NOTIZIE ARTISTICHE E TECNICHE

Il complesso presenta notevoli manomissioni (perpetrate anche recentemente dopo i danni subiti a seguito del secondo conflitto mondiale) rispetto all'impianto originario.
Tuttavia, soprattutto planimetricamente, rivela ancora la sua impostazione architettonica benedettina.
Il convento era costituito da una serie di ambienti, disposti su tre file affiancate tra loro e
su due piani, ad andamento rettilineo suddivisi da una serie di arconi in mura tura, tra loro rinfiancantisi, sorreggenti, quelli del piano terra, i solai in legno del piano di calpestio del primo piano il quale era coperto a tetto a capanna su arcarecci sorretti da arconi, impostati su quelli sottostanti del piano terra.

 

Fig. 4 - Inquadratura del piccolo portico con al centro la fontanina in pietra del Subasio.
 

Le coperture a capanna, pertanto, si susseguivano, con un vivace movimento di masse denuncianti volumetricamente l'organismo architettonico interno, in una serie di displuvi e compluvi; qui l'acqua meteorica era raccolta in converse, sicuramente di nenfro (pietra tufacea vulcanica consistente) che la convogliavano ai buttafuori, pure in nenfro, posti alle due rispettive estremità dell'edificio.
La struttura muraria è quella tipica della Tuscia, in tufo con elementi architettonici (capitelli, mensole ecc.) in nenfro.
Le facciate, sul lato corto, sono lisce di tamponatura, mentre i lati lunghi presentano i contrafforti corrispondenti alle arcate interne.

Molto probabilmente il convento doveva avere un chiostro, individuabile nell'area interna dove oggi ne è stato ricomposto un lato costituito da semplice porticato con pilastrini in tufo e copertura a tetto in vista.
Un lato del cortile-chiostro è costituito da un edificio di più recente costruzione adibito a laboratorio, al piano terra, ed a noviziato ed infermeria al primo piano.
La Chiesa, disposta ortogonalmente al Monastero, è un piccolo edificio costituito da un'unica navata, coperta a volta acuta, divisa da tre arconi acuti su alti piedritti con capitelli a mensola; l'abside ha andamento rettilineo con contrafforti.

Fig. 5 - Pianta e sezione trasversale della Chiesa dove sono evidenziati gli interventi di consolidamento, ed è posta in risalto "l'abside" della preesistente Chiesa.


La struttura muraria originaria, visibile nella zona absidale, è a conci quadrati di tufo.
La facciata (vedi copertina), che oggi si presenta nelle vesti datele nel XVI secolo, epoca del portale, quasi sicuramente doveva presentare un rosone in nenfro; infatti due coppie di archi trilobati sono state utilizzate come archi delle bifore praticate in un restauro del XIX secolo ai lati della monofora centrale dell'abside.
 

Fig. 6
Interno della Chiesa formato da una sola navata divisa da tre archi gotici. Ha l'abside rettilineo nella quale è posta ,ma monofora stretta e snella che racchiude una pregevole opera istoriata raffigurante S. Chiara d'Assisi. Ai lati dell'abside due bifore con vetri istoriati che raffigurano l'Immacolata, S. Giuseppe, S. Paolo e S. Francesco.
(Opera di P. Giovanni Lerario o. f. m. conv.!

Dopo il terremoto del 6 febbraio 1971, l'Ufficio del Genio Civile di Viterbo ha provveduto al consolidamento del convento, mentre la Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici del Lazio ha operato il restauro del salone di ingresso al Monastero, della Sala Capitolare e della scala di comunicazione tra i due ambienti suddetti; inoltre, la Soprintendenza ha restaurato la Chiesa, la foresteria, il noviziato ed ha revisionato completamente le coperture del Monastero.

Fig. 13 -

INTERNO ALL'INGRESSO DEL MONASTERO

Affresco raffigurante S.Barbara

 

Particolare impegno ha dato il lavoro di restauro della Chiesa, dove il terremoto aveva prodotto paurosi squarci nella muratura, da quelle nella volta era visibile il cielo.
Il sacro edificio è posto in prossimità delle mura castellane e la parte absidale, a seguito del sisma, presentava uno strapiombo verso di esse. Il fatto era tanto più grave quanto più si pensa al notevole dislivello esistente tra il piano di posa della Chiesa e quello sotto stante delle mura castellane.
Per il consolidamento è stata adottata una interessante soluzione tecnica.
 

 

Fig.12

L'altare è stato costruito con colonnine tortili sormontate da capitelli sui quali è posto il piano in nenfro. Risale al Mille ed è opera di artisti Bendedtini.

Fig. 8 - Volta di un ambiente del Chiostro crollata per il sisma.

Fig. 11 - Lesioni nella volta della Chiesa provocate dalle scosse telluriche.

Fig. 9 Lesioni nella volta della Chiesa provocate dalle scosse telluriche

Fig. 10 - Il Coro sotto le macerie.

Con adeguata macchina perforante sono stati praticati nella mura tura di perimetro dei fori distanziati tra loro di circa cm. 50, nei quali sono poi state introdotte barre di acciaio Thor del diametro di 50 mm., ripiegate poi sull'estradosso della volta, sulla quale è stata posta una ulteriore maglia di tondini di ferro di 8 mm. di diametro. Infine, è stata praticata una gettata di calcestruzzo. Pertanto con una particolare e solida struttura in cemento armato si è provveduto a ridare la dovuta consistenza all'organismo. (Fig. 5)
Con particolare cura, poi, sono state restaurate le murature, risarcendo le varie lesioni e riportando il monumento al suo assetto originario. Alcune colonnine tortili, molto probabilmente del Chiostro, rinvenute nel corso dei lavori, sono state utilizzate come arredo e come sostegno della mensa. Una di esse è stata utilizzata nella Chiesa di S. Maria delle Rose come porta lampada ad olio nella cappella grande con volte a crociera.
Nel corso dei lavori, nella parte presbiteriale, sono venute alla luce alcune murature, in blocchi
di tufo, tra le quali una curvilinea di « un abside » di chiesa preesistente. (Fig. 5)
Inoltre, nel restauro del salone di ingresso al convento, sono emersi interessanti affreschi del XVI secolo, tra i quali un San Francesco con Santa Chiara ed una Santa Barbara.
Sulla parete laterale sinistra, entrando, della chiesa sono pure venuti alla luce affreschi del XIII secolo raffiguranti un S. Michele Arcangelo acefalo ed una Flagellazione. Altri frammenti pittorici, del medesimo periodo, sono pure emersi negli sguinci della monofora absidale.
Dr. Arch. GIANFRANCO RUGGIERI