● - ROBILOTTA: “ SUL TERMOVALORIZZATORE DI COLLEFERRO ZINGARETTI NON DICE LA VERITÀ”. - Succede a Tuscania - Toscanella - 2019

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● - ROBILOTTA: “ SUL TERMOVALORIZZATORE DI COLLEFERRO ZINGARETTI NON DICE LA VERITÀ”.

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Il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, in audizione nella commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, ha annunciato che prima dell’estate la giunta approverà il nuovo piano rifiuti, che subito dopo approderà in Consiglio Regionale.
 
Speriamo sia la volta buona perché è dal 2013 che il Presidente annuncia il nuovo piano regionale dei rifiuti che è diventato una specie di araba fenice.
 
In merito agli impianti di termovalorizzazione Zingaretti ha annunciato che non sono esclusi la realizzazione di nuovi inceneritori o il potenziamento dell’impianto di S. Vittore, l’unico in funzione nel Lazio.
 
E quasi per volersi scusare per aver chiuso il termovalorizzatore di Colleferro, di proprietà regionale, dichiara che la “ decisione di trasformarlo in un impianto di trattamento a carattere innovativo è nata in considerazione sia della sua collocazione in un’area geografica con numerose criticità ambientali, quale la Valle del Sacco, sia del fatto che l’impianto è fermo dal 2017 e per la sua messa in funzione sarebbe necessario un revamping”.
 
Per rispetto alla carica istituzionale dico solo che il Presidente nel merito non dice il vero. A parte il fatto che nessuno ha visto una sola carta su questo progetto  innovativo, la verità è che Zingaretti ha chiuso l’impianto di Colleferro solo per compiacere la protesta guidata dal Sindaco piddino di Colleferro.
 
Infatti quello che Zingaretti non dice è che la giunta regionale da lui guidata non solo ha deliberato il revamping ma ha anche speso alcuni milioni di euro per comprare le caldaie nuove delle due linee dell’impianto. Queste caldaie sono state ferme per mesi in alcuni depositi e non sono mai arrivate dentro l’impianto perché i comitati di protesta lo hanno impedito.
 
Addirittura in una occasione il sindaco di Colleferro si è sdraiato per terra per impedire a un tir di poter portare le caldaie nell’impianto senza che la Regione muovesse un dito per fare intervenire le forze dell’ordine per consentire che le caldaie potessero entrare all’interno dell’impianto.
 
Così la Regione ha buttato al mare circa una decina di milioni di euro senza che nessuno fiatasse e chiuso un  termovalorizzatore cruciale per il ciclo dei rifiuti del Lazio.
 
Zingaretti sa bene che un solo impianto non basta, tanto che ammette l’esigenza di un nuovo impianto o l’aumento di quello esistente,  perché a fronte di un fabbisogno di circa 800 mila tonnellate all’anno di Cdr/Css da valorizzare, dati del ministero dell’ambiente , l’impianto di S. Vittore ha ad oggi una capacità autorizzata pari a circa 350mila t/a. Sarebbe complesso aumentarlo tanto da farlo diventare come l’impianto campano di Acerra che può lavorare oltre 600 mila t/a.
 
Ma è paradossale poi che la Regione chiude l’impianto di Colleferro e fa accordi con altre Regioni per portare i rifiuti di Roma nei loro termovalorizzatori.
 
Zingaretti infine annuncia che l’obiettivo della Regione è quello di portare la raccolta differenziata al 70% e a breve aprirà nel Lazio l’impianto di compostaggio di Tuscania, con una capacità di lavoro pari a 60 mila t/a.
 
Sempre proclami ma la realtà dei numeri è diversa.
 
Infatti secondo gli ultimi dati Ispra la raccolta differenziata nel Lazio è pari al 45,5% e si colloca nella parte bassa della graduatoria delle Regioni: il Veneto è al 73,6%, la Lombardia al 69,6%, il Friuli al 65,5%, l’Emilia-Romagna al 63,8%, la Sardegna al 63,1%, le Marche al 63,2%, l’Umbria al 61,7%, il Piemonte al 59,3%, l’Abruzzo al 56,0%, la Campania al 52,8%, la Toscana al 53,9% e la Liguria al 48,8%. Solo dopo il Lazio e le restanti regioni del sud come la Basilicata, la Puglia, la Calabria, il Molise e la Sicilia.
 
Quanto all’annuncio dell’impianto di Tuscania, Zingaretti avrebbe avuto il dovere di dire che con questo nuovo impianto la Regione Lazio arriva ad una capacità di lavorazione autorizzata pari a 250 mila tonnellate all’anno di umido a fronte di un fabbisogno pari a 750 mila t/a di organico, con un deficit dunque di circa 500 mila t/a.
 
Donato Robilotta
 



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