● - IL BOSCO RISERVA DI TUSCANIA. “CERRO, CERQUA ET SUGARO”. di Mauro Loreti - Succede a Tuscania - Toscanella - Blog 2020

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● - IL BOSCO RISERVA DI TUSCANIA. “CERRO, CERQUA ET SUGARO”. di Mauro Loreti

Pubblicato da in Mauro Loreti ·

 
Da tempo immemorabile appartiene alla Comunità di Tuscania , veniva utilizzato per i buoi aratori dopo le fatiche delle lunghe semine e un numeroso armento ha sempre pascolato nella selva ed il loro pascolo iniziava il 29 di novembre. E’ una tenuta selvosa di buona qualità, di rubbi 500 cioè ettari 920. La parte più comoda del territorio di Tuscania fu destinato alla coltivazione, mentre la parte più acclive e meno lavorabile per le attività forestali ed il pascolo. Dal bosco si ottenevano i combustibili e i materiali per costruire telai, abitazioni, attrezzi ed utensili.
 
Nel  1578 vi si potevano tenere anche quattro vacche gratis, oltre si pagava e similmente  potevano starvi gratis quattro manzi o manze,  ed anche quattro giovenchi per aratro. Si pagava anche per le bestie brade, le vacche ed i cavalli e chi veniva trovato a fare legna secca e verde doveva pagare uno scudo per accetta. I Rettori del bosco potevano dare per iscritto il permesso di fare capanne, pertiche, pergole, siepi, spini e passoni. I guardiani guadagnavano la terza parte delle multe. I padroni delle bestie forestiere: vacche, cavalli, buoi e bufali pagavano due scudi per capo. Non era possibile tagliare alberi e querce eccetto nel caso di necessità come nel tempo di neve. Era proibito anche il pascolo delle capre,  dei suini e del bestiame minuto.
 
La legna secca si poteva tagliare allo Sterpaglio di rubbi 40 cioè ettari 74. I butteri che trasgredivano le ordinanze venivano puniti severamente. Anche i fagiolani, provenienti dalla Toscana, dalla zona appenninica  del monte Faggiola e dall’alta valle del Tevere , ed altri forestieri andavano a legnare. Le povere donne ed i poveri cittadini potevano prendere gratis la legna secca. Nel 1588 si esaurì presto la legna combustibile che era stata tagliata per i cittadini e , quindi, si dovette legnare nel bosco del Duca di Castro confinante con Toscanella. Ogni lavoratore poteva anche fare due ceppi e due bure (i timoni) per  aratro. Anche i casenghi ( coloro che trasportavano i prodotti agricoli e caseari con gli animali da tiro) potevano legnare nelle zone previste. Oltre alla fida che si pagava per la legna per combustibile, la Comunità ricavò un’entrata anche dalla scorzatura del sughero dal 1603 a Pian di Vico e nella Riserva.  
 
Soltanto coloro che costruivano delle piccole case nei cupelli, terreni recintati  e ben coltivati, potevano usare le cortecce del sughero. Si uccidevano i lupi che infestavano la Riserva, Pian di Vico e Pantalla. Si legge nel 1596 : “L’altro giorno capitorno qui li lupari et  volevano attendere a pigliare i lupi et per non esservi un capo che ne habbi la cura et provvisione di quello che se li deve pagare, se ne sono partiti et non hanno potuto attendere ad ammazzare detti lupi et perché il bestiame patisce danno grande dai lupi sarà bene fare provvisione se debbano ammazzare et ordinare un capo che habbi di  ciò la cura et di quanto si doveva pagare a detti lupari.”
 
Nel 1600 erano entrate di nuovo le capre con grandissimo danno per i buoi aratori : furono pignorati i padroni e tolte le capre. Nel 1606 il bosco era pieno di porci ed altre bestie forestiere i cui proprietari furono obbligati a portarli a Toscanella e a pagare la pena con ogni rigore. Dal 1613 iniziò anche la fida delle vacche e delle cavalle: si pagava  per ogni bestia. Nel 1625 non si potevano fare le mandrie, particelle chiuse, ma soltanto piccoli mandrioli per rimettervi gli animali più bisognosi. Nel 1647 con 25 vacche si poteva restringere un rubbio cioè ettari 1,84, da 25 a 50 vacche 2 rubbi (ettari  3,70) , da 50 vacche in su 4 rubbi ( ettari 7,40).
 
Il Comune ogni anno ricavava 1.000 scudi dalle fide del pascolo del bestiame. Nel 1664 il Commissario Apostolico  Ascanio  Collemodio, giunto a Toscanella,  controllò tutto e scrisse alla Sacra Congregatione de Bono Regimine : “Nascendo spesso delle difficoltà nel fare il repartimento delle erbe di Pantalla, da ritrarsene ogni anno scudi mille a favore della Comunità, che li cittadini et abitanti  non assegnano et arriva il tempo di pascere la bandita della Riserva assegnata solamente per li bovi  …. La Comunità verrebbe a perdere l’assegnazione di questa certa entrata, con mancare li bestiami per la gran colletta che è  arrivata sopra scudi due per bestia d’erbatico. Volendo perciò Noi provvedere per beneficio et sollievo universale del Popolo et assicurare insieme l’entrate annue di questa Comunità, ordiniamo espressamente, con decreto speciale, che nel primo giugno di ogni anno … si dia da tutti li cittadini et abitanti Padroni del bestiame grosso vaccino, cavallino e bufalino e non dalli loro pastori, nota distinta e giurata in mano del Cancelliere della Comunità … con specificare ogni cosa distintamente. Ordiniamo et decretiamo ancora che siano tenuti et obbligati li rettori deputati di pigliare nota distinta delle assegne dei bestiami dare nel giugno e per tutto il mese di settembre. … Per evitare le fraudi di alcuni che hanno in questo territorio bestiame grosso, ordiniamo che non sia lecito a nessuno d’entrare nella Riserva  con li bovi  se non in tempo debito e conforme la disposizione  dei capitoli antiche et decreti … nei quali si dichiara che ogni lavoratore che farà lavoro in questo territorio possa intromettere  in detta bandita quattro vacche e quattro birracchi ( i vitelli nel primo anno di vita ) per ciaschedun  lavoratore et quattro giovenchi per ciaschedun aratro, senza pagarne di quelli cosa alcuna, con dichiarazione però che, entrando nella bandita di Pantalla a pascolare assieme con l’altre , si debbano mettere in contatura conforme l’altre … intendendosi sempre della Pantalla assegnata per li bovi per quelli che faranno sementa e lavoro in questo territorio.”
 
Venivano sequestrate dai guardiani le accette a chi entrava nel bosco senza autorizzazione e si ridavano soltanto dopo il pagamento della pena. Anche la bandita di Pantalla di 800 rubbi cioè ettari 1480, si sfruttava per i pascoli, per la legna e per il carbone; era riservata alla Comunità di Toscanella e vietata ai transumanti. Vi si moltiplicavano le vacche e le cavalle per il mantenimento dell’arte agraria che era l’unico sostegno dei cittadini di Toscanella. Le bandite erano i territori soggetti a vincoli per consentire l’uso pubblico delle risorse. Nel 1732  si divisero alcune mandre o lestre di 16 rubbi, cioè quasi 30 ettari, ciascuna con 20 vacche.  Con 6 cavalle si potevano chiudere altri 3 rubbi cioè  5 ettari e mezzo di pascolo che formavano un mandriolo. Nel 1764 il Visitatore della Comunità Monsignore Diomede Casimiro Caraffa di Colobrano, dopo essere stato a Toscanella nel 1761, scrisse i capitoli  che, poi, furono approvati dalla Sacra Congregazione del Buon Governo.
 
“Sopra i Capitoli della Fida delle Legna. La libertà, che hanno gl’Affidati di far legna di qualunque sorta nella Bandita di Pantalla, non è giusto che ridondi in danno dei Possessori delle Mandre: Onde incorrerà nelle pene prescritte nei Capitoli dei Danni dati, chiunque entrarà nelle medesime a legnare senza la licenza dei rispettivi Padroni, quale però dovrà accordarsi dal Commissario locale tutte le volte che o per la molteplicità delle Mandre o per altra causa non fosse sufficiente per l’uso del taglio delle legna il rimanente della Macchia e gl’Arbori esistenti fuori delle dette Mandre. Sopra i Capitoli della Bandita di Pantalla. E’ stata accresciuta la risposta di scudi 660 che prima della Visita ritraeva la Comunità dal Pascolo della Bandita di Pantalla sino alla somma di scudi 760. I motivi che c’indussero a suggerire alla Sagra Congregazione questo aumento li abbiamo esposti nella relazione della stessa Visita e furono creduti tanto ragionevoli che, senza esitazione veruna , meritarono l’approvazione del Supremo Tribunale. Persistiamo presentemente  nel medesimo sentimento con tanto maggior fondamento , con quanta maggior attenzione ed imparzialità abbiamo esaminato quello che in contrario è stato dedotto così a voce come in iscritto dai Deputati e dall’egregio loro Difensore. Ciò non ostante però avendo riconosciuto lo stato poco vantaggioso in cui si ritrova l’Agricoltura nella Città di Toscanella, per la stessa ragione per cui abbiamo esentati i Bovi e le Vacche dalla Gabella dei Contratti, giudichiamo espediente di dover sospendere in favore solo però dei Cittadini e degl’Abitanti continui domiciliati l’accrescimento delle rate  che per la detta somma di scudi  100 si ripartisce  sopra gli Animali ad essa appartenenti, lasciando nel suo pieno vigore l’accrescimento per la Fida per gli Animali che appartengono ai Forestieri.  Sopra i Capitoli dell’Erbe delle Pecore.  Nel numero 9 di questi Capitoli  si proibisce ai Partecipanti di tagliare la Foglia delle Sugare esistenti nelle Bandite e se ne allega per motivo che la medesima dee restar  sempre addetta per il Bove aratorio. Si dichiara però che sotto l’espressione generale di Bovi aratorj  non debbano comprendersi che quei Bovi solamente che lavorano in quei Terzi dove esistono le Sugare; mentre , tagliandosi la Foglia per uso d’altri Bovi destinati a lavorare altrove  s’incorre la pena di uno scudo per Arbore, come si stabilisce nel detto Capitolo.”
 
I tuscanesi potevano utilizzare gratuitamente il bosco ma dovevano sostenere le spese per il guardiano e per far riparare i fontanili . I forestieri, invece, pagavano la fida per ogni bestia il giorno dei Santi Martiri Secondiano, Veriano e Marcelliano, l’otto di agosto. Non si potevano tagliare querce, sugheri, elci, farnie e si  continuava a legnare allo Sterpaglio, che era vicino al fosso Caprino, e a pascolarvi continuamente. La Riserva era guidata dal Magistrato e dai Rettori pro tempore. Dal 1776 al bosco Riserva fu venduto il taglio per il carbone. Con due cavalli e due somari si trasportavano  i generi alimentari per i tagliatori ed i carreggiatori ( trasportatori) ed altro bestiame era addetto al trasporto del carbone e della legna. I 2.080 scudi ottenuti furono utilizzati per la rinnovazione delle strade urbane e per l’estirpazione delle locuste. L’affittuario doveva mantenere il carbone forte per la popolazione di Toscanella con l’obbligo di portarlo a sue spese in città: veniva venduto a 30 baiocchi ogni 4 sacchette dal peso di 300 libbre cioè KG 100. Per le fabbrerie  si vendeva il carbone dolce in quattro sacchette che pesavano 250 libbre cioè KG 82. Il taglio si faceva ad uso d’arte cioè scolativo e non a bocca di lupo da novembre fino alla vigilia dell’Annunziata cioè fino al 24 marzo. Dal 1795  ogni mandra a Pantalla  aveva 20 rubbi ( quasi 37 ettari ) e vennero smacchiate, sterpate e piantumate ognuna con 100 piante di olivo , 25 piante da frutto ed una casa colonica.  I corridori tra le mandre erano larghi metri 33,51 ed erano usati nel transito dalle bestie pascolanti. Soltanto 40 cittadini ebbero il terreno in enfiteusi.
 
Oggi i proprietari terrieri a Pantalla, dopo le riforme agrarie, sono quasi trecento. Dal 1829 per avere più entrate per il Comune si seminò una parte del bosco Riserva, quella del Guadigliolo, più vicina alla città. Nel 1858 furono costruiti altri due fontanili: uno a Poggio Porciano e l’altro alla fontana del Toro. Nel 1865 si costruì un muro a macerie divisorio della macchia Riserva, lungo la strada per Arlena, con il quale il bosco fu diviso in due parti: la macchia di sopra e la macchia di sotto. Dal 1872 nel mese di agosto i possidenti del bestiame dichiararono il loro numero e qualità. L’uscita dal bosco avveniva dal giorno 8 al 15 di maggio. Qualunque bestia al pascolo pagò la fida, per i buoi aratori si pagava la metà.
 
La proprietà comunale si arricchì  del terreno di Campo Gallo e fu destinato allo spoccio (svezzamento) dei vitelli e dei vannini ( i puledri molto giovani). Dal 1881 furono lasciati almeno 30 alberi matricini per ettaro, scelti tra le migliori piante ed equidistanti, per ripopolare il terreno con la disseminazione naturale.  L’abbeverata del bestiame depascente  era possibile al fosso di Pian di Vico, al fontanile di Poggio Porciano, al fosso di Rosa Vecchia ed al fontanile della piazza Sant’Antonio fuori la Porta di Poggio. Nel 1900 il taglio della legna e la produzione del carbone furono espletati, ad economia , dal Comune, per la distribuzione ai cittadini. Dal 1901 l’uscita del bestiame si fece dal 24 giugno e dal 1904 si tagliò a capitozzo e a rotazione novennale.  
 
Scrisse Giuseppe Cerasa : “Gli amministratori d’ogni tempo, gli antichi non meno dei moderni, rivolsero sempre alla Riserva le sollecitudini più amorose, anche quando una  larga estensione macchiosa  copriva il territorio, beneficando l’aria di ossigeno salutare. Era il culto della selva che i nostri avi attraverso i secoli, ereditarono dagli Arii padri dell’Etruria opulenta e che rammentava l’era felice in cui l’occhio non si posava stanco e triste sopra qualche plaga deserta e brulla, ma vivido e lieto spaziava in una distesa di verde, sulle praterie popolate di bestie pascolanti, sulle bionde messi ondeggianti al soffio del vento marino, che saliva su dal propinquo Tirreno, sui pingui oliveti, sulle viti ricche di grappoli, sulle frutta copiose pendenti dai rami carichi, sulle numerose e frequenti borgate, minuscole città sparse per un lungo raggio attorno a Tuscania genitrice. E non era soltanto poesia, quel culto, ma vera sapienza poiché i nostri progenitori non ignoravano quale e quanta importanza avessero per l’agricoltura e l’igiene i boschi, che essi popolarono di divinità agresti. Di questa sapienza, pallido riflesso, noi sentiamo i benefici ed in maggior copia ne avremmo goduto se, nelle vicende della storia che concorsero a produrre e che seguirono la rovina dell’Impero Romano, un turbine devastatore non si fosse abbattuto sulle nostre belle e fertili contrade.  … La Riserva nostra è bellissima  , invidia dei vicini, che per esagerata bramosia di terreni

seminativi han distrutto, con inutile, amaro, postumo rimpianto, i loro boschi annosi. La Riserva è un tesoro per l’igiene dell’abitato, perché fornisce alla cittadinanza ottimo combustibile a buon mercato, buoni pascoli quasi gratuiti. Sappiamola conservare ed accrescere. Lungi da noi i propositi di diboscamenti i quali non compensano in alcun modo i danni irreparabili che producono; rammentiamo che per ricostituire i boschi occorrono più generazioni. … Amiamo la selva, amiamo gli alberi. … Sacro è il bosco, che ci rammenta i fasti dei popoli e delle prische  (antiche) civiltà  italiche . Sacro è il bosco, cantiamo col poeta, ed il nostro canto s’elevi al cielo come dolce invocazione, come inno augurale.”
 

Nel 2006 gli assegnatari della fida del pascolo furono dodici, nel 2007 quattordici con 300 capi di bestiame. Nel bosco, che è molto seguito , curato e protetto dal Comune di Tuscania, ora sono presenti i cerri, le querce da sughero, le roverelle, la ginestra, il pero selvatico, il pruno selvatico, la rosa selvatica, il rovo ed il sambuco. La fauna è caratterizzata da fagiani, lepri, cinghiali, istrici e caprioli. Come rettili ci sono i ramarri, le lucertole muraiole, quelle campestri, le vipere, le ranocchie ed il cervone. I 900 ettari del bosco Riserva prima erano divisi in 12 sezioni, ora in 22. Si raggiunge facilmente a piedi , in bicicletta e a cavallo, ha una vasta area naturalistica, alcuni siti archeologici al Pratino ed al Pian delle Rusciare.
 
Vi sono i percorsi  naturalistici liberi e guidati. I cacciatori vi esercitano l’arte venatoria e l’Azienda faunistico - venatoria Pantalla  vi ha realizzato la capanna del Cacciatore dove i giovani sono ospiti per imparare a conoscere ed apprezzare il bosco, ad approfondire l’uso civico , la protezione dell’ambiente, la filiera del legname combustibile e l’allevamento brado degli animali.
 
Mauro Loreti



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