● - TOSCANELLA 1821. DI Alberto Eusebio Arieti - Succede a Tuscania - Toscanella

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● - TOSCANELLA 1821. DI Alberto Eusebio Arieti

Pubblicato da in Blog Toscanella ·
Il sei febbraio 1821, quando Toscanella faceva parte della Delegazione Apostolica di Civitavecchia nello stato pontificio, il Segretario generale della provincia mandò una lettera al Governatore della nostra città con oggetto: POLIZIA.
 
Aveva scritto che gli era stato rappresentato ed aveva verificato che vari disordini avevano eccitato giustamente alcuni clamori nella popolazione; l’appaltatore del bollo delle misure invece di esigere un baiocco si permetteva di esigerne tre; nelle bettole ed in qualche bottega si permetteva il gioco malgrado il divieto; non c’era chi vegliava sulla controra , oltre la quale la polizia doveva imporre ai sorvegliati di trovarsi in casa; le strade urbane erano tutte rovinate e piene d’immondezza, le acque che vi scorrevano , per la rottura degli acquedotti e delle fistole dei cittadini, ristagnavano e producevano metifiche esalazioni; le chiaviche ed i canali non si spurgavano; le mura urbane presentavano delle aperture nelle fabbriche private che davano  la possibilità ai ladri e ad altri malintenzionati l’aggio ed il commodo di sottrarsi a loro piacimento; da una di quelle aperture la notte del 29 gennaio i ladri avevano potuto svaligiare il Monastero delle Monache di San Paolo.
 
Tutti quei disordini non formarono l’elogio di chi governava e l’autorità civitavecchiese ribadì al capo della polizia e della giustizia i tuscanese che doveva far stare a dovere gli appaltatori, col sottoporli a fare le multe e le penali,  alle quali li sottoponevano le leggi dei rispettivi contratti; doveva vigilare e far vigilare  l’osservazione dei regolamenti di polizia che vietavano il gioco nelle bettole ed in altri pubblici locali dove più persone si riunivano; doveva specialmente chiamare la Forza Pubblica alle consuete perlustrazioni ed all’arresto di quelle persone che si permettevano di tenere aperte le botteghe oltre l’ora stabilita.
 
Inoltre non era ben ristabilito lo scopinaggio chiesto dal Dicastero e la pubblica Magistratura, la giunta comunale,  non usava lo zelo al quale era chiamata per il ben’essere dei suoi cittadini amministrati.
 
Pertanto il Governatore fu invitato a chiamare a congresso la Magistratura comunale per concertare le misure conducenti allo scopo d’una migliore amministrazione sul ramo indicato.
 
Egli, dunque, propose al Gonfaloniere ed agli Anziani i mezzi per chiudere le aperture che o abusivamente, o per la diuturnità  del tempo, si erano fatte nelle mura della città.
 
Inoltre fece convocare il Consiglio comunale che deliberò suoi mezzi per compiere i restauri dopo aver chiesto l’autorizzazione preventiva alla delegazione Apostolica.
 
Il Governatore, infine, a seguito della raccomandazione ricevuta  sui vari argomenti, si impegnò per giustificare con sollecitudine e premura , rimuovendo i disordini nel modo più riconducibile alle circostanze locali.
 



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