● –IL NATALE DELLA CRISTIANITÀ E IL RISPETTO DELLE TRADIZIONI. di Tarquinio II. - Succede a Tuscania - Toscanella - 2017


Zodiac  
Cerca
Vai ai contenuti

Menu principale:

● –IL NATALE DELLA CRISTIANITÀ E IL RISPETTO DELLE TRADIZIONI. di Tarquinio II.

Pubblicato da in Blog Toscanella ·

 
Tanti auguri al caro Gigge Pica e a tutti i fruitori di Toscanellapuntoit  
 
Il Natale ritorna ogni dodici mesi allo stesso giorno il 25 dicembre, con precisione matematica e non è quindi una cosa molto rara...”
 
Così scriveva Dino Buzzati. Ed è vero! Infatti da duemila e più anni torna ogni dodici mesi ed anche se Buzzati dice di non essere credente, afferma però che “questa data è la data più grande della storia… che ha cambiato la faccia del mondo.”
 
E invece dobbiamo dire che non abbia cambiato niente ed anche questo Natale passerà senza lasciare segni se non carte lucide da ripiegare e tavoli da sparecchiare. Se poi ripetiamo che è il giorno della nascita di Cristo, Buzzati scriveva che “non lo sentiamo, non lo viviamo e diventa solamente il ricordo, anche se bello, di un evento passato, persino remoto che personalmente non ci riguarda”.
 
Ma il Natale, festa che torna ogni volta sempre attesa, dovrebbe essere una festa che ricordasse quel Tizio,  invasato, che arrivò in un  notte buia, scaldato da un asino e da un  bue, salutato  da qualche pastore miserabile, ma che fu capace di accendere una luce abbagliante su tutta l'umanità: la luce della verità e dell'amore e per queste ragioni Natale è una festa che in ogni parte del mondo si nutre delle tradizioni, delle leggende e delle memorie più antiche e che mantiene intatta tutta la  magia che porta con sé e che vorremmo trasmettere  ai figli e ai nipoti, di generazione in generazione, come un dono prezioso.
 
Potremmo raccontare, noi, ormai avanti nell’età, la storia di ogni nostra famiglia, rivedendo le foto che anno dopo anno ci vedono riuniti sotto l’albero, davanti al presepe, intorno alla tavola addobbata, intenti al gioco della tombola o del mercante in fiera o diritti sulla sedia, circondati dai nostri genitori e dai nonni nella recita del sermone che avevamo imparato a scuola. E ognuno di noi conserva nel cuore, in modo speciale, un’immagine, una parola, un ricordo.
 
Oggi la realtà sociale e politica che stiamo vivendo  ci “obbliga” purtroppo a fare i conti con un’atmosfera e un clima di minore magia e poesia; tutti conosciamo  la tensione, la paura del momento, disorientati, pensando a quante aree del mondo sono coinvolte in una guerra; e ancora nella presenza di un lavoro finito, cercato e non trovato, di uno stipendio venuto meno, di un acquisto importante rimandato, ma anche la difficoltà nel dolore e nella sofferenza di malattie o di ferite, soprattutto di ferite che difficilmente si rimarginano, nelle relazioni tra coniugi  e soprattutto nella sofferenza dei figli che sono le vittime incolpevoli di una separazione.
 
E c’è di più! Abbiamo paura – Come scrive Cantelmi – perché la nostra cultura ha rinnegato le nostre profonde radici cristiane. Abbiamo paura perché stiamo costruendo una Italia depressa, che lotta per l’eutanasia, come se fosse un diritto e non abbiamo la forza e la voglia di lottare per la vita. Abbiamo paura perché ci siamo illusi che la felicità coincida con l’illimitatezza dei desideri. Abbiamo paura perché stiamo crescendo una generazione di giovani e di ragazzi devastata dall’alcol e dalla droga. Abbiamo paura perché siamo vecchi e non siamo più in grado di scommettere sul futuro e pensiamo che le persone con l’Alzheimer siano un peso e guardiamo ammirati il Nord Europa dove le leggi ne consentono la soppressione con l’eutanasia.
 
Ma proprio per questo oggi dobbiamo sentire l’esigenza di vivere il Natale, riscoprendo in esso il vero miracolo del rinnovamento che solo una festa come questa può darci. Deve cambiare la faccia del mondo, deve cambiare l'anima, la vita, la speranza, il cammino. E invece il rischio è che, come sempre, non cambi niente e che il nostro Natale passi senza lasciare segni se non negozi addobbati, vie e piazze piene di luci, carte colorate e regali sotto gli alberelli che scintillano...
 
Disse bene papa Benedetto: “Non perda lo scambio degli auguri il suo profondo valore religioso e la festa non venga assorbita dagli aspetti esteriori che toccano le corde del cuore. Però i segni esterni sono belli e importanti purché non ci distolgano, ma ci aiutino piuttosto a vivere il Natale nel suo senso più vero. Anche gli scambi di auguri quel giorno siano espressione della gioia di sapere che Dio vuole percorrere con noi il cammino della vita”
 
Natale, tempo dell’attesa: ci è stato detto sempre che il tempo dell’Avvento è un tempo di attesa, e oggi la riflessione sul valore dell’attesa può divenire l’inizio di un cammino inesplorato. Abbiamo disimparato, in questi ultimi anni, ad attendere, non siamo più capaci di avere pazienza, di disegnare sogni e progetti; abbiamo pensato che bastava desiderare per avere e che bastava avere per essere appagati. Ma oggi non è più così! Questo Natale dovrebbe diventare più sobrio, anche più povero, e potrà diventare un dono se comprenderemo che attendere può anche significare riscoprire la gioia di fare progetti e scoprire il valore della condivisione.
 
Solo allora potremo davvero capire “Chi” dobbiamo attendere.
Tarquinio Secondo



Nessun commento

Copyright 2015. All rights reserved.
Torna ai contenuti | Torna al menu