I subalterni del Tartaglia: mastro Andrea da Toscanella - Tartaglia-new

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I subalterni del Tartaglia: mastro Andrea da Toscanella

Contratto di condotta
E non era soltanto il Grasso a dare grattacapi al Tartaglia, che doveva continuamente correre ai ripari provocati dai suoi subalterni. Per brevità, ricordo un solo episodio, ma ve ne sarebbero diversi da raccontare.

Un cittadino di Tuscania, mastro Andrea, insieme ad altri 11 di Montalto, erano andati a cavallo verso la spiaggia di Capalbio (oggi metà dei vip romani), in località Canneto Grosso; avevano trovato un’imbarcazione, uno schifo, carico di pesce di proprietà di un commerciante fiorentino, Nanni di Niccolò, che aveva comperato il pesce fresco e salato, ad Orbetello, e lo stava portando al porto di Corneto per portarlo a vendere nell’entroterra di Corneto, di Tuscania e di Viterbo. Un fortunale aveva mandato in secca la barca e Nanni stava scaricando il pesce per trasportarlo su dei carri; non solo, ma erano venuti da Orbetello alcuni carpentieri a riparare lo schifo di Nanni ed altre due barche in secca rovinate dal fortunale. 

Ebbene, i dodici cavalieri ladroni (guidati da mastro Andrea da Toscanella) avevano aggredito i malcapitati e li avevano derubati di tutto: pesce, soldi, sartìe, vele, corde "et tutte altre massarizie che vi trovaro" e li portarono a Montalto, ma alla fine vennero catturati. Ora i Senesi scrissero a tutti i responsabili dei vari castelli da cui provenivano i ladroni, chiedendo giustizia. La lettera di protesta arrivò anche al Tartaglia, che dovette constatare nell'episodio il coinvolgimento di un suo dipendente, per cui non gli restò che chiedere scusa, ma contemporaneamente invocò la grazia per il tuscanese mastro Andrea. La Signoria di Siena gliela accordò, purché fosse restituito il maltolto ed il Tartaglia punisse mastro Andrea come meritava, nelle carceri di Tuscania[57].
 
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