09/2017 - Succede a Tuscania - Toscanella - 2017


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● - INTERVISTA A SOFIA, LA TARTARUGA CENTENARIA DEL MUSEO ARCHEOLOGICO DI TUSCANIA

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TUSCANIA - Ci sono cose nei nostri paesi, nelle nostre città che vediamo quasi tutti i giorni, ma non finiamo mai di scoprire. Personalmente, anche se si trova a pochi passi dalla casa nella quale sono cresciuto, ogni volta che ritorno al Museo Archeologico Nazionale di Tuscania trovo qualcosa di diverso e sorprendente. Per questo ho deciso di intervistare un personaggio poco noto, ma che sicuramente più di chiunque altro conosce i segreti, le storie, ma anche i problemi di questo luogo. Non è una persona, ma si tratta di Sofia, la grande tartaruga centenaria che vive nello splendido chiostro del vecchio convento che ospita le sale del museo. È la prima volta che intervisto una tartaruga e certamente la cosa può sembrare strana e bizzarra, ma penso che per fare bene i giornalisti bisogna ascoltare tutti. Quindi, in questo pomeriggio di tarda estate, mi sono messo in ginocchio sul prato e ho tirato fuori il mio taccuino.
 
Come devo chiamarla? Signora Sofia va bene?
Sono una signorina veramente, ma dammi del tu, puoi chiamarmi semplicemente Sofia.
 
Quindi vivi “letteralmente” dentro il museo?
Si, da tantissimi anni ormai la mia casa è questo giardino dove ci troviamo, il chiostro del Convento di Santa Maria del Riposo. Un convento dell’ordine francescano, questo si intuisce bene dalle lunette affrescate che raccontano proprio la vita di San Francesco e del suo miracolo a Tuscania. Infatti, nel 1222 il Patrono D’Italia è passato in queste strade e ha guarito il figlio del cavaliere che l’ha ospitato.
 
Come ti trovi qui?
Mi trovo benissimo, come puoi notare è un luogo incantevole, pieno di silenzio, storia e bellezza, tutte qualità che noi tartarughe apprezziamo molto. Inoltre sono tutti molto gentili con me, in particolare i ragazzi e le ragazze che lavorano qua mi tengono compagnia e mi danno da mangiare frutta e verdura, soprattutto lattuga e albicocche delle quali sono ghiottissima.
 
Le tartarughe apprezzano la storia?
Certamente, forse noi più di tutti nel regno animale sappiamo apprezzare il significato e gli insegnamenti del tempo. Voi umani dovreste farlo di più e pensare che qui sono conservati meravigliosi oggetti che raccontano la vita di un popolo dal quale voi discendete.
 
Stai parlando degli etruschi vero?
Si, un popolo veramente interessante, per alcuni aspetti ancora molto misterioso, ma che sicuramente amava la vita e viveva in assoluta armonia con la natura.
 
Cosa ci consigli di visitare al museo?
Beh, potrei parlare per ore, ma so che voi avete sempre fretta. Qui sono conservati tanti reperti, molti dei quali appartenenti ad importanti famiglie etrusche come i Curunas. Nelle sale si trovano corredi completi di calici banchetto per esempio e le anse di bronzo, in una delle quali è rappresentata una venere molto simile a quella di Botticelli, un altro umano che ha descritto meravigliosamente la natura. Tra i pezzi da vedere assolutamente ci sono i sarcofagi fittili, dei quali il più famoso è quello definito “della suocera”. Sono veramente bellissimi e descrivono minuziosamente persone vissute migliaia di anni fa. In più, non molti sanno che qui è possibile vedere il celebre dado da gioco etrusco, uno dei simboli di Tuscania.
 
Con tutti questi tesori questo luogo sarà affollato di visitatori…
No, sicuramente vengono diverse persone, ma per la quantità di bellezze conservate in queste sale i visitatori sono sempre troppo pochi. Non mi intendo troppo di questioni di politica umana, ma da quanto ho capito la riforma ha creato una separazione tra museo e territorio ed ora l’Etruria rientra in una generica sovrintendenza del Lazio dove sono presenti poli di attrazione che fanno più audience. Quindi vengono più pubblicizzati per un turismo che punta alla quantità, più che alla qualità. Il problema è che piccole realtà come questa rischiano di scomparire se non ricevono le giuste attenzioni e non si spinge ancora per farle conoscere.
 
Noto una certa tristezza in queste parole, non pensavo che ti faceva piacere avere intorno tanta gente…
Noi tartarughe, anche se amiamo il rispetto e la quiete, siamo animali socievoli, oltretutto il giardino di questo museo e questa città sono la mia casa e la casa dei miei avi, oltre che dei vostri. Noi vivevamo nei giardini già dai tempi degli etruschi e dei romani e a chi farebbe piacere vedere la propria casa, la propria storia rischiare di andare in malora?
 
In conclusione, cosa vorresti per il museo?
Non credo che servono le parole di una tartaruga come me per capire che c’è tanta bellezza intorno a noi e non bisogna andare troppo lontano a cercarla. Una bellezza che merita di essere scoperta, apprezzata e soprattutto difesa. Quindi dovete venire in tanti a trovarmi in questo splendido chiostro e se passate magari portatemi qualche albicocca. In cambio ho tante storie da raccontare, per chi vuole ascoltarle.
 
Stefano Mattei
 



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