42. Sforza e Tartaglia al servizio del Papa: isolamento di Braccio.   - Tartaglia-new

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42. Sforza e Tartaglia al servizio del Papa: isolamento di Braccio.  

Convegno > Paragrafo da 31 a 45

Chi mostrò chiarezza di idee unita ad un'eccezionale capacità diplomatica fu Martino V, che nel luglio successivo, riuscì a togliere lo Sforza dal servizio della Regina e porlo alle sue dirette dipendenze, come aveva fatto l'anno precedente con Guidantonio da Montefeltro, nominandolo duca di Spoleto. Poi fu la volta del Tartaglia. Tra perdere tutto o scendere a patti con il Papa, al Tartaglia non fu difficile scegliere, anche se ciò significava la rottura con Braccio. Il contratto di condotta tra il Tartaglia e gli emissari del Papa venne siglato l'11 settembre 1419. Ormai Braccio era isolato.

L'accorto Pontefice però volle essere certo che l'alleanza antibraccesca (Sforza-Tartaglia-Guadantonio da Montefeltro) fosse in perfetta sintonia e curò in particolare che non si riaccendesse la vecchia inimicizia dello Sforza contro il Tartaglia: pretese una riconciliazione solenne, che si concretizzò nello stesso mese di settembre 1419 con il matrimonio di Lavinia, figlia del Tartaglia, con Giovanni, figlio dello Sforza.

Raccontare gli avvenimenti del 1419   e del 1920 richiederebbe uno spazio troppo ampio, per cui ci limitiamo a dire che quel lungo periodo fu caratterizzato da un continuo susseguirsi di battaglie nell'Umbria per chiudere sempre di più la morsa intorno a Braccio.

Alla fine il Papa, che si trovava ancora a Firenze, fu convinto dai Fiorentini a scendere a patti con Braccio, al quale fu riconosciuto come "vicario della Chiesa" su Perugia per tre anni.

 
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