I gesuati - Toscanella - Angolo del Cav. Luigi Tei

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I gesuati

Storia - Cultura

I GESUATI DEL BEATO GIOVANNI COLOMBINI A TUSCANIA NEL MEDIOEVO

Giovanni Colombini nacque a Siena nel 1304 da una famiglia di ricchi commercianti che appartenevano all'Ordine o Monte dei Nove e possedevano i castelli di Montebenichi e quello di Tuopina e terre a Chiusure d'Asciano e San Giovanni D'Asso .

Dal XIII secolo i Colombini avevano il proprio stemma : quattro colombe bianche con una croce d'oro in campo azzurro (l'attuale stemma che oggi è famoso per l'etichetta del prestigioso vino "Brunello di Montalcino").
Giovanni Colombini, ricco commerciante, più volte aveva fatto parte del Consiglio del Popolo, ricoprendo, tra l'altro, l'alto ufficio di Gonfaloniere; a lui era concesso il permesso di uscire dalla città di Siena di giorno e di notte e circolare liberamente in tutto il territorio senese.

La sua conversione, secondo la leggenda, ebbe a manifestarsi leggendo l'agiografia di S. Maria Egiziaca. Ma la conversione e da addebitare sicuramente a vari motivi quali la morte dell'unico figlio maschio a soli 12 anni, la nota peste nera nel 1348 e il fenomeno di pellegrinaggio dei Romei che passavano per Siena per il Giubileo del 1350.

Dopo la sua conversione Giovanni si prodigò "in limosine et molte sostantive in prodigar di panni nuovi et cibo alli cenciosi".
Alle continue contestazioni della moglie che vedeva dilapidare il cospicuo patrimonio, il Colombini rispondeva: "Tu pregavi Iddio che diventassi caritatevole e dessimi alla virtù" .

La pia donna disperata rispondeva: "Io pregavo che piovesse ma non che diluviasse". Dopo non molto tempo, fu un vero diluvio di carità, tanto che Messer Giovanni, decise di darsi completamente alla povertà più assoluta. Sistemò la moglie e la figlia presso il Monastero di Santa Bonda , consegnò tutto il suo ingente patrimonio, parte ai poveri della città, e parte alla badessa dello stesso monastero, perché provvedesse al mantenimento dei familiari ed in compagnia di altri nobili senesi, tra cui Francesco Vincenti , iniziò la vita dei "Pazzi di Cristo". Dopo qualche tempo fondò un nuovo ordine di religiosi detto "degli Ingesuati". L'abito, umilissimo, era composto da un sacco e da una corona di ulivo in testa; la vestizione avveniva in Siena di fronte all’immagine della Vergine Maria di Piazza del Campo.

Il nuovo ordine di religiosi viveva di elemosine ed iniziò la sua opera predicando il nome di Gesù in tutta la Valdorcia. L'adesione all'ordine degli Ingesuati di numerosi proseliti, creò non poche avversioni, tanto che nel 1363 il governo dei Dodici di Siena mise al bando Colombini ed i suoi seguaci, esiliati da tutto il territorio, accusati di pericolosità pubblica, di rovinare le famiglie e di sollevare il popolo. Il vero motivo dell'esilio era però legato a ragioni politiche: i Dodici di Siena temevano lo spopolamento della città, perché molti giovani, spesso figli di nobili famiglie, si erano fatti seguaci del Colombini.

Insieme al fondatore ed al Vincenti, lasciarono il territorio di Siena per l'esilio, anche venticinque Gesuati, che inizialmente si portarono presso i territori, Città di Castello e nel Viterbese.

Papa Urbano V che risiedeva ad Avignone non appena salito al pontificato si era adoperato per ricondurre la residenza papale a Roma, sollecitato anche dalle continue pressioni del Cardinale Egidio Albornoz che aveva restaurato l'ordine nello stato della Chiesa e da quelle dei vescovi e vari Signori dell'Italia. Il 4 giugno 1367 il Papa Urbano V sbarcò a Corneto (attuale Tarquinia), fu ricevuto dal Card. Egidio Albornoz e dai vescovi della regione, con a capo il vescovo di Viterbo e Tuscania Niccolò, da abati, baroni e dagli Ambasciatori di Firenze, Orvieto, Perugia, Pisa, Siena, e Viterbo . Sulla spiaggia era stata allestita una grande tenda coperta da arazzi e rami di ulivo intrecciati. Urbano V, dopo aver assistito alla messa di ringraziamento per il viaggio felicemente compiuto, salì su una mula e si diresse verso Corneto ove prese dimora presso il Convento dei Frati Minori e vi rimase fino al 6 giugno 1367.

Giovanni Colombini, unitamente ai suoi seguaci, era venuto a Corneto ad attendere il Papa con il fermo proposito di chiedere al pontefice l’approvazione dell'ordine . I Gesuati fecero di tutto pur di attirare l'attenzione del Papa, e vi riuscirono per le grida che emettevano nel pronunciare "Laudato sia Cristo" "Evviva il S. Padre", mentre agitavano rami di ulivo, di cui avevano inghirlandato anche il capo. In ossequio alla corte pontificia si offrirono per espletare i servizi più umili. Però il loro modo di fare fu travisato e furono accusati di eresia. Sottoposti ad un regolare processo, presieduto dal Cardinale di Marsiglia , questi amichevolmente vicino ai gesuati non solo lì scagionò da ogni accusa ma divenne loro protettore .

Il Papa con la sua Corte proseguirono il viaggio per Toscanella ove dimorarono due giorni (7 - 8 giugno) ospiti dei frati minori, i quali risiedevano presso un loro convento fuori le mura, in quanto quello interno era in restauro. Per tale ospitalità il Papa donò 25 fiorini d'oro ai frati ed altri 10 ne regalò alle monache clarisse che avevano accudito alle faccende domestiche.

Durante la permanenza a Toscanella , il Papa, constatato che i Gesuati erano stati assolti dal sospetto di eresia e che lo avevano seguito fino lì, concesse loro l'approvazione dell'Ordine ed a sue spese li fece rivestire di abiti bianchi. A ricevere l'approvazione era stato Francesco Vincenti con altri Gesuati, essendo il Colombini gravemente infermo. I Gesuati grati al Pontefice rifiutarono, in nome della più totale povertà, i privilegi connessi con il riconoscimento ufficiale dell'ordine avvenuto il giorno successivo a Viterbo, nel pontificale svoltosi presso la Chiesa di San Lorenzo . Ebbero un loro stemma: monogramma del nome di Gesù raggiante d'oro in campo azzurro sormontato da una colomba in allusione al loro fondatore.

Il Colombini, da tempo ammalato, morì il 13 luglio 1367 presso l'abbazia di San Salvatore del Monte Amiata e fu sepolto il 2 agosto presso il monastero di S. Bonda .
L'ordine fu soppresso nel 1668, per volere del Papa Clemente IX ed il Beato Colombini finì nell'oblio .

A Tuscania i Gesuati ebbero il loro convento dapprima nella Chiesa della Madonna dell'Olivo, nella stessa chiesa in cui il Papa Urbano V aveva dimorato ed approvato l'ordine, ed in seguito a causa della fatiscenza dello stabile si spostarono entro le mura cittadine probabilmente nel terziere di Poggio in contrada San Biagio. In questo luogo durante la risistemazione di Tuscania a causa del noto sisma del 6 febbraio 1971 veniva trovato un frammento di lastra di nenfro con la scritta "Jesuatorum". Attualmente il pezzo è conservato presso la chiesa di san Leonardo.

La venerazione alla Madonna dell'Olivo è sempre stata sentita dai Tuscanesi: infatti nella credenza popolare si tramanda che qualora la chiesa venisse distrutta anche la città di Tuscania seguirebbe la stessa sorte. Ogni martedì dopo la Pasqua, la cittadinanza si reca presso la suddetta chiesa per venerare la Vergine Maria e, con le elemosine della popolazione, si provvede al mantenimento dello stabile .
L'intitolazione della Chiesa alla Beata Vergine dell'Olivo è da attribuirsi, oltre al fatto che i Gesuati amavano ornarsi il capo e portare in mano dei ramoscelli di ulivo, al fatto miracoloso che avvenne presso il convento di Santo Abbundio e Abbundanzio (detto di Santa Bonda) di Siena.

Luigi Tei

BIBLIOGRAFIA

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NOTIZIE STORICHE
• 1367 (giugno) Il papa Urbano V sosta a Tuscania per due giorni 7 e 8 giugno e concede l'abito bianco al nuovo ordine dei Gesuati del Beato Giovanni Colombini.
• 1536 L'Ordine dei Servi di Maria si stabilisce presso la chiesa ed il convento della Madonna dell'olivo.
• 1565 Frate Giovambattista dell'Ordine dei Serviti ottiene la chiesa e il convento dell'olivo
• 1587 I priori di Tuscania chiedono le travi alla comunità di Vetralla per riparare il tetto della chiesa della Madonna dell'olivo (p.213 Vetralla Scriattoli)
• 1592 L'Ordine dei Servi Di Maria a seguito dei dissidi con la Comunità di Tuscania lascia il Convento e la Chiesa della Madonna dell'Olivo.
• 1620 - Il comune concede la chiesa della Madonna dell’Olivo ai frati francescani del III ordine che poi si trasferiranno nella chiesa di S. Antonio fuori le mura di fronte la porta di Poggio Fiorentino;
• 1691 (14 febbraio) Il Consiglio Comunale dispone la chiusura della chiesa della Madonna dell’Olivo per sospetto di contagio di malattie.
Gli eremiti che abitavano presso la chiesa erano rientrati dentro la città e fu stabilito di assegnare ad altra chiesa entro le mura l’olio della lampada. L’olio fu assegnato all’altare della Madonna della Sanità presso la cattedrale.
(CERASA G., Tuscania storia ed Arte a Cura di Don G. MUSOLINO, 1993, pagg. 108.
1960 - 1965 ignoti asportano le tele degli altari laterali.

 
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