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● - FIUMI DI PAROLE. di Renato Bagnoli

Pubblicato da in Renato Bagnoli ·
Affinché una legge sia giusta e rispettabile è importante che sia semplice, chiara e comprensibile a tutti.
 
Ma a seguito del coronavirus c’è stata tutta una serie di emanazione di decreti fiume fatti di troppe parole e poca chiarezza, ai limiti della costituzionalità.
 
La legge non è solo un atto ordinante ma, anche e soprattutto, un atto di comunicazione nel quale avere la consapevolezza del peso delle parole significa riservare una particolare attenzione e rispetto per i destinatari delle stesse: i cittadini.
 
 
Una buona scrittura delle leggi costituisce il veicolo di attuazione del principio di certezza del diritto, della doverosa conoscenza del diritto ai suoi destinatari e disciplina il dovere dei cittadini di osservare le leggi, cosa che sarebbe impossibile quando queste siano incomprensibili.
 
Perché, allora, oggi sembra essere così difficile emanare una norma chiara?
 
La lingua è il grande portale attraverso il quale tutto il diritto entra nella coscienza degli uomini. Infatti è proprio attraverso la buona scrittura delle leggi che il legislatore può perseguire effettivamente ed efficacemente l’obiettivo politico che si prefigge. Con questo spirito fu scritto ottant’anni fa il nostro codice civile, a cui concorsero soggetti dotati dell’irrinunciabile requisito di conoscere perfettamente la lingua italiana. Un codice vivo e realistico, chiaro e comprensibile, fino a che la giurisprudenza non ha iniziato a minarlo nelle fondamenta.
 
Da 7 mesi dobbiamo confrontarci con una babele di documenti necessari a contenere la diffusione del coronavirus, in cui ci si perde nel continuo richiamo ad altre leggi. E arriviamo al decreto di oggi che riguarda il covid19. Un vero e proprio caos normativo fatto di divieti e obblighi da osservare ma che rende difficile comprendere quali siano le situazioni e le circostanze che consentono al cittadino di poter esercitare le proprie libertà costituzionalmente garantite, muoversi e decidere liberamente.
 
 
Il “Testo coordinato delle ordinanze di protezione civile” emanato a seguito della pandemia si compone di oltre 120.000 parole, quasi tredici volte quelle della nostra Costituzione, che ne conta meno di 10.000.
 
Nel libro “Dei difetti della giurisprudenza” del ‘700 era scritto che “Quanto più di parole talvolta si adopera in distendere una legge, tanto più scura essa può divenire”.
 
Ai giorni nostri tutto sembra essere scuro, poco chiaro e spesso contraddittorio, come l'accavallarsi di Decreti del Presidente del Consiglio, Decreti Legge e Ordinanze regionali e comunali.
 
Un esempio di delirio nelle norme di questi mesi?
 
L'inizio dell’ultimo decreto, quello firmato nella notte dal presidente Conte contiene: 19 “visto” e “vista”, 2 “considerato” e “considerati”, 1 “su proposta”, per un totale di 22 premesse. E’ un atto di oltre 8000 parole al quale devono essere aggiunti 22 allegati per un totale di 198 pagine che contengono più di 40.000 parole.
 
Un decreto di circa 50.000 parole!
Un delirio!
 
Il decreto stabilisce che “ … è fatto obbligo sull’intero territorio nazionale di avere sempre con sé dispositivi di protezione delle vie respiratorie, nonché obbligo di indossarli nei luoghi al chiuso diversi dalle abitazioni private e in tutti i luoghi all’aperto a eccezione dei casi in cui, per le caratteristiche dei luoghi o per le circostanze di fatto, sia garantita in modo continuativo la condizione di isolamento rispetto a persone non conviventi … “.
 
Che sia obbligatorio avere sempre al seguito la mascherina è fuori di ogni dubbio ma non è altrettanto chiaro se gli uffici dei sindaci siano luoghi nei quali non è obbligatorio indossare la mascherina, visto che sul web ci sono alcuni di questi che inviano messaggi ai propri concittadini sprovvisti della stessa.
 
Non è assolutamente chiaro quali siano le caratteristiche che permettono di riconoscere i luoghi e quali sono le circostanze di fatto, riconoscibili da ogni cittadino e a coloro che sono preposti a sanzionare, che permettono di non indossare la mascherina.
 
E ancora: “ … l'accesso del pubblico ai parchi, alle ville e ai giardini pubblici è condizionato al rigoroso rispetto del divieto di assembramento di cui all' art. 1, comma 8, primo periodo, del decreto-legge 16 maggio 2020, n. 33 …”.
 
Ma quando è che si considera assembramento di persone visto che art. 1, co. 8, 1° periodo, del decreto-legge 16 maggio 2020 n. 33 non lo specifica?
 
Quale è il numero minimo di persone che contribuiscono a formare un assembramento? E come devono essere disposte?.
 
“ … per svolgere attività ludica o ricreativa all'aperto nel rispetto delle linee guida del Dipartimento per le politiche della famiglia di cui all'allegato 8”.
 
Quindi per lasciare giocare i nostri bambini all’aria aperta è necessario andarsi a leggere l’allegato 8 al DPCM.
 
“ … è consentito svolgere attività sportiva o attività motoria all'aperto purché comunque nel rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno due metri per l'attività sportiva e di almeno un metro per ogni altra attività … “ ma solo dopo aver letto le disposizioni previste dall’allegato al DPCM.
 
O gli intrecci come quelli contenuti nel D.L. n.18 del 17 marzo 2020: “Per l’anno 2020, i termini del 16 marzo di cui all’art. 4, commi 6 quater e 6 quinquies del decreto … anche in deroga all’art. 150 bis, co. 2 bis, del D. L. 1° settembre 1993 n. 385, all’art. 135 duodecies del D. L. 24 febbraio 1998, n. 58 e all’art. 2539, 1° comma…”.
 
Ma cos’è, questo “art. 135 duodecies”? Come può un cittadino capire qualcosa con parole come “duodecies” che viene usate solo nei testi giuridici e che ne ho trovato spiegazione solo nel Dizionario Olivetti italiano-latino pubblicato online? Tutto chiaro? No?
 
Non credo sia tanto difficile dire ai cittadini cosa possono o non possono fare con un linguaggio semplice ed in italiano corrente. Un linguaggio che è mancato anche nelle varie autocertificazione che sembravano essere più dei grovigli linguistici che modelli facilmente intuibili da tutti.
 
Circa l’80% delle parole usate nella Costituzione appartengono al vocabolario base e sono capite da tutti gli italiani mentre solo poco più di 200 non lo sono.
 
E’ possibile chiedere ai tecnici che oggi preparano i decreti, che vengono emanati senza soluzione di continuità, di avere, prima di tutto, cura di essere compresi dalle Forze dell’Ordine e da tutti i cittadini?.
 
Forse è chiedere troppo!.
Renato Bagnoli



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