33. Roma: i due cardinali, l’Isolani e lo Stefaneschi.   - Tartaglia-new

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33. Roma: i due cardinali, l’Isolani e lo Stefaneschi.  

Convegno > Paragrafo da 31 a 45

La morte di Paolo Orsini produsse scompiglio a Roma. Ne fu turbato soprattutto il cardinale legato Iacopo Isolani, che perdeva un alleato formidabile e la sua posizione si indeboliva nei confronti del Tartaglia. Per non soccombere dovette contentarsi di mantenere la sua autorità "in spiritualibus", cedendo ai popolari il governo di Roma "in temporalibus", cioè gli affari pubblici.

I popolari riconoscevano il loro leader in Pietro Stefaneschi cardinale di Sant’Angelo, la cui personalità era stata messa in ombra dopo l’arrivo dell’Isolani. Sia lo Stefaneschi che i popolari facevano affidamento sui capitani Braccio e Tartaglia. Ora che Braccio, fin dal 13 agosto 1413, era partito per l’impresa contro i Malatesta, toccava solo al Tartaglia occuparsi delle faccende romane.

Dunque l’Isolani riconsegnò al popolo il potere civile, mediante l’antico sistema delle imbussolazioni. E così, il 27 agosto 1416 vennero eletti, per estrazione dal bussolo, i rappresentanti del nuovo governo capitolino: Francesco Manezo, Lorenzo Staglia e Nardo Vendettini, uomini legati al cardinal Stefaneschi che era, per dirla in dialetto, "un romano de Roma" e, quindi, si sentiva coinvolto personalmente negli affari pubblici capitolini.    

 
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