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* VIALE VOLONTARI DEL SANGUE, PANCHINE VERSO IL MURO. UNA SCELTA PSICOTERAPEUTICA?

Pubblicato da Fiorenzo De Stefanis in Corriere di Viterbo · 29/4/2012 08:24:18

La gente di Tuscania offre spunti di riflessione a volte inimmaginabili. In Viale Volontari del sangue sono ormai in dirittura d’arrivo i lavori di ristrutturazione dell’area mercatale. L’impresa ha già ultimato la pavimentazione e sta definendo l’arredo urbano. Sono state installate anche le panchine. Molte di più di quelle che c’erano prima. Alcuni cittadini si chiedono perché adesso le panchine sono state montate al rovescio. Chi si siede avrà la vista sull’edificio delle scuole elementari e non più verso il trafficato viale centrale.

Una domanda che a prima vista può sembrare banale: che differenza fa? Invece sulle panchine a rovescio si è aperto un vivace ed inatteso dibattito culturale. "Secondo Giacomo Leopardi per superare i limiti fisici della natura umana– afferma uno dei favorevoli alle panchine al rovescio - interviene l'immaginazione, che ha come "attività" principale la raffigurazione del piacere: "Il piacere infinito non si può trovare nella realtà, si trova così nell'immaginazione, dalla quale derivano la speranza, le illusioni, ecc. Ma l'immaginazione ha bisogno di stimoli e perciò l'anima si immagina quello che non vede, che quell'albero, quella siepe, quel muro della scuola elementare gli nasconde, e va errando in uno spazio immaginario, e si figura cose che non potrebbe se la sua vita si estendesse dappertutto, perché il reale escluderebbe l'immaginario."

E ci sono anche altre spiegazioni, sempre favorevoli alle panchine rivolte verso il muro, che tirano in ballo perfino la psicoterapia. Il traffico, l’andirivieni frettoloso delle persone che si recano all’ufficio postale o nei vicini pubblici esercizi, rappresentano elemento di disturbo alla riflessione e alla ricerca del proprio io.

"Nell'epoca delle città-officine, tutto strepitio, efficienza, dinamismo esasperato, linguaggi omologanti, conformismi esistenziali, occorre davvero richiamare la saggezza del deserto, luogo aspro, inospitale, racchiuso nella fissità del suo orizzonte, dilatato nei suoi spazi minacciosi, ma anche terra vergine, metafora viva di quella parte della nostra anima non contaminata dalle grammatiche serializzanti delle città-officine, dai "si dice, si fa.. Insomma, occorre desertificare la nostra anima per riattivarne gli occhi interiori, i soli capaci di cogliere l'invisibile, la forma originaria delle cose, il significato di fondo di cui sono intessute".

E chi lo avrebbe mai immaginato che il semplice cambio della posizione delle panchine sui viali di Tuscania avesse suscitato un dibattito tanto impegnativo.





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