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• - LA PASQUA SPARITA. di Silviera Cecilioni. Parte 2°.

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Le tradizioni, normalmente, sono tramandate attraverso le generazioni di padre in figlio ma purtroppo in tempi "veloci" come il nostro, molte vecchie tradizioni vanno sparendo per fare posto ad un progresso che travolge i ricordi. Per nostra fortuna, qualcuno ha pensato bene di farne una tesi di laurea: Silviera Cecilioni negli anni sessanta (1960-61), ha raccolto quelle tradizioni che altrimenti sarebbero andate irrimediabilmente perdute. Questa sua tesi è stata pubblicata in un libro: "Contributo allo studio delle tradizioni popolari di Tuscania" che io consulto gelosamente. Mi permetto da queste pagine di ringraziare Silviera, per la meravigliosa testimonianza che ci ha lasciato.luigi pica.
 
VENERDÌ SANTO. All'alba del Venerdì Santo partono dalle Chiese le «Compagnie» per la visita ai Sepolcri: alle cinque da S. Giovanni e S. Marco, alle sei, quando tornano le prime due, dal Duomo e dai S. Martiri. A vanti vengono le giovani, poi i giovani di Azione Cattolica; seguono le donne cristiane, i Confrate1li (Veste bianca con cordone, mantellina nera o turchina o gialla a seconda che appartengano alla Confraternita di S. Giovanni, di S. Giuseppe, oppure della Rosa; sul petto recano anche il distintivo della Confraternita). Segue la Croce di legno nero, con appesa ai bracci la «disciplina», la lancia e la canna con la spugna; il portatore ha l'abito della Confraternita, ma a differenza di tutti gli altri, porta il cappuccio calato. Lo affiancano due confratelli, anch'essi incappucciati, che recano i fanali accesi.
 

Si cantano delle laudi accompagnate dal suono della banda, che per l'occasione si è divisa in varie «gavette» (gruppi) secondo il numero delle compagnie che escono contemporaneamente. Dietro la Croce viene il sacerdote, rivestito di cotta e stola; il quale in ogni Chiesa dove si entra fa recitare le preci adatte per la visita. Le laudi cantate sono: «A Gesti nella Passione», «Stava Maria dolente», ecc. e in modo particolare lo Stabat Mater con musica originale. E' tradizione offrire ai musicanti e agli uomini della Confraternita da bere perché possano cantare meglio.

Fino a qualche anno addietro la Messa si celebrava in Duomo verso le dieci; oggi è stata spostata alle 17 pomeridiane. Si tratta della Messa detta «senza capo né coda»: a metà infatti di essa i sacerdoti si levano le scarpe e si buttano a terra in atto di adorazione della Croce; baciano il Crocefisso che, dopo di loro, anche tutti i fedeli si recano a baciare. Ma la giornata del Venerdì Santo è soprattutto caratterizzata dalle due funzioni pomeridiane: le tre ore di agonia e la processione «Della Madonna Addolorata». L'«agonia» ha luogo dalle ore 13 alle 15,30 e per tutto questo tempo un oratore venuto di fuori (mai un parroco del luogo) rievoca il mistero dell'Incarnazione divina, commenta le sette parole di Gesti sulla Croce, e ognuna di queste sette prediche viene a sua volta commentata dalla musica e dal canto.
Finite le sette prediche, viene impartita al popolo la benedizione con le reliquie della Croce.
Sul palco del predicatore c'è un Crocefisso molto grande. Nei tempi passati, dopo l'agonia, verso le sei, vi era una processione che dal Monastero di S. Paolo si recava al Duomo, portando per le vie il simulacro di una piccola Madonnina.
 
SABATO SANTO. «Oggi non si usa più, è tutto rimodernato!», con questa frase le donnette tuscaniesi esprimono il loro rammarico per la soppressione di tutte le belle tradizioni del Sabato mattina. Il parroco passava durante la giornata del sabato, (ora che la solenne Messa di Resurrezione del sabato mattina è stata spostata al sabato notte, passa il lunedì, il martedì, e il mercoledì successivo), accompagnato da un chierichetto in cotta bianca, a benedire le case: si preparava allora una tavola apparecchiata, sulla quale erano posti, per farli benedire, i tradizionali cibi di Pasqua: uova sode, salame, pizze, l’agnello, il formaggio, la palomba. Al sacerdote si fa un’offerta in denaro o uova, che il chierichetto pone in un canestrino che porta con sé.
 
Il sacerdote non va a benedire quelle case, in cui vi sia qualche unione illecita e illegale. Al festoso scampanio che annuncia il miracolo divino della Resurrezione, si univano, la mattina del sabato, colpi di fucile; si lanciavano castagnole, e sulla piazza del Duomo sparava anche un piccolo cannone; tutti si recavano nella Chiesa del Duomo dove il sacrestano distribuiva l’Acqua Santa benedetta dal sacerdote.
 
Quest’acqua serve a vari usi. La si conserva in un’acquasantiera da capo al letto quale protezione da tentazioni; e contro le malattie; per guarire gli indemoniati; per dare da soli la benedizione, in caso di improvvisa disgrazia familiare, infine, la si spande agli angoli delle case, durante i temporali, per tener lontani i fulmini.
 
Quando si sciolgono le campane le mamme fanno camminare i loro bambini, ché l’aria benedetta li sorreggerà.
 
Si pianta in tal giorno ogni genere di verdura, specialmente il prezzemolo e il basilico; queste piantine non fioriranno mai, e perciò saranno sempre pronte all’uso.
 
Se quando si sciolgono le campane, soffierà il vento, esso tirerà per tutto l’anno.

PASQUA DI RESURREZIONE.

 
Le tradizioni del giorno di Pasqua sono essenzialmente gastronomiche. La prima colazione del mattino è costituita da:
 
-        uova sode
-        capocollo e salame con la pizza gialla (fatta con la ricotta e il pepe)
-        la corata d’agnello in padella con la cipolla
-        la pizza dolce.
 
A mezzogiorno si mangia:
 
-        il brodetto (brodo d’agnello, tipico, del giorno di Pasqua; comune è l’espressione «Sei antico quanto il brodetto di Pasqua»)
-        pastasciutta
-        agnello pasquale
-        pizza gialla con capocollo e salame
-        uova sode, con i gusci disegnati coi colori più vari
-        pizze dolci
-        uova di cioccolata.
 
Dolci tradizionali sono anche le «palombelle», sorta di ciambelle intrecciate con uno o due uova sode. In tutte le Chiese si ripete «la Messa della Resurrezione», già celebrata durante la notte.
 
Per Pasqua si deve rinnovare qualche capo di vestiario, quasi ad assecondare il detto: «Per Pasqua e per Natale si rinnovano le villane».
 
LUNEDI DI PASQUA O DELL’ANGELO. E’ una festa essenzialmente agreste. Partono dal paese allegre comitive che raggiungono la campagna. Oggi non vi sono mete fisse; un tempo invece si andava di preferenza a S. Pietro. Si faceva colazione sul prato della chiesa o nei campi circostanti.



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