire, che si è andati in giro senza una meta precisa. Frase: “iere, ‘n ciavevo niente da fa, e so’ stato a rocchio tutto ‘l giorno”. Famosa è la frase di un tuscanese rilasciata in un intervista subito dopo il terremoto del ’71, alla domanda del giornalista che chiedeva dove era andato, in quanto senza casa, rispose: E ‘n ‘ndo’ voe che vada…?? So’ stato a rocchiotutto ‘l giorno”. La trasmissione, seguita a livello nazionale, ha smosso la curiosità di molti, cercando nelle cartine geografiche, la località “Rocchio”, che, naturalmente, non esiste.
Roncio: Come il marraccio (vedi) è un arnese agricolo con manico di legno.
Rubbio: Misura di un appezzamento di terreno di circa 18.000 m . Frase: “’L mi’ pa’, quanno è morto, m’ha lasciato cinque rubbie de terra.”
Ruciardala: Termine stroppiato di lucertola.
Rucione: Deriva, in italiano, dal verbo “strusciare”, e quindi sfiorare, toccare appena. In tuscanese, andare rucionesignifica camminare vicino ad un muro, una strada, e quindi “strusciare” il percorso. Il termine, anche se struppiato, si avvicina molto all’italiano. Frase: “Benché annavo rucione al muro…. A momente me piava sotto co’ la machina..”oppure: “Da quanto me fae schifo…. Manco ciò core a ruciatte..!!” Vedi anche A proda.
Ruscio: La pianta del pungitopo; gli spazzini la usavano come scopa per ripulire le strade.
Ruscio: Rami di un cespuglio che cresce spontaneo nei boschi, che veniva usato dagli “scopini” per pulire le strade della città.
Ruzzare: Avere sempre voglia di scherzare. Frase: “Ruzza, ruzza, prima o poe, qualcuno te sfascia ‘l muso..!!”
Ruzzine: E’ il termine struppiato dell’italiano ruggine che sta ad indicare l’ossidazione di un materiale ferroso
LETTERA S
Sangolotto: Quasi sicuramente un francesismo (Sanculotte) il tuscanese usa questo termine per indicare una persona di statura alta e robusta.
Santimaltre: Termine struppiato di Santi Martiri, i Santi Patroni (Veriano, Secondiano e Marcelliano) che sono venerati in Tuscania, da oltre un millennio. La loro esistenza, non è purtroppo provata da alcun documento o prova, è una leggenda che si tramanda da secoli ed è spesso ripetuta in altri luoghi ed in altre situazioni. Ma “a noe, le Santimaltre… stanno bene così… e guae…. a chi ce le tocca…!!”
Sardamello: Dicesi di una persona con buona prestanza fisica.
Sardella: Termine che indica qualcosa di grosso, o una persona che si è preso una bella sbornia oppure un innamoramento esagerato.
Sarnacare: Non trovo questo termine in italiano, è la parola che sostituisce l’italiano “russare” e quindi fare rumore con il proprio respiro mentre si dorme. Frase: “Stanotte la mi’ moje…. Ha sarnacato che, nun m’ha fatto chiude occhio.”
Sartacerro: Gioco praticato essenzialmente dai bambini. Secondo una successione stabilita dalla «conta» o in altro modo, i giocatori, tranne uno, si chinano con le mani a puntello sulle ginocchia, formando una fila. Colui che è restato in piedi inizia a saltare poggiando le mani sulla schiena del compagno chino; il quale dopo essere stato «saltato», si alza anche lui e «salta» a sua volta i compagni che gli stanno avanti; che, man mano, si alzano e saltano anch’essi. Giunto al termine della fila, ciascun «saltatore» si china nuovamente, in modo da non interrompere la continuità della marcia.
In questo modo i ragazzi percorrono le piazze, le strade, le carrarecce del paese, e chi cade, o chi dimentica di chinarsi quando gli tocca, paga pegno.
Esistono parecchie varianti di questo gioco; che può essere accompagnato da una formula da recitare ogni volta che si salta; o dalla tiretera:
Uno – la luna
Due – il bue
Tre – il re
Quattro – il gatto
Cinque – le tinche
Sei – gli sghei
Sette – le ‘recchie
Otto – il botto
Nove – le prove
Dieci – i ceci – ecc.
Sono attinenti a questo gioco anche le parole: ‘Nbillocchine, ‘Nculatone, Schiattato
Sarvaticume: Deriva dall’italiano selvatico. Indica qualcosa che ha un odore sgradevole. Frase: “Gnano, da quant’è che s’ha da lava’… puzza de sarvaticume.”
Satollo: Termine italiano per indicare un senso di sazietà.
Sbadacchione, Sbadacchiare: In italiano si dice sbatacchione, sbatacchiare, e si intende “lo sbattere forte un qualcosa contro un’altra cosa”.Con sbadacchiare (in italiano) si intende fare l’armatura di uno scavo. Noi usiamo il termineSbadacchione per indicare una caduta rovinosa e Sbadacchiare per indicare un urto in qualche cosa.
Sbatizzare: In italiano: sbattezzare, ossia costringere a rinnegare la fede cristiana; abiurare il cristianesimo. Cambiar nome a qualcuno; anche riflessivo: mutare nome. Il tuscanese usa questo termine per indicare che per trovare qualcosa o una parola, si è dovuto “scervellare” . Frase: “Me so’ sbatizzato tutto ‘l giorno, pe’ capi’ chi era quel forestiero…. Me pare de conoscelo…. E ‘nvece….niente..!!”
Sbrendola: Dicesi una persona (femmina) che veste con abiti poco adatti, o seppur vestita con abiti di lusso, non ha la “classe” per indossarli.
Sbudellato: E’ uguale a sgricilato (vedi) e si può dire di una persona molto fortunata.
Scacchià: Togliere i tralci della vite che non hanno uva (lavoro generalmente svolto nel mese di giugno).
Scamorrita: Costoletta di maiale, generalmente viene chiamata “spuntatura”. Questo termine lo trovo usato quasi solo a Tuscania.
Scanajare: Potrebbe sembrare che la parola scanajare derivi dall’italiano “scanagliare“ che significa: tenere un comportamento da canaglia oppure (riflessivo)perdere le abitudini da canaglia; siccome “dare una scanajata” per il tuscanese significa contare o misurare qualcosa in maniera non troppo precisa, molto probabilmente la parola è un termine struppiato dell’italiano “scandagliare” che significa: Misurare con lo scandaglio la profondità delle acque di mari, laghi, fiumi, ecc.; oppure in senso figurativo: cercar di conoscere senza farsi scoprire, mettere alla prova: scandagliare le intenzioni di qualcuno. Anche valutare, controllare con esattezza.
Scapicollo: Un burrone, o qualcosa di scosceso su cui si può cadere e farsi male.
Scarabbozzoloso: Probabilmente deriva scavarozzo, il tuscanese lo usa per indicare una persona piena di bollizziche(vedi).
Scarcia: arbsto che serve per inpaglare le sedie
Scarciato: riferito a sedia che perde la paglia o il fiasco(in tuscanese chiamata scarcia) e che quindi si sta… scarciando o a persona che sta perdendo i capelli (te se sta a scarcia’ ‘l fiasco..!!)
Scardaone: Insetto.
Scardella: Per il tuscanese significa non accontentarsi mai di decisioni altrui. Non trovo il termine in italiano, se posso azzardare un’ipotesi si può risalire al termine cardine, quindi scardinare e infine scardellare. una porta scardinata non sta in piedi e quindi: non ci sta, come non ci sta chi si scardella.
Scarfagna: Avere la scarfagna significa non avere voglia di fare niente. Da questo termine deriva Scarfagnone.
Scarfagnone: Una persona che non ha voglia di lavorare.
Scaroso: Termine struppiato della più difficile parola “Arteriosclerosi” malattia che colpisce uomini e donne di una certa età e che causa perdita di memoria. Il termine viene anche usato in senso dispregiativo, nei confronti di una persona che, anche non soffrendo di tale malattia si comporta come l’avesse. Frase: “Ciae lo scaroso che te se porta via.”
Scarufare: Rovistare per cercare qualcosa.
Scatizzare: Rimuovere la brace del camino o della stufa a legna, smuovere il fuoco in generale.
Scavarozze: Termine per indicare una strada sconnessa e piena di buche.
Scercare: Questo termine indica qualcosa che esce fuori della misura. E’ usato in diversi modi, frasi: “La botte scerca, si nun l’attuppamo, va di fore tutto ‘l vino”. Oppure: “Domenica, la Chiesa, era talmente piena che, scercava..!”
Scerrare: Contrario dell’italiano serrare (chiudere). Indica mettere in libertà, termine generalmente usato per le bestie. Frase: “Ho scerrato le galline” Il termine non esiste in italiano.
Scesa: Termine troncato dell’italiano discesa.
Schiccara: Per il tuscanese, una cosa molto grande o fuori di misura da perdere la testa. Frasi: “Beve, beve… ciae ‘na schiccara..!” oppure avendo “preso la corrente”: “Quanno ho toccato l’abbaggiù… ho preso ‘na schiccara..!” e ancora: “Ha preso ‘na schiccara pe’ Maria… che nun capisce più niente..!”
Scialare: Frase: “Sciala marito mio che ho cotto n’ovo”; in senso ironico, vuole dire godere ampiamentedi qualcosa.
Scialletta: Sciarpa da mettere intorno al collo.
Sciamannone: Anche se è una parola italiana che ha lo stesso significato che gli diamo noi, e cioè persona disordinata, ho voluto metterla in questo vocabolario, perché in italiano non si usa molto, ma la usiamo invece molto spesso noi.
Sciamercato: Dicesi di una persona che cadendo o sbattendo da qualche parte, si ferisce lasciando dei segni nel corpo.
Sciarpella: Ciabatta. Termine usato anche per dire che un indumento o un oggetto si è notevolmente deformato. Frase:“Quella lì, cià la bocca a sciarpella.”
Sciatto: Dicesi di persona che ha poco cura del proprio aspetto e del vestire.
Scimmia: Nome del nostro più vicino parente. Il tuscanese usa questo termine per indicare una sbornia solenne. Frase:“Beve… beve… ciae ‘na scimmia che te se scarretta..!!”
Sciorinare: Termine italiano che significa: stendere al sole. In tuscanese (ma anche in italiano), questo “stendere al sole” viene spesso usato come “mettere in mostra” e quindi si possono “sciorinare” i propri pregi, le proprie ricchezze,la propria cultura. Se posso esprimere un giudizio….. il tuscanese, sciorina molto spesso….!!!?”
Sciombrare: Il terreno asciugato dal vento solo in superficie. Riferito anche al cielo che tende a schiarire dopo un temporale o dopo un intenso annuvolamento
Sciormente: Tralci di vite secchi.
Sciorno: questa parola è una parola usata in maremma e quindi è forse di provenienza toscana, è grossomodo sinonimo del fiorentino “bischero”. Si dice di persona sciocca, poco arguta, tontolona. Proprio come la parola bischero, può essere usata in maniera bonaria e scherzosa, oppure rivolgendosi in maniera sconsolata al “povero sciorno” di turno. Può anche significare trasandato, un tipo che non tiene molto al suo modo di vestire.
Sciorta: E’ senza dubbio il termine struppiato di sciolta; che sta ad indicare (anche) una liquefazione di qualcosa. Avere la sciorta, in tuscanese, significa avere dei disturbi agli intestini, essere in diarrea. Frase: “Co’ la sciorta che ciò….. stò più tempo ‘nde la tazza del cesso…. Che ‘n giro…!” oppure: “Co’ la sciorta che ciò…. Fo’ solo che “scorregge vestite”.
Scirella: Termine che usiamo per indicare un vento fastidioso e freddo. Frase: “Stamane tocca a aggruppasse…. che tira ‘na scirella…!!”
Sciupinato: Derivante, sicuramente, dal verbo “sciupare” e quindi ridurre qualcosa in condizioni peggiori dell’originale. Uno sciupinato, è colui che non ha cura delle proprie cose, oppure è sciupinato nel vestire, nel pettinarsi ecc.. Frase: “Nu’ lo vede quello, come va ‘n giro…?!…. E’ proprio sciupinato..!!”
Sconcassemme: Lo “sconcassemme” era una macchina che serviva per frantumare le pietre fino a farle diventare brecciolino. Usato molto per es. nei motori: “quel Guzzetto pare ‘no sconcassemme” oppure per le persone: “da quanno che s’è ‘nvecchiato…. è diventato ‘no sconcassemme”
Sconocchiare: Essere sconocchiato significa avere le “ossa rotte”, derivante probabilmente dalla punizione che veniva inflitta in passato, legato ad una ruota che girava per un certo periodo, che provocava indolenzimento.
Scorosare:Significa fare il solletico. Non trovo affinità in italiano.+
Scorreggia: Termine volgare per indicare un emissione ariosa degli intestini,. Può essere: rumorosa, vestita (per indicare che nell’emissione, sono fuoriusciti delle feci), puzzolente. Si chiama anche pera. Vedi anche loffa.
Scorsola: In italiano, buccia. Che può essere di patata o di qualsiasi altro frutto. Il tuscanese lo indica anche come “pelle” umana. Frase: “Quello, è tosto… è de scorsola dura..!!”
Scottino: Era così chiamato un ragazzo che andava ad imparare un mestiere da un artigiano dove non occorreva essere robusti (il barbiere, il sarto, ecc.). Frase: “’Sto fio, gracile com’è …. Mica lo potemo manna’ a portà la callarella….. mannamolo a fa’ lo scottino.”
Scroccare: Usufruire di qualcosa a discapito di un altro. Frase: “Ieri ho scroccato una cena”
Scrociare: Togliere la croce, nello specifico significa picchiare in malo modo. Frase: “Si nun venghe a casa presto, stasera te scrocio”
Scrociolare: Parola quasi sicuramente onomatopeica. Qualcosa che “scrociola” è un oggetto duro (per es. sotto i denti, mentre si mastica) che fa un rumore di scricchiolio (da qui scrociola), può scrociolare anche un pezzo di carta muovendolo con le mani.
Scrofoso: Qualcosa di ruvido.
Scucchia: Mento allungato, prominente. (per es. Totò aveva una bella scucchia)
Sculato: riferito a persona particolarmente fortunata al gioco (see proprio sculato..!!)
Sdimiciare: Rompere un’amicizia, un rapporto. Frase: “So’ state tant’anne insieme…. E mo’… se so’ sdimiciate.”
Sdironcinare: Sciogliere.
Sdruccio: Spicchio. Ma è più miratamente riferito allo spicchio della meranguela. Frase: “Ho magnato du’ sdrucce de meranguela, ‘ncora ciò la bocca agra.”
Seconda: Oltre ad indicare la graduatoria dopo la prima, indica generalmente la placenta, cioè quello che esce dopo il feto (prima il feto, seconda la placenta) è un termine che si trova nel vocabolario italiano, ma che non viene più usato. Frase: “S’è magnato pure la seconda de la miccia (vedi)”. Con il significato che da quanto ha mangiato tutto, avrebbe avuto il coraggio di mangiarsi anche la placenta della mula.
Sega da giro: Può sembrare un sofisticato strumento di taglio, era invece, un “escamotage” dei fagocchi (vedi) di un tempo per verificare se il proprio garzone era sveglio. Il fagocchio mandava il proprio garzone presso un collega per chiedergli se poteva prestargli la sega da giro, il collega, a sua volta, asserendo di averla prestata ad un altro fagocchio, mandava il povero ragazzo da un altro collega e così via fino a fargli fare il giro di tutti ifalegnami di Tuscania. Molti della mia generazione sono andati alla ricerca della sega da giro, ma ciò non gli ha impedito di diventare degli ottimi artigiani.
Sercio: Selce, sasso, pietra o dicesi di qualcuno ignorante, duro di comprendonio: “è tosto come ‘n sercio….”.
Sercio: Selce. Pietra dura usata da secoli, per la pavimentazione delle strade cittadine. Dicesi anche di una personascarsa de comprendonio (dura a capire). Frase: “Ma che te mette, a parlà con quello…?? E’ ‘n sercio…!!”
Sfardala: Termine usato per indicare una forma di feci abbastanza grande. Frase: “So’ stato al lococomodo (vedi) ho fatto ‘na sfardala…. Che era quase peccato a buttalla..!!”
Sfardo: Termine struppiato di asfalto. (parola suggerita da Romualdo Ruggeri)
Sfordora: Quando si dice: “Eh…! mica è sfordora!”significa che c’è ancora tempo per fare o dire qualcosa”
Sfrizzolo: Ciccioli di magro di maiale, residui della liquefazione del grasso (strutto), si usano generalmente per fare la pizza. Pizza co’ le sfrizzele.
Sfrociare: Sfrociare significa intruppare di brutto, scontrare. Frase: “S’è annato a sfrocià co’ la machina…”
Sfrondone: Il termine in italiano, si dice sfondone e significa: Errore grossolano, granchio: un discorso pieno di sfondoni. Significa quindi dire una parola parola grossa, o dire una bugia.
Sfulinare: Pulire a fondo la casa, una volta si sfulinava nel periodo pasquale. Si chiama anche sfulinare l’azione di persone che si mettono le dita nel naso per fare pulizia. (Vedi anche stopare)
Sganganare: Sgangherare, rompere, deformare un oggetto. Dicesi anche di persona che a causa di una malattia o di una deformazione si muove in modo strano. Frase: “Checco, da quanno è cascato da la vignarola, è mezzo sganganato”.
Sganganato: Si dice di un oggetto, che è ormai quasi fuori uso, ma si usa più propriamente, nei confronti di una persona che ha difetti fisici.
Sgargannellato: Sgarganelleto (per es.) dalle risate, significa ridere a crepapelle.
Sgarufare:il movimento fatto da un animale con il muso o con le zampe anteriori, per cercare qualcosa smuovendo il terreno. Si usava anche per indicare qualcuno che cercava qualcosa frugando tra le cose soprastanti (es: scarufare in un cassetto)
Sgavicchiato: Dicesi di una porta o altro mobile le cui cerniere o altri serramenti sono poco funzionali. Dicesi anche di persona che a causa di una fatica il giorno dopo ha dei dolori muscolari o ossei.
Sghescia: Il termine è usato per dire che si ha fame discreta. Frase: “Da ieri sera che nun magno… m’è venuta ‘na sghescia…??!!”
Sgommarare: In italiano: sgomberare. In tuscanese è un termine generalmente usato per dire che si è cambiato casa oppure per dire ad una persona di togliersi dai piedi. Frase: “vede de sgommarà!”
Sgommarello: Come la ramina è un attrezzo della cucina per prendere il brodo o raccogliere i liquidi.
Sgrasciare: Rubare, ma forse meglio truffare, un commerciante che vende la sua merce a prezzi superiori a quelli di mercato, è uno “Sgrasciatore”.
Sgricilato: Senza gricile. Dicesi di persona molto fortunata. Frase: “Quello ha fatto ‘n terno al lotto..è proprio sgricilato..!” O dicesi, al femminile, di donna che l’ha data a le paesane e le forestiere. Frase: “Quella, pare ‘na santarella, ‘nvece m’hanno detto che è ‘na sgricilata..!” Vedi anche .
Sguardolare: Deformare un oggetto da renderlo inutilizzabile. Es. Scarpa sguardolata (che si è bucata la suola o si è staccata). Donna sguardolata (femmina di malaffare che si presta con tutti, lo sguardolare si riferisce alla vagina che, per il suo largo uso, è deformata).
Sguillare: Scivolare. Frase: “iere la mi’ moje, ha lavato per terra, e so’ sguillato.”
Si fregato tu e ‘l medico de Chia: Una frase che si diceva a qualcuno credulone che aveva sbagliato credendo di essere nel giusto.
Simenta: Deriva indubbiamente da “sementare”, gettare i semi. La Simenta
(generalmente del grano) è l’operazione di seminare il terreno.
Sinale:In italiano è il grembiule ma si poteva anche usare il termine zinàle che era: grembiale con pettorina usato da artigiani o da donne per i lavori domestici, oppure drappo con cui vengono nascosti i vuoti in una scena teatrale. Da Zinale a Sinale il passo è stato breve.
Sinfasò: è sicuramente un “francesismo” e deriva da: Sans façon
(tradotto in italiano: Senza modo) quindi, per es. “Vestire alla sinfasò” significa mettersi degli abiti, così come capita, senza troppo guardare ai colori o alla moda,.
Sintantè: Parola forse derivante da: “se tanto è.??”, “dal momento che..” “poiché..” Il tuscanese la usa in molte occasioni facendola precedere ad una frasecon significato contrario a quanto ironicamente si afferma. Es. “Nu’ studia’, va sempre ‘n giro, sintanté see bravo..!!
Smandrappato: Probabilmente la parola deriva da drappo che è un tessuto pregiato, anticamente per lo più, in seta.Smandrappato può significare un drappo rotto, a brandelli e da qui, una persona persona mal vestita sdrucinata. il femminile smandrappata è rivolto alle donne di poca moralità che hanno rapporti con più uomini tanto che generalmente si dice la frase: “‘Sto fio…. de ‘sta smandrappata…!!”
Smoccolare: Lamentarsi, mandare imprecazioni, bestemmiare.
Soatto: Specie di cuoio, del quale si fanno le cavezze ai buoi.
Sorbare: Picchiare
Sorbo: Pianta della sorba, termine usato anche in italiano. Oltre al termine indicato il tuscanese lo usa per indicare un rapporto sessuale. Frase: Iere me so’ fatto ‘na sorba, che era ‘n pezzo che l’evo da fa.”
Sorca: Oltre alla femmina del sorcio e all’organo sessuale femminile, si dice sorca il dolce che si portava a S. Pietro il lunedì di Pasqua. Era un dolce fatto con gli avanzi della pasta della Pizza tradizionale,aveva forma ovoidale e conteneva un uovo sodo al centro e due chicchi di pepe che simulavano gli occhi; questa forma rassomigliava ad un topo e da qui il termine sorca. Frase: “Annamo a roppe la sorca a S. Pietro”
Spaccaculo: Gioco che si faceva da ragazzi con i cocomeri. Si metteva un cocomero al centro della via, si prendeva la rincorsa e si doveva colpire il cocomero con il sedere per spaccarlo. Spesso e volentieri, quando non si prendeva il cocomero, si finiva sui selci, facendosi male; da qui il termine spaccaculo.
Spaccallocchie: Graminacea dei gen. Bromus, Gaudinia, Hordeum, ecc., e in particolare del Bromus sterilis, che posseggono spighette provviste di reste o di peli rigidi e pungenti, capaci di attraversare le tele dei sacchi e talvolta di penetrare sotto l’epitelio boccale degli erbivori, con conseguenze anche gravi.
Spaccetto: Piccola faccenda, servizietto.
Sparacina: Spago che si avvolgeva intorno alla perazzola (vedi) per lanciarla e farla girare.
Spenteca: Termine struppiato di spinta
Spianatora: Tavola di legno rettangolare, delle dimensioni di circa 80 x 60 cm adibita alla stesura della LANSAGNA (vd.) ad opera dellemassaie tramitel’aiuto del LANSAGNOLO (vd.)
Spito: Arnese del camino, di metallo, stretto,lungo e con punta, per infilzarvi carne o salcicce da fare alla brace.
Spoltracciato: Il cavallo, quando si sdraia per terra sulla schiena e si agita si spoltraccia. Si dice anche di una persona, che se ne sta tranquillamente seduto scompostamente in una poltrona o altro.
Spozzarato: Senza pozzo. La parola viene generalmente usata una persona che mangia molto e il verbo che gli si appropria e “divorare”. Frase: “Magna come se deve, nun fa’ lo spozzarato.”
Sprungiolare: Termine tuscanese per indicare una persona che, magari per farsi notare, cerca di parlare bene “italianizzando” le parole in dialetto, facendo, quindi, una confusione enorme e rendendosi ridicola. Frase: “Quella, da quann’è che sta a Roma …. Mo’ s’è messa pure a sprungiola’.”
Staro: termine struppiato di Staio recipiente, col quale si misurano grano, biade, e simili. Lat. sextarius.
Stazzo: E’ generalmente un luogo umido, fangoso in disordine.
Stizzato: La stizza, in italiano significa avere dell’ira nei confronti di qualcuno, in tuscanese, “stizzato” è come “sdimiciato” (non avere più amicizia) quindi significa rompere i rapporti con qualcuno.
Stollo: Lungo bastone che serviva come sotegno o trave dei fienili, dicesi anche di una persona alta e magra.
Stopare: Mettersi le dita nel naso per togliere il muco secco. Frase: “Che fae..? Te stope…? Zozzo..!”
Stoppa: Guarnizione usata dagli idraulici e gioco dei ragazzi.
Stotarare: Togliere i cicchi del mais dalla pannocchia (totoro).
Straccale: Bretelle per reggere i calzoni.
Stracce: Può anche essere il plurale di straccio, ma è anche usato davanti ad un offesa del tipo: “Che stracce de brisombolo..!”, “Che stracce de fatte..!”
Stracciabracare: Termine derivanteda una pianta che, a causa delle sue spine che si attaccano agli indumenti, ne è difficile il distacco, il quale, a volta ne causa la stracciatura, trattandosi generalmente di calzoni, da qui il termine “braca”.
Strada Maestra: A Tuscania, è via Cavour, che da piazza Mazzini (per me dovrebbe essere piazza S. Marco) porta a piazza Matteotti, è chiamata così probabilmente perché è la via (maestra) che porta a piazza Basile dove c’è il Municipio.
Strangùione: Stomaco in disordine. Frase: “ciò ‘na fame che me so’ venute le strangùione”.
Straveria: Fare una straveria significa fare dei capricci o qualche azione non conforme.
Striscia: Simile al termine capezzagna (vedi) ma che indica un percorso più breve.
Strolicare: Verbo derivante da “astrologare”, quindi fantasticare, fare previsioni secondo gli astri. Noi lo usiamo come verbo di “inventarsi qualcosa”, devo dire, a proposito, che i nostri avi, avevano già capito, al tempo, che, chi fa previsioni, si inventa, e quindi non dà certezza, solo illusioni. Frase: “Quanno nun sapevo più che fa’…… me so’ strolicato ‘na cosa….. che ha risolto tutto.”
Stroncicone: Ramo scomodo o erba infestante. Molti mi hanno suggerito che si tratta anche di una masturbazione maschile.
Strucione: dal verbo italiano Strusciare, ossia sfregare contro una superficie o un’altro oggetto camminare a “strucione” significa andare non tenendo conto che strusciando ci si può sporcare.
Struffaje: Sono tutti quegli oggetti, che generalmente non servono a niente e che sono di intralcio alla vita quotidiana.
Struppiare: Il termine deriva da Storpio, significato di qualcosa che non ha più l’aspetto originale, può essere struppiatoun oggettouna frase o una persona. Frase
“Ma che see struppio!”
Strutto: Il termine, usato in italiano e in tuscaneseper indicare il grasso di maiale, è usato dal tuscanese anche al posto di
“istruito” (naturalmente, come molte parole, struppiato). Frase: “Freghete… ‘lle see… strutto…!!”
Succhiarote:Termine usato in campo ciclistico per dire di una persona che, inevitabilmente, è sempre dietro a qualcuno.
Svacare: Togliere i chicchi di un frutto. E’ anche un termine usato per dire che, nonostante tutto, la persona ha capito. Frase:“me tocca sta’ attento, a anna’ con quella… che me sa che la mi’ moje ha svacato.”
Sventola: in italiano: arnese in forma di rustico ventaglio con cui si fa vento, specialmente per ravvivare il fuoco. Da noi si faceva con le penne di gallina. Ho inserito anche questo termine perché il tuscanese chiama sventola anche un rapporto sessuale fuori dell’ordinario. Frase: “ieri sera ho fatto ‘na sventola, che la mi’ moje se la ricorda pe’ ‘n bel pezzo”. Oppure chiama sventola una ragazza bella e formosa. Frase: ” hae visto che sventola che è passata…??” Oppure si usa per dire una cosa esagerata per es.: “m’ha portato…. ‘na sventola de conto…??!!”
LETTERA T
Tafo: Andare al tafo, significa perdere tutto quello che si ha, termine molto usato da ragazzi, quando si giocava a figurine (a testa e liscio, etc..) Frase: “iere ho giocato a figurine co’ Marcìano e l’ho mannato al tafo”
Tanavicchia: Chiavistello in ferro, serramento artigianale che serviva per la chiusura delle finestre o anche delle porte.
Tarabbozzolo: Persona o cosa bassa e tozza.
Tavolello: Tavola di legno lunga e stretta che serviva per portare il pane lievito la forno per cuocere.
Tempello: Dare il tempello, significa dare fastidio ad una persona con parole o atteggiamenti che non si sopportano. Frase: “Con quello nun je se fa più…. Te da ‘l tempello tutto ‘l giorno.”
Tenoide: Termine struppiato di adenoidi.
Tiella: In italiano, teglia, è classica la tiella di ferro di forma rettangolare per fare la pizza o gli arrosti.
Tingoli: Segnale che indica che si è arrivati primi al gioco della ‘nguattarella. Frase: “ho fatto prima io, tingoli nel muro.
Tonfo: Oltre al termine italiano, che significa “caduta”, “bere a tonfo” significa per il tuscanese,bere da una bottiglia o da un recipiente senza usare il bicchiere.
Topa: Senza dubbio, la femmina del ratto. Ma generalmente viene usato volgarmente per indicare la vagina.
Topo: Indica come l’italiano, il piccolo ratto. In tuscanese è anche usato per indicare il muco nasale secco (caccola), da qui il verbo stopare (vedi).
Torboro: In italiano, Torbido. Dicesi di sostanza liquida non filtrata e quindi di aspetto non chiaro.
Torso: Oltre che la rimanenza di un frutto, si dice torso anche una persona che fa o dice cose di poco senso. Oppure per indicare il dorso (Torso gnudo).
Tortoro: Ramo di legno nodoso. Frase: “Si nu’ la smette de fa’ ‘l birbaccione… quarche giorno… pio ‘n tortoro…..!!”
Tortumajo: Una pianta grassa che si trova nei nostri prati che, se sezionata, produce un liquido come il latte che è altamente irritante e provoca gonfiore sulle parti del corpo; da ragazzi (oggi fortunatamente non succede più), per fare scherzi, si spalmava sul genitale maschile e provocava un rigonfiamento tale da indurre il ragazzo a mostrare agli altri la sua “virilità” (naturalmente solo momentanea).
Totoro: Pannocchia del mais. Un tempo si stotarava con un pezzo di legno con in punta un chiodo, e, spingendo verticalmente sulla pannocchia venivano estratti tutti i chicchi del mais.
Tralancare: Avere un andamento non troppo stabile. Frase: “E’ ‘nbriaco fracico…. nu’ lo vede che tralanca….??!!”
Tra l’usco e ‘l brusco: Si dice questa frase per indicare il crepuscolo, ovvero il momento del tramonto che ci si vede e non ci si vede.
Traoperto: Dicesi di un uscio o qualcos’altro che è aperto appena e che le cose all’interno si vedono e non si vedono.
Trauzzolo: Non trovo questo termine in italiano, neanche struppiato. Vuole comunque dire fare una capriola, o indica una persona che a causa di dissesti finanziari, ha fallito.
Trence: Il termine deriva forse da un francesismo che vuol dire indumento, impermeabile. Il tuscanese adopera questo termine per definire un soprabito molto leggero per ripararsi dalla pioggia.
Trescone: Per distinguerlo da Veglione, era il ballo pomeridiano.
Tretticare: Non esiste il termine in italiano, ed è usato quasi solo dai tuscanesi. Significato di qualcosa di instabile e può essere attribuito a molte situazioni. Frasi: “Ciò le dente che me tretticono”. Oppure: “Quello…. Poraccio…. Co’ l’età…. Trettica da tutte le parte.” Oppure: “Quella sedia tocca falla aggiusta’ … che trettica.”
Tricicle: Può sembrare il plurale di “triciclo”, prima bici dei bambini, invece come scaroso (vedi) è l’abbreviazione struppiata della più difficile “Tricliceridi” voce che generalmente si trova negli esami sanguigni. Frase: “iere, me so’ annato a leva’ ‘l sangue, so’ pieno de tricicle”.
Trocco: Mangiatoia del maiale. Per dire a qualcuno che un tempo era povero e che ora usa termini e modi chic gli si dice: “Hae magnato sempre nel trocco…..!!!”
LETTERA U
Umbrichelle: Termine struppiato di lombrichelli. Una pasta fatta di farina, acqua e sale, con forma di grosso spagetto irregolare (simile al lombrico). Oggi sono venduti anche industrialmente, ma “le vere umbrichelle ” sono quelli fatti a mano, in casa, arrotolati uno per uno. E’ tutta un’altra cosa…!!”
Umicione: In italiano: ombelico. Non sono riuscito a trovare la provenienza di questo termine che è molto diverso dal termine italiano. Anche gli orvietani, chiamano l’obelico, UMICIONE.
LETTERA V
Vaco: Chicco. Il termine tuscanese indica generalmente il chicco dell’uva. Da questo il termine svacare (vedi).
Vernicetta: Lucido per le scarpe.
Vicitaria: Fiaba. Frase: “Viene qua, bello del nonno, che te ricconto ‘na vicitaria.”
Vignarola: Calesse a due ruote trainato da cavallo, solitamente a due posti.
Visavì: Termine (sicuramente un francesismo) Vis a Vis (che significa dirimpetto). Il tuscanese lo usa per indicare l’armadio della camera con specchio al centro.
Vituperio: In iataliano significa ingiuria, insulto infamante, il tuscanese lo usa per sire che ha creato scompiglio.
Vòto: Con l’accento grave sulla prima “o” indica “vuoto” e viene usato per indicare una persona molto fortunata, altro termine è “sgricilato” (vedi). Frase: “Vinche sempre… ma che see.. vòto…!”
LETTERA Z
Zaccara: Schizzo di fango attaccato agli indumenti di chi cammina per strade fangose;
Zelloso: Dicesi di una persona testarda, che insiste nel sostenere la propria tesi nonostante abbia torto.
Zibibbo: Il termine viene usato anche in italiano, ma poco. Viene invece usato molto dal tuscanese per indicare l’uva passa.
Ziro: Contenitore di coccio per contenere l’olio di oliva, oggi in disuso completo, sostituiti dai più moderni e igienici contenitori in acciaio inox con rubinetto.
Zunna: Musica o discorso ripetitivo; per es.: “me ricconta sempre la solita zunna….”.