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● - LA DIOCESI DI TUSCANIA. di Mauro Loreti

Pubblicato da in Mauro Loreti ·
 


Fu eretta già nel 3° secolo dai seguaci degli Apostoli cristiani S. Pietro e S. Paolo . In seguito rappresentò la punta più meridionale della dominazione longobarda in direzione delle terre bizantine e papali. Era il confine tra la Tuscia longobarda e quella romana. La linea di confine era sui crinali dei rilievi naturali e tra le antiche vie romane Clodia , Cassia ed Aurelia. Vicino al lago di Vico fu costruita una palizzata  (staphile)  qui dividit inter Ortem (romana) et comitatum Viterbiensem (longobardo). Un’altra palizzata c’era tra Viterbo e Bomarzo (bizantina).
 
Tra Norchia e Blera (bizantina) c’era il pedem Leuprandi (la pietra con l’incisione del piede). Questo indicava a coloro che tornavano da Roma che lì iniziava il regno dei longobardi la cui capitale era Pavia. La presenza dei Longobardi fu netta, perdurò con la conquista dei Franchi ed anche dopo. Fu la storia dei gastaldi traspadini, degli sculdasci, dei decani, dei biscari, dei centinari, dei locipositi, dei gualdimanni. La diocesi pertanto passò dalla struttura tardo romana a quella bizantina e a quella longobarda. Nei documenti si trovano i termini massa, vicus, fundus, cagio, casale, locus dal punto di vista economico ed agricolo e pieve, parrocchia, chiesa, oratoria, cappella , cella nell’organizzazione religiosa . In quell’epoca  si svilupparono la viticoltura, i saliceti ed i boschi cedui  e decrebbe l’olivicoltura. I cittadini in campagna  si distinguevano in liberi, semiliberi, servi, ancille, coloni e livellari. In città artigiani, maestri comacini   e ferrai. Si svolgeva un grande mercatum alle Sette Cannelle.
 
Si pagava ciò che si comprava con il tremisse che era la moneta d’oro bizantina ed in seguito divenne l’unità della monetazione aurea dei Longobardi. Con l’avvento dei Franchi circolò  anche una nuova moneta d’argento che valeva quattro denari. La chiesa di S. Pietro, situata sull’arx etrusca e romana,  fu importantissima, il  fulcro della diocesi. Il nostro concittadino Arciprete Francesco Antonio Turriozzi nel 1778 scrisse le “Memorie della città di Tuscania” e a pagina 105 nell’Appendice de’ documenti al numero 1 inserì :”S. Leone PP IV a richiesta di Uomobono vescovo di Toscanella  conferma il vescovato toscanese, specificando minutamente i confini  e luoghi a quello soggetti.”
 
Il 23 febbraio 852 da Roma il pontefice confermò tutte le città ed il territorio cominciando dalla “civitate Tuscana” con la cattedrale di san Pietro e con le altre sue chiese di S. Quirico sullo stesso colle , di Santa Maria Maggiore che un tempo fu cattedrale del vescovado ed allora era una pieve, il monte di S. Ermete (il colle del Rivellino), le chiese di S. Michele Arcangelo vicino al fiume Maschiolo, S. Cristina e S. Restituta che sono vicino al fiume Marta, la valle Sarnana con la chiesa di S. Rufina a destra del fosso Capecchio, la villa Peturanum con la chiesa di S. Angelo, la pieve di S. Martino, la pieve di S. Andrea  (foro Aurelio)sulla strada Aurelia, la pieve di S. Martino in Colonnata, la pieve di S. Erasmo al lido del mare vicino Montalto, la pieve di S. Sebastiano in Arenula, nel territorio di Corneto: S. Stefano, la pieve di S. Maria, l’Ancarano, a Norchia la pieve di S. Pietro con le altre chiese di S. Giovanni, S. Angelo e S. Sebastiano, S. Maria di Marturano, il Foro Cassio a Vetralla, Mazzano con la pieve di S. Stefano, la valle dei Pozzi, la corte di S. Lorenzo presso la Cassia, il castello di Viterbo con la pieve di S. Lorenzo, la chiesa di S. Michele Arcangelo, la pieve di S. Pietro alla Palanzana, le chiese di S. Giulio e S. Valentino, la pieve di S. Andrea in Campo con la chiesa di S. Abbondio, la chiesa di S. Lucia (fuori porta Fiorentina). Sulla Commenda  la pieve di S. Donato, la pieve di S.Lorenzo presso Monteleano con le chiese di S. Lucia e S. Eutizio. Nel territorio di Marta vicino al lago di Bolsena la corte di S. Salvatore.
 
A Montefiascone la pieve di S. Pietro in Vico Pergulata con la chiesa di S. Maria in Rumigliano, S.Agnese, S. Pancrazio, S. Andrea. S. Maria e S. Flaviano. L’isola Martana col monastero di S. Stefano, la pieve di S. Andrea vicino al fiume Marta con le sue chiese di S. Vito. S. Giovanni e S. Lorenzo; la pieve di S. Giovanni. Vico Mariano (castel Marano) con la pieve di S. Giovanni. Olenzana (Plano Olenzano = Piansano) con le chiese di S. Maria, S. Giovanni e S. Felice. La chiesa di S. Cassiano con la corte di S. Ambrogio in Feruleto. Il papa poi ribadisce che i confini della diocesi cominciano dal Mare Magno e quindi per fluvium Minionem raggiungono la Grotta di S. Pancrazio e il Piede di Liutprando che è tra il territorio di Norchia e di Blera, ed in linea retta si dirigono alla Cava Fardenga e attraversano la Botte dell’acquedotto che è sulla strada di S. Pietro apostolo (la Cassia) e poi si dirigono sulla cima del monte che è chiamato Fogliano. Poi a Civitelle ed allo Staffile che divide i territori di Orte e di Viterbo, così giungono in località Piangoli ed a Pietrafitta, al Rio Sanguinario, al Mausoleo con il ceppo dell’antico sepolcro a nord di Montefiascone. Il confine quindi attraversa il lago di Bolsena con l’isola Martana fino all’altro Mausoleo ad ovest del lago in campo Rosano, quindi a Marsuano vicino Valentano ed all’altro mausoleo di Canino, poi Montalto e fino alla foce del fiume Fiora.  Il papa aggiunse: “ ed in verità  colui che osserverà con giusta considerazione e sarà in tutto vigilante di questa nostra apostolica disposizione, che concerne la venerazione di Dio, ottenga la grazia dal Signore nostro Dio misericordiosissimo  in molte maniere  e possa meritare di essere fatto partecipe della vita eterna.
 
” Dal 1093  la Diocesi di Tuscania si allargò anche con i territori delle diocesi di Civitavecchia e di Blera che soffrivano gli attacchi dei Saraceni. Nel 1192 la diocesi si chiamò di Tuscania e di Viterbo. Dal 1199 al 1222 fu vescovo il tuscanese Raniero che fu molto impegnato nelle attività pastorali della diocesi tra molte difficoltà. Era ben nutrito di cultura scritturale  , teologica e filosofica, un erudito, un letterato che sapeva scrivere molto bene e sapeva dire il fatto suo a tutti.  Nel 1206 consacrò un altare nella basilica di S. Pietro e ribenedisse la chiesa di S. Maria Maggiore. Nel mese di ottobre del 1207 ricevette il papa Innocenzo III° che si trattenne otto giorni a Toscanella. Partito il pontefice il vescovo Raniero, forte della testimonianza papale, cercò di ravvivare il culto divino. Nel 1213 fece costruire la chiesa della Trinità a Pian di Mola . Fu molto impegnato nell’organizzazione della crociata del 1217. Fece presente ai viterbesi che il popolo cristiano di Tuscania era molto più sensibile nell’aiutare la Chiesa.
 
“Se cercherai tra le altre la terra della nostra nascita, Tuscania, della quale due volte, anzi tre volte Viterbo è più grande, troverai nella sua chiesa vescovile 62 canonici che hanno abbastanza del necessario, invece nel vescovado di Viterbo che sono tre o quattro non hanno nulla.” Nel 1220 difese i viterbesi contro i romani  in seguito all’acquisizione di Civitavecchia. Agì molto fortemente contro gli eretici.  Nel 1369 si separarono dalla diocesi i territori di Montefiascone e dal 1435 quelli di Corneto. Dal 1607 si canta:” O quanto sei degna di grazia città di Tuscania che, per i corpi dei Martiri, ti distingui nella Tuscia.”  Nel 1706 il canonico tuscanese Bartolomeo Bonsignori fece porre un’epigrafe che possiamo leggere nella cattedrale di San Giacomo.  “Gaude et exulta satis Sancta Tuscanensis Ecclesia …. “ : Gioisci ed esulta  santa Chiesa di Tuscania, infatti sei la casa di Dio e le porte dell’inferno non prevarranno contro di te. Senza dubbio non sei protetta dallo scudo o dall’elmo, ma sei difesa dal vessillo della Santa Croce e sotto gli auspici della Santissima Vergine (Santa Maria Maggiore) alla quale prima  e del gloriosissimo Principe degli Apostoli (San Pietro) , al quale poi sei stata dedicata, ora infine di San Giacomo Maggiore Apostolo, al quale sei dedicata, militando con molta fermezza,  attraverserai senza timore  le falangi dei nemici sotto la protezione di numerosi Santi le cui spoglie possiedi in parte nei templi a te soggetti ed in parte nella tua Cattedrale. Infatti tu hai presso di te le reliquie dei santi Martiri Secondiano, Veriano e Marcelliano, patroni di questa Città di Tuscania, e di tanti altri Santi.”
 
Durante il periodo dell’impero francese napoleonico la sede della diocesi fu trasferita a Montefiascone e fu annessa Bagnoregio, nel 1814 furono staccate le terre di Montefiascone, Bagnoregio e Corneto. Nel 1825 Civitavecchia si unì alla diocesi di Porto. Nel 1859 Canepina  da Orte entrò a far parte della  nostra diocesi. Nel 1861 Montalto passò con Corneto. Nel 1986 alla diocesi di Tuscania e Viterbo furono unite le confinanti Acquapendente, Bagnoregio  e Montefiascone. A Roma, presso S. Pietro, il 27 marzo dell’anno del Signore 1986, ottavo del suo Pontificato, Papa Giovanni Paolo II° servo dei servi di Dio, a perpetua memoria, ordinò che il tempio della Chiesa cattedrale della soppressa  Diocesi di Tuscania fosse onorato con il titolo di Concattedrale affinché non andasse perduto il luminoso ricordo di essa e stabilì  ciò  per sempre. Il 16 febbraio 1991 Tuscania divenne una Diocesi con sede vescovile titolare in perpetuum ed il primo vescovo fu il torinese  Andrea Cordero Lanza di Montezemolo.  
 
Egli scrisse: “Diocesi titolare è diventata. Tal fu rassegnata a un vescovo dell’Orbe, che con onore e vanto se ne pregia, e il suo nome con quel titol fregia che in lui ogni altro supera e assorbe. Mentre m’inchino alla bontà divina che di tal titol vescovil m’ha ornato, profondamente grato ed onorato porgo la firma all’ultima quartina. Con polso fermo pur se il canto è tremolo qui mi professo unito al suo destino: di Tuscania onorato cittadino Arcivescovo Andrea di Montezemolo.” Nel 2006 il secondo vescovo titolate di Tuscania fu Anibal Nieto Guerra, spagnolo. Dal 2012 il terzo vescovo titolare di Tuscania è il piemontese Giorgio Lingua. Quattro sono state le cattedrali nei secoli: Santa Maria Maggiore, San Pietro, Santa Maria della Rosa (quando San Pietro era in restauro), San Giacomo Maggiore. Tanti ordini e congregazioni hanno testimoniato la fede cristiana e donato il loro carisma al popolo di Tuscania: i benedettini ed i  cistercensi nel convento di San Giusto,   i templari a San Savino,  i francescani a San Francesco,   le francescane e le serve del Signore e della Vergine di Matarà del Verbo Incarnato a San Paolo, gli agostiniani a Sant’Agostino, i gesuati ed i serviti alla Madonna dell’Olivo, i carmelitani, i francescani e gli agostiniani a Santa Maria del Riposo, i passionisti alla Madonna  Santissima del Cerro, i secolari francescani nel convento e nell’ospedale di Sant’Antonio,  le suore della carità di santa Giovanna Antida Thouret nell’Asilo, nella Casa per anziani e nell’Ospedale Santa Croce, i fatebenefratelli nell’ospedale Santa Croce,  i gesuiti nella chiesa di San Giuseppe. Tanti santi hanno benedetto la Comunità di Tuscania: San Francesco d’Assisi, San Bonaventura da Bagnoregio, Beato Guglielmo Cordella , Beato Giovanni Colombini da Siena, San Paolo della Croce piemontese, Servo di Dio Giacomo Gianiel svizzero, servo di Dio Bernardino Anguillara tuscanese, Beato Bernardo Silvestrelli tuscanese, Venerabile Lucia Burlini da Piansano.




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