6. SECONDIANO DAVANTI AL PREFETTO VALERIANO.

 

Due mesi dopo, il togato Secondiano fu convocato dal prefetto Valeriano, perché qualcuno aveva riferito che lui ed i due maestri di eloquenza, Veriano e Marcelliano, erano divenuti Cristiani.

Agli accusatori il prefetto Valeriano aveva confessato: “Avrei giurato che Secondiano si mantenesse sempre fermo nei suoi propositi, invece devo constatare che è divenuto infermo, se è vera l'accusa che gli viene mossa."

Allora, in nome dell'amicizia che lo legava a Secondiano, Valeriano gli inviò la seguente lettera:

         "Il prefetto Valeriano scrive a suo fratello Secondiano togato.

Per il rapporto di amicizia che mi lega a te, sono un po' preoccupato, e mi meraviglia il fatto che tu non sia più venuto a trattare con me sui diversi problemi, inerenti alla mia carica, e a suggerirmi gli utili consigli, che mi hai sempre fornito. Ti prego, pertanto, degnati di farmi visita, anche perché vi sono dei problemi di interesse pubblico, sulla cui indagine è necessaria la tua consulenza. Per questo motivo cerca di venire al più presto, senza alcun indugio."

 

7. SECONDIANO E COMPAGNI SI RECANO DAL PREFETTO VALERIANO.

 

Dopo aver ricevuto la lettera, Secondiano la lesse, comunicò il contenuto ai suoi compagni di fede, Marcelliano e Veriano, e si accomiatò da essi con queste parole: "Ecco, o fratelli miei, sappiate che si sta per compiere il tempo del nostro (trionfo): dobbiamo prepararci alla battaglia! Ma ormai siamo già rivestiti delle armi della Fede, per cui non dovremo avere più alcun timore!"

Per prevenire eventuali repliche dei due suoi amici, Secondiano continuò:

"E sia ben chiaro! Soltanto io mi recherò personalmente dal prefetto Valeriano!'

Ma i due amici obiettarono immediatamente: "No! Anche noi verremo con te!"

Sul far del giorno, s'incamminarono tutti e tre verso il Palazzo di Sallustio, dimora dell'imperatore Decio; in un'ala di quel palazzo aveva i suoi uffici anche il prefetto Valeriano.

La presenza di Secondiano venne riferita a Valeriano, che usci subito dal palazzo, per recarsi nella sede in cui effettuava gli interrogatori: la basilica di Asclepio.

Non appena Secondiano venne introdotto, il suo volto si trasfigurò. Allora il prefetto Valeriano lo guardò ed incominciò a parlargli: "Tu sei un uomo eloquentissimo, hai sempre dimostrato prudenza e saggezza in ogni situazione; che cosa è che sento ora sul tuo conto?"

         "lo, certamente, non ti ho detto niente;- rispose Secondiano - che cosa hai

sentito dire?"

         "Qualcuno mi ha riferito - replicò il prefetto Valeriano - che sei diventato un insensato!"

Gli rispose Secondiano togato: "Veramente, io ritengo di essere diventato più assennato. "

"Allora perché - continuò Valeriano - hai scelto di entrare nelle fila di coloro che si dichiarano Cristiani?"

Secondiano togato rispose, allora, con tali accenti al prefetto Valeriano: "Se tu potessi comprendere, in qualche misura, che cosa significhi essere cristiano, sono certo che anche tu vorresti diventarlo! Ma non riesci proprio a ricordare quante persone che ti sono sfilate davanti? e quale tempra abbiano dimostrato questi testimoni del mio Signore, mentre li stavi interrogando? Ma non ti fa riflettere l'atteggiamento di disprezzo che i cristiani mostrano verso le cose di questo mondo, verso le ricchezze terrene, pur di conseguire una vita eterna? E pensare... quanti Cristiani ho torturato anche io, dietro tuo ordine! Ah! me misero ed infelice, che porterò dentro di me un eterno rimprovero! Tuttavia, io sono fermamente convinto che il mio Signore, Gesù Cristo, che regna in eterno, ha già perdonato la mia iniquità!"

         "Allora è vero! - interruppe bruscamente il prefetto - sei già diventato cristiano!"

Rispose deciso Secondiano: "Sì! e profondamente cristiano!"

 

 Abbozzando un amaro sorriso, il prefetto Valeriano continuò: "Non vorrai certo, mio caro amico, distruggere d'un colpo la nostra vecchia amicizia; ma, soprattutto, non vorrai rompere il

tuo legame con l'Imperatore!”

Secondiano togato lo interruppe: "Tièniti la pure la tua amicizia, che si rivela odiosa per il nostro Creatore. Quanto a te, poi, se tu potessi conoscere il fine per il quale sei nato, disprezzeresti gli idoli e saresti purificato. Proprio di questo ha parlato il profeta Isaia: 'Coloro che sono puri di cuore, rimangono per sempre puri di cuore; coloro che, invece, vivono nel sudiciume, ràzzolino ancora nella loro sporcizia”; ormai tu sei diventato impuro una volta per sempre."

         "Amico, - lo interruppe Valeriano - ti ho fatto forse qualche ingiuria? lo non disprezzo la nostra antica amicizia, anzi cerco di rinsaldarla."

         Dopo queste parole, il prefetto Valeriano ordinò che Secondiano fosse rinchiuso in carcere.

Nel frattempo, Veriano e Marcelliano erano rimasti fuori dall'aula delle udienze. Quando videro passare Secondiano sotto scorta armata, cominciarono a gridare verso i soldati: "Perché portate in carcere un innocente? Se usate per lui questo trattamento a causa del nome di Cristo, sappiate che pure noi due siamo cristiani!”

Immediatamente fu resa nota al prefetto Valeriano la presenza dei due amici di Secondiano. Senza nemmeno interrogarli,. il prefetto ordinò ai soldati di arrestarli e di condurli in prigione, dicendo: "Tratteneteli, finché non avrò riferito tutto all'Imperatore."

 

8. COLLOQUIO TRA L'IMPERATORE DECIO ED IL PREFETTO VALERIANO.

 

Il prefetto Valeriano raggiunse il palazzo imperiale e venne ammesso alla presenza dell'imperatore Dedo, che gli apparve particolarmente allegro, per cui entrò immediatamente in argomento:

"Per la vostra maestà, io voglio dimostrare alla vostra lietissima clemenza tutta la mia devozione e sottoporre di persona un caso delicato: la vostra bontà deve essere informata che il togato Secondiano, uomo assai valido per la sua saggezza, è divenuto cristiano!"

"Non è possibile! - interruppe l'Imperatore - Proprio lui ha torturato personalmente tutti quelli che ardivano dichiararsi seguaci del nome di Cristo! Come è possibile che anche lui abbia scelto di diventare cristiano?"

"lo ho già espletato - rispose Valeriano - l'interrogatorio di Secondiano: ho trovato in lui elementi di colpevolezza e l'ho affidato in custodia alle guardie."

Allora l'imperatore Decio ordinò al prefetto Valeriano: "Fallo condurre immediatamente alla mia presenza!'

"Subito! - rispose Valeriano - Come la vostra bontà comanda!"

 

9. SECONDIANO DAVANTI ALL'IMPERATORE DECIO.

 

Il giorno successivo, allora, san Secondiano venne portato alla presenza

dell'imperatore Decio.

L'Imperatore esordì osservando: "Secondiano, come mai il tuo volto è trasformato?"

Rispose Secondiano: "Lo trovi migliore oppure più luminoso?"

L'imperatore Decio, allora, si mise ad osservare il suo volto: lo trovava candido come quello di un angelo. Accennando appena un sorriso, gli disse: "Secondiano, sia per te una saggia consigliera la tua provata saggezza!

"Questa provata saggezza - ribatté Secondiano - in realtà è stoltezza, nemica crudele di chiunque."

L'imperatore Decio riprese, dicendogli: "Come ti difendi circa l'accusa di essere cristiano?"

Secondiano allora esclamò: "Sì! sono Cristiano!"

"Via! -lo redarguì Decio - desisti da questo insano proposito e continua a vivere in modo decoroso!"

Dopo queste parole, l'Imperatore cercò in tutti i modi di convincere Secondiano del suo errore.

"Sei tu - lo interruppe deciso Secondiano - che devi mutar vita ed iniziare a vivere, poiché tu credi di vivere, ma in realtà sei morto!'

         Questo concitato dialogo venne interrotto da alcuni, che entrarono e riferirono che gli altri due scolastici, amici di Secondiano, erano in prigione.