‘L DISPENSORIO
Quanno zì Ida diva ‘l dispensorio(1
tanta de gente da lee ricorreva
pe’ lo volé sapé che nun sapeva,
fatto d’amore o fatto operatorio,
p’anticipà ‘l futuro o ‘l passato
de rievocallo bene perché annato.
La chiamavono tutte la Civerga,
ogni mattina dava la commanna
come faceva pure la Sciamanna,
a ciò che doppo al forno ie converga
quella che ‘l giorno prima s’era segna
pe’ coce ‘l pane al forno co’ le legna.
Co’ le fascine ce mannava ‘l forno,
frasche d’olivo, cerqua o altra cosa,
la zì Civerga adera tanto estrosa .
‘ l lavoro cominciava in primo giorno,
si tante vorte lee se feriva
con cenere quel taijo se copriva.
Ma più de tutte se dava ‘mportanza
quanno ie se chiedeva del dispensorio,
te dava un responso aleatorio
con qualche filo de bona speranza;
“zì’ I … diteme n’po si tizio o caio
m’hanno rubbato o si io me sbaio “?
Lee se faceva ‘l segno de la croce ,
girava l’occhie come a cercà quarcosa
e quanno arcigna e quanno festosa
risposta te la dava a schietta voce;
“ fì nun so’ chi tu crede le rapace;
so’ forestiere e mo vattene in pace.
1-dispensorio vuol dire una persona che da oracoli, cioe’ che da connsigli dietro richiesta su fatti presenti passati e futuri, su l’esito di operazioni chirurgche, fatti di furti avvenuti di chi ne fosse stato l’autore e su fatti inerenti l’amore ed altre cose. Civerga e sciamanna erano due fornare. Era anche una mia lontana parente perche’ faceva di cognome come mia povera madre, cioe’ Tosi e di nome Ida, lei a tutti appellandola rispondeva amichevolmente “fi”, come per dire figlio, che lei era gia’ avanti negli anni.Quando vaticinava, facendosi il nome del padre, abbassava gli occhi, ed aspettando un cinque minuti in silenzio, mentre io credo che pregasse, li alzava e puntandoli sugli occhi del vaticinato, diceva a viva voce il suo responso. Da qui la poesia.