Veriano Lucchetti - Toscanella - Personaggi

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VERIANO LUCHETTI

Nato a Tuscania, ha debuttato al Teatro Sperimentale di Spoleto. Subito scritturato dal Teatro La Fenice, si è esibito in tutti i grandi teatri italiani e del mondo: Arena di Verona, Maggio Musicale Fiorentino, Scala (compresa l’inaugurazione del bicentenario con Simon Boccanegra - Strehler - Abbado e le tournée a Washington, New York, Tokyo, Londra, Berlino, Praga, Vancouver), Berlino, Monaco, Vienna, Salisburgo, Chicago, San Francisco, Opéra di Parigi, Metropolitan e con i più prestigiosi direttori d’orchestra: Muti, Abbado, Gavazzeni, Votto, Gui, Kleiber, Giulini, Solti, Schippers, Metha, Ozawa, Sawallisch, Maazel. Il suo repertorio è molto vasto e va dal 700 a Spontini, Cherubini, Rossini, Donizetti, Bellini, Puccini con Verdi prediletto, comprendendo anche Bizet, Gounod, Berlioz, Meyerbeer ed altri. Ha svolto un’intensa attività concertistica cantando alla Carnegie Hall di New York, alla Royal Festival Hall di Londra, al Concertgebouw di Amsterdam, alla Musikverein Saal di Vienna, a Santa Cecilia di Roma ed in altre prestigiose sale da concerto a Berlino, Philadelphia, Tel Aviv, Parigi, Tokyo ecc. Ha partecipato a produzioni operistiche e concertistiche alle radio e televisioni italiane e straniere registrando videotape di Attila e Vespri Siciliani di Verdi. Ha inciso dischi con EMI, RCA, Fonit Cetra, Hungaroton, Decca. E’ presente in diverse giurie di concorsi di canto nazionali ed internazionali ed è docente di vari corsi di perfezionamento.

(intervista  a Veriano su Città Nostra del dicembre 1980).
Villaggio residenziale di Colle Romano, presso Riano Flaminio a due passi da Roma. Il robusto cancello di rovere, unico fornice di una bassa cintura di mattoni intonacati di bianco, si apre quel tanto per consentire al cameriere-guardiano e a due splendidi cani maremmani di scrutare il disegno del visitatore e le sue intenzioni..
"Il signor Luchetti mi aspetta".

E’ una parola d’ordine che fa effetto. Attraverso velocemente il pratino all’inglese e mi trovo subito accovacciato nella comoda poltrona dello studio. Il grande camino profuma ancora di legna bruciata; l’avorio della tastiera del piano a semicoda è un invito per le morbide carezze di due mani vellutate; alle pareti c’è anche un Cesetti con i suoi cavalli nervosi e colorati. La libreria è un inno al bel canto: monografie di Verdi, Mascagni, Giordano, Cilea, Wagner, Puccini…; libretti di opere di ogni formato, enciclopedie della musica, saggi critici, alcuni volumi di Tuscania.

Pregevoli pezzi di antiquariato un po’ ovunque; in bella mostra c’è un giradischi professionale con casse armoniche dislocate nell’adiacente salotto illuminato dal cristallo di un tavolo basso e affusolato dove sono adagiate, con ordinata confusione, le variopinte custodie di trentatré giri dai titoli più melodiosi: Butterflay, Otello, Forza del destino, Rigoletto, Aida, Boheme, Fedora, Carmen…
Il padrone di casa fa un’entrata alla Cavaradossi; per poco non mi chiede i colori ed ha in mano una bottiglia gelata di bianco EST, EST, EST, la sua marca preferita.

Indossa una vestaglia di seta blu notte che rende la sua figura ancor più snella e aitante.
Veriano Luchetti, nativo di Tuscania, nel cuore della Maremma viterbese, 42 anni, tenore lirico, sposato con soprano, padre di due figli: Francesco e Laura, volto barbuto, capienza dei polmoni ottima, voce cristallina.
La critica lo colloca tra i migliori del momento insieme a Placido Domingo, Pavarotti e Carreras.

Ha cominciato a cantare a cinque anni. Si chiudeva nel bagno un po’ per ascoltare meglio le vibrazioni della sua voce, un po’ per sfuggire alla noiosa curiosità dei compagni che lo chiamavano Paperino, in quanto era piuttosto basso e grassottello. Suo padre, Giustino, proprietario di un molino a grano e di un frantoio, alla testa di una famiglia numerosa, è stato il suo primo ammiratore.
- Ricordo che il ragioniere del molino smetteva di fare i conti e si allontanava brontolando quando mi sentiva cantare.
- Chi è stato il suo primo maestro?
- Amedeo Cerasa, un tuscanese amico di mio padre e direttore al Conservatorio di Pesaro, che consigliò i miei di farmi studiare musica. Preferirono però iscrivermi all’ Agraria di Bagnoregio. La mia passione per il canto però ebbe la meglio e cominciai a frequentare la maestra Vignoli che era una mia grande estimatrice.

Avevo una voce baritonale che la maestra Di Veroli, che in seguito frequentai metodicamente due volte la settimana nel suo studio romano, mi impostò su timbri tenorili. Dopo il servizio militare decisi di iscrivermi nel 1963 al Concorso Voci Nuove di Spoleto. Risultai fra i migliori e mi toccò subito la parte del Conte Loris nella Fedora di Giordano. La critica fu favorevole. Incominciò così la mia carriera. Avrei voluto che mio padre fosse stato in platea per ringraziarlo e ripagarlo dei sacrifici che aveva fatto per farmi studiare.
- Il suo giorno più bello?
- Ne ricordo tre: la nascita dei miei figli; il successo ottenuto nella parte di Vasco de Gama nell’Africana al maggio musicale fiorentino; la soddisfazione che ebbi quando ad Orvieto cantai la Messa da requiem di Verdi e alla fine mi telefonò Mario del Monaco dicendomi: Finalmente ho riascoltato una voce di tenore.

La nostra intervista con Veriano Luchetti finisce qui.
Abbiamo incontrato un uomo semplice e leale, un artista serio e professionalmente preparato, un grande tenore lirico, un marito onesto e un padre felice.



 
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