Angelo Tartaglia da Lavello (1413-1421)

La Signoria di Tuscania

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La Signoria Tartaglia a Toscanella (l’odierna Tuscania), durò ufficialmente dal settembre 1414 al dicembre 1421, ma ebbe inizio già nel 1413[1] con l’occupazione del Tartaglia delle terre del Patrimonio per conto del re di Napoli Ladislao di Durazzo (vedi Introduzione, § 15 e segg.). Tale momento delle vicende del nostro condottiero, e della storia di Tuscania, è alquanto noto, ma nel contempo poco studiato; affrontato solo marginalmente nel trattare delle più importanti vicende militari o biografiche, quando invece nelle ricerche, seppure sommarie, finora condotte, il fenomeno della Signoria Tartaglia a Tuscania si è rivelato cruciale per il condottiero lavellese;[2] tanto che egli vi profuse tutte le energie di maturo condottiero e scaltro stratega, negli ultimi anni della propria vita, nel tentativo di creare un possedimento territoriale, avallato dai riconoscimenti necessari con l’acquisizione di titoli nobiliari, incarichi e investiture relative, al fine di conquistarsi un territorio per se, guerriero errante e senza più patria (fatta eccezione per la lontana Lavello)[3] e garantire un futuro alla propria famiglia.  

Tuscania in quei primi anni del Quattrocento era ancora una florida ed importante città delle terre della Chiesa denominate Patrimonio di S. Pietro in Tuscia.[4] Ma come tutto il territorio della Chiesa soffriva delle condizioni di crisi, della precarietà e dell’anarchia conseguenti allo scisma del 1394 – 1417, con un vuoto di potere che causò la contemporanea elezione, dal 1409 al 1413, di tre papi (Introd., § 1-7). In queste condizioni Tuscania era dominata da conquistatori e signori, passando di mano in mano a seconda del prevalere nella Tuscia di un esercito o una fazione papale. Proprio in occasione della conquista di re Ladislao delle terre del Patrimonio, nel 1413, per cui Angelo Tartaglia combatteva[5], egli decise di impossessarsene, allorché fu abbandonata da Paolo Orsini e quando glie ne fu affidato il governo da Ladislao di ritorno a Napoli. (Introd., § 17).

            Nell’agosto del 1414, con la improvvisa morte di re Ladislao e altrettanto repentini passaggi di parte e manovre politico militari conseguenti all’abbandono dei campi di battaglia da parte di questo importante contendente, anche Tartaglia, che da anni scorrazzava per mezza Italia con un piccolo personale esercito di qualche centinaio di fidate lance, raggiunta ormai un’età di più di quarant’anni e avendo una numerosa famiglia a carico, dovette incominciare a sentire la necessità di sistemarsi, con

[1] Secondo storici tuscanesi la presenza del Tartaglia a Tuscania ebbe un prologo nel 1408: F. Antonio Turriozzi, Memorie istoriche della città Tuscania che ora volgarmente dicesi Toscanella, 1778, p. 41; Secondiano Campanari, Tuscania e i suoi monumenti, 1855, p. 208.

[2] Purtroppo non si possiedono documenti o archivi a Tuscania di questo periodo; l’archivio comunale medievale è andato perduto e i primi consistenti documenti (fatta eccezione per una serie di pergamene) risalgono alla metà del XV secolo. Tutte le notizie sulla Signoria Tartaglia devono essere tratte da documenti di archivi delle città limitrofe o con cui il condottiero ebbe a che fare: Roma, Siena, Firenze, Perugina, Orvieto, Viterbo, ecc., oppure da cronache o trattazioni storiche relative ai personaggi con cui ebbe contatti. Il periodo della Signoria tuscanese risulta perciò non facile ad essere ricostruito, ma di possibile trattazione e per ora è presentato in sintesi e nei suoi aspetti generali. 

[3] Sempre per la scarsità di documenti sul primo periodo della vita del Tartaglia, non abbiamo notizie certe su eventuali sue signorie, in particolare quella di Lavello, attribuitagli dagli studiosi Mauro Carretta e Antonio di Chicco: vedi i contributi al presente Convegno di M. Carretta e A. Di Chicco, nonché, sempre dello stesso Di Chicco: Tartaglia da Lavello, condottiero del primo Quattrocento, in “Tarsia”, a. IV, n. 9, Melfi 1990, p. 15 e seg.; Storia di Lavello dalle origini al Medioevo, Lavello 1998.

[4] G. Giontella, Tuscania attraverso i secoli, 1980.

[5] A. Di Chicco, 1990, cit., p. 35 e seg.