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Note

Acquaforte

[1] Chi volesse approfondire la conoscenza degli scavi effettuati nelle “Terme Romane” di Tuscania, può leggere lo studio pubblicato da G. BENDINELLI, Tuscania: Tomba a camera rinvenuta in località “Poggio Calvello”. Resti di costruzioni romane presso la chiesa di S. Maria Maggiore, in “Notizie degli Scavi” (1920, fasc.4°,5°,6°), pp.112-117; così pure è utile il lavoro di S. QUILICI GIGLI, Tuscana (Forma Italiae -Regio VII, volumen secundum), Roma 1970: fig. 243, p. 164 (con planimetria e sezione), foto n. 244, p. 165, fig. 252, p.167 (pavimento in mosaico delle terme). Nel 1929 il podestà, l’Avv. Enrico Conte Pocci, fece continuare gli scavi a sue spese: in quell’occasione usci un bell’articolo dal titolo Importanti scoperte archeologiche a Tuscania (con foto delle terme) sul quotidiano romano "La Tribuna" del 19 maggio 1929, p. 4 (l’articolo non è firmato, ma ritengo che sia di Giuseppe Cerasa; è conservato a Tuscania nell’Archivio privato dei Conti Pocci (inv. I-II-2.11). Ringrazio l’Ing. Cesare Conte Pocci, che me lo ha gentilmente messo a disposizione, come pure mi ha consentito di pubblicare per intero gli altri due articoli che si leggeranno più sotto.
[2] Ricordo che l’Acquarella nasce a S. Savino e, percorsi pochi chilometri, in contrada Castelluzza (subito dopo la necropoli), va a confluire nel fosso Maschiolo, proveniente dal Fontanile di Montefiascone; il Maschiolo poi si getta nel fiume Marta sotto la rupe di Pian di Mola (al Bocchettone, poche decine di metri a valle della cartiera).
[3] L’opera manoscritta di Francesco Giannotti (1533-1607) si conserva presso la canonica del Duomo di Tuscania, nell'Archivio Capitolare, n. 310bis, in due copie; una terza copia è reperibile a Roma, presso la Biblioteca Hertziana, n. d’inventario 32A (il volume è suddiviso in sei parti; le prime tre furono pubblicate in ciclostile nel 1969 dal Centro Studi Storici “V. Campanari”, diretto dall'avv. G. B. Sposetti Corteselli con il titolo “Storia di Tuscania scritta da Francesco Giannotti nel secolo XVI”).
[4] La tipologia delle monete descritte ha indotto al prof. Anthony Luttrell di ritenerle del III-I secolo a.C. (cfr.: A. LUTTRELL, Two templar-hsopitaller preceptories north of Tuscania (Plates XXI-XXVI), p. 93-94, in "Papers of the British School at Rome" XXXIX (1971), pp. 90-124. L’episodio, di cui fu protagonista Moretto il Cavallaro, fu ripreso recentemente in un racconto di P. SCRIBONI, Tuscania non c’è più, Vignanello 1977.
[5] Moretto il Cavallaro aveva due figli: il maggiore si chiamava Sallustio, nato il 3 maggio 1553; il secondo Arrigo, nato il 23 febbraio 1558 (cfr.: Archivio Capitolare Tuscania, Registro dei Battesimi, vol. I, c. 78r e 101r, rispettivamente).
[6] Il Giannotti inserisce il suo racconto nella parte in cui tratta dei castelli disseminati nel territorio di Tuscania, quando nomina il Castello di San Savino, che elenca come il quarantatreesimo castello. Ecco le sue precise parole: “Il quarantesimo terzo è San Savino, parimente per la detta strada [verso Marta] più vicino a Toscanella, et quasi sopra a li due sopradetti fiumi Maschia et Marha, che scaturisce dal Lago di Bolsena. Nel qual Castello di San Savino era già una Abadia molto riccha, di che se ne trovano molte scritture et instrumenti che ne fanno fede, sicome più sotto, nela terza parte di questi miei discorsi, toccaremo. Nel quale [castello], ali anni passati, fu trovato da uno, chiamato il Moretto Cavallaro, un bagno sotterra molto antico, con grandissima quantità di medaglie di bronzo antichissime che, secondo referiscie il figliolo maggiore di detto Moretto et altri che le viddero, ascendono a più di venti stara, che sarìan più de un rubbio e mezzo quelle che in più volte le cavò, de le quali la maggior parte eran guaste dal tempo et quasi tutte quelle che erano alquanto preservate in modo che si potessero comprendere havevono da una banda l’imagine di Jano bifronte et dal’altra diverse cose, et in molte una prora di nave conforme a quel che dice Ovidio [Fasti, I, 239-240] sopra di ciò:
At bona posteritas puppim formavit in aere
Hospitis adventum testificata dei
(Così la pia discendenza impresse nel rame la poppa
perché testimoniasse l’arrivo dell’ospite dio Giano);
dele quali medaglie ordinariamente per tutto quel contorno del territorio di Toscanella pare che spesso se ne trovi, sicome anco de’ vasi di terra, de’ condotti anco di piombo et altre cose simili come de’ muri antichi con opera reticulata et altre (Storia di Tuscania scritta da Francesco Giannotti nel secolo XVI, edita in ciclostile dal Centro Studi Storici “V. Campanari, p. 32/A).
[7] Così dice il LUTTRELL, Two templar cit., p. 94: “The remains of a Roman villa (Tuscania: 3777035), with pottery datable from the first century B.C. to the early second century A.D., lie on the plateau across the valley to the west of S. Savino”.
[8] Si rileva da una “Rubricella” manoscritta del XVII sec. (contenente una fitta serie di notizie rilevanti per la Comunità) conservata presso l’Archivio Storico Comunale di Tuscania (senza numero d’inventario, perché non ancora catalogata).
[9] Archivio Storico Comunale Tuscania, Serie: Registri dei Consigli. reg. n. 44 (1615-1636), c. 237r.
[10] Ecco come il segretario comunale ha sintetizzato la delibera approvata:
Super octava: il molto Illustre Magistrato [cioè i Priori] con li Signori Marc’Antonio Giannotti e Cap. Fabritio Poccia debbono ridurre in quel miglior stato, che giudicheranno a proposito, il bagno di S. Savino posto nel nostro territorio e si vaglino del retratto dell’ucellatura appaltata, fino alla somma necessaria (ivi, c. 238r).
[11] S. CAMPANARI, Tuscania e i suoi monumenti, I, Tipografia del Seminario presso Uldarico Sartini, Montefiascone 1856, pp. 48-49.
[12] Si noti che il Campanari sta parlando delle “terme romane”, da lui qui intuite, ma ai suoi tempi ancora sconosciute: sarebbero state portate alla luce, come abbiamo visto, una sessantina d’anni dopo, durante la Prima Guerra Mondiale!
[13] Qui il Campanri appone una nota, che io ometto, perché riporta il passo del Giannotti con l’episodio di Moretto il Cavallaro, che già conosciamo.
[14] 23 gradi R° (Reaumur) corrispondono a 28,75 gradi C°.
[15] CAMPANARI, Tuscania cit., p. 49-50.
[16] Ivi, p. 50.
[17] Tuscania, Archivio Storico Comunale, Fondo Diplomatico, pergg. n. 23 e 24 del 5 maggio 1263. Il pianoro si trova sulla rupe tufacea, simile ad una prora di nave, delimitata dal fosso dell’Acquarella ad est e dal fosso Le Buche ad ovest, che confluiscono a qualche centinaio di metri a valle della sorgente dell’Acquaforte.
[18] LUTTRELL, Two templar cit., che è il testo più esauriente di tutti; si trovano notizie anche le seguenti opere: C. PINZI, Storia della città di Viterbo, III 1899, pp. 118 e 122; M. ANTONELLI, Vicende della dominazione pontificia nel Patrimonio di S. Pietro in Tuscia dalla traslazione della Sede alla restaurazione dell’Albornoz, p. 387, in “Archivio della Società Romana di Storia Patria”, vol. XXV(1902), pp. 355-395; G. SIGNORELLI, Viterbo nella storia della Chiesa, I, Viterbo 1907, p. 78; F. LUDOVISI – S. AURELI – L. LUDOVISI, Comparsa Aggiunta (Roma 16 luglio 1907), in “Giunta degli Arbitri in Viterbo – Comune di Marta contro il Sacro Collegio degli Em.mi Cardinali” (fotocopia fornitami gentilmente dall’amico Carlo Prugnoli, interessante per le vicende della tenuta agricola di S. Savino); G. CERASA, L'Agro Tuscaniese e i Diritti Civici, vol. I - I Pascoli, Viterbo 1911, pp. 366-370 (dove la storia si S. Savino è abbastanza dettagliata); C. DE CUPIS, Le vicende dell’agricoltura e della pastorizia nell’Agro Romano. L’Annona di Roma. Giusta memorie, consuetudini e leggi desunte da documenti anche inediti, Roma 1911, p. 194; G. SILVESTRELLI, Le Chiese e i Feudi dell’Ordine dei Templari e dell’Ordine di San Giovanni in Gerusalemme nella Regione Romana, pp. 502, 527-528, in “Rendiconti della Reale Accademia dei Lincei, classe di scienze morali, storiche e filologiche”, Serie V, vol. XXVI, fasc. 5-6, Tipografia dell’Accademia, Roma 1917, pp. 491-539; S. CONTI, Le sedi umane abbandonate nel Patrimonio di S. Pietro, Firenze 1980. pp.172-173; G. GIONTELLA, Tuscania (VT). S Sabino (o Savino), in “Monasticon Italiae”, I, Roma e Lazio (eccettuate l’Arcidiocesi di Gaeta e l’Abbazia nullius di Monetecassino) a cura di F. CARAFFA , Cesena 1981, Scheda Bibliografica, n. 269, p. 187.
[19] Legge del 24 giugno 1888, n. 5489, confluita poi nel Testo Unico emanato con Regio Decreto del 3 agosto 1891, n. 510.
[20] G. CERASA, Gli Acquedotti e le Fontane di Tuscania, Tip. Agnesotti, Viterbo 1914, p. 6, nota 1. Ometto di citare qualche passo di questo volume, perché sono tutte notizie che ho già riferito precedentemente.
[21] “Il Messaggero” del 22 marzo 1922: Da Tuscania - Per le nostre acque termali (articolo non firmato, conservato a Tuscania nell’Archivio privato dei Conti Pocci (inv. I-II-1.1).
[22] “Il Giornale d’Italia” del 23 settembre 1930, p. 5: Le acque minerali di Tuscania (articolo non firmato), rilevato nell’Archivio dei Conti Pocci, citato (inv. I-II-2.11).
[23] Il documento (prot. n. 3363 del 3.12.1947) si trova presso l’Archivio Storico del Comune di Marta (posiz. n. 877-CI.III). Mi è stato gentilmente fornito in una recente ricerca d’Archivio dalla bibliotecaria comunale Irene Fedeli, che ringrazio per la sua cortesia.

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