Talete e privatizzazione in arrivo: quanto ci costerà davvero?
Talete S.p.A., l’acqua pubblica e l’arrivo del privato: cosa cambia per noi utenti
Talete è attualmente interamente pubblica e gestisce l’acqua nella provincia di Viterbo. In aprile 2025 la Conferenza dei Sindaci ha approvato all’unanimità l’avvio di una procedura per cedere fino al 40% delle quote a un partner industriale. Il restante 60% rimarrà nelle mani pubbliche.
L’obiettivo? Raccogliere fondi per far fronte alle necessità urgenti: potabilizzazione, depurazione, e risanamento delle reti idriche ormai vecchie. Talete, infatti, non ha accesso a finanziamenti adeguati, e se non si interviene potrebbe perdere la concessione e finire nelle mani di soggetti completamente privati.
Cosa comporta tutto questo per i cittadini?
Per coprire i debiti e sostenere i costi di gestione e il ritorno sugli investimenti del privato, si prevede un aumento delle tariffe. Critici, come il comitato “Non ce la beviamo”, avvertono che potrebbero arrivare conseguenze economiche serie per le famiglie.
Meno trasparenza nelle decisioni
Con un partner privato dentro l’azienda, il controllo pubblico — pur mantenuto nominalmente — potrebbe essere meno incisivo. Le scelte gestionali rischiano di orientarsi verso il profitto piuttosto che l’interesse collettivo.
Rischio di privatizzazione di fatto
Pur mantenendo il controllo pubblico al 60%, alcuni critici parlano di operazione che segue la logica di una privatizzazione mascherata, pesantemente contrastata dai referendum e dai comitati locali.
Investimenti importanti — ma bastano?
Sono stati stanziati oltre 18 milioni di euro dallo Stato e circa 4,5 dalla Regione Lazio per l’ammodernamento e la rimozione dell’arsenico dall’acqua. Tuttavia, per alcuni esperti e comitati, tali fondi non giustificano l’ingresso del privato, visto che l’acqua dovrebbe continuare a essere un bene pubblico.
La Redazione