Piero Pantalfini - Toscanella - Il blog dei tuscanesi

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Piero Pantalfini

Personaggi tuscanesi

PIERO PANTALFINI

(alla morte di Piero così un giornaletto locale scriveva)
Ricordi, Piero, che funerale imponente i tuscanesi ti hanno tributato? Non vi hanno partecipato per convenienza, per dovere o per opportunismo, ma per amore. Amore è stato quello dei sacerdoti e della Giunta Comunale, che hanno voluto partecipare la tua morte e tutta la popolazione; per amore erano presenti tutte le classi sociali di Tuscania. Anche quelli che non vanno mai in chiesa erano accorsi iniziando a battere le mani alla fine di una predica che magistralmente ti aveva disegnato.

La schola cantorum ti ha accompagnato con le sue melodie all’ultima dimora, melodie che avrai certamente apprezzato, capace come eri, solo tu, di ricavare ancor più belle melodie dalle campane delle chiese della nostra Tuscania. Una solo cosa non ho capito: perché ti hanno portato in una chiesa dove non hai mai potuto esercitare la tua arte di campanaro.

Sciocchezze – tu dirai - e forse hai ragione, ma sarebbe stato bello salutarti con uno scampanio a festa badando bene di dare il blando alle corde, in modo da non urtarti. Non importa…ormai, tanto, hanno suonato per te le campane eterne del cielo. Tutto quello che abbiamo fatto è solo per amore o perché abbiamo voluto tacitare le nostre coscienze creandoci un alibi, per quello che non ti abbiamo donato in vita. Ci siamo troppe volte divertiti alle tue stranezze, rare volte abbiamo riflettuto sulle verità che ci ammannivi. Ti abbiamo visto lacero, emaciato, sporco, sembravi un cane randagio, ma cosa abbiamo fatto per te? Ti abbiamo avvicinato, rifocillato, curato, assistito, confortato? Nulla di tutto questo anche se i responsabili del Centro Sociale ci hanno provato.

La coscienza collettiva si è svegliata solo alla tua morte, triste come tutta la tua vita. Ora che gli angeli ti hanno portato in paradiso, ora che le braccia amorose del Padre ti hanno accolto dandoti quella gioia e quella pace che non hai avuto in terra, ti prego suona per noi quelle campane che hai tanto amato per svegliarci dal nostro egoismo, perché non si verifichi più che la nostra comunità, che si dice cristiana, abbandoni a se stessi gli ultimi, i poveri, gli ammalati, i soli. Per primo suona l’accenno, ma se dovessimo far finta di niente suona a distesa, perché non ci siano più alibi per noi. Quando morirò e spero che il Padre mi chiami a gioire con lui per l’eternità vienimi incontro e portami presso quelle campane che mi insegnasti a suonare da chierichetto; fammi questo favore, mi sentirò onorato e felice.

 
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