5. Risveglio economico e commerciale. - Toscanella - Storia di Tuscania

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5. Risveglio economico e commerciale.

Il periodo comunale

RISVEGLIO ECONOMICO E COMMERCIALE.

Chi riuscì a far uscire i Tuscanesi dal chiuso mondo paesano, fu il podestà di quell’anno 1230: il romano Andrea di Roffredo Cenci, un vero tecnico del mestiere, perché aveva esercitato già la carica di podestà a Todi, nel 1226. Era figlio d’arte, perché suo padre Roffredo, nel 1188, era stato un influente personaggio nell’attività giudiziaria del Campidoglio e, nel 1218, aveva ricoperto la carica di podestà a Todi.

Andrea Cenci doveva possedere una spiccata personalità ed un certo intuito. Appoggiandosi ai nobili locali, Andreotto di Griffulo, Bonfiglio del Lavoratore e il giudice Lituardo, cercò di far uscire i Tuscanesi dal loro isolamento, interessandoli ai commerci ed orientandoli verso il mare.

Essi, fin dall’antichità, avevano uno sbocco sul mare nel Porto delle Murelle, presso il castello di Montalto, ma, negli ultimi tempi, dediti più all’agricoltura che ai commerci, avevano trascurato l’uso del porto.
Andrea Cenci, comprendendo l’importanza di tale diritto, si adoperò a rispolverarlo, stipulando un trattato con i Montaltesi.

L’atto, sancito il 29 luglio 1230, rappresenta l’ultima fase di intense trattative, per la regolamentazione minuziosa sulle operazioni di sbarco ed imbarco delle merci dei Tuscanesi. Ma si trattò anche di un buon colpo per il prestigio della Città, perché i Montaltesi dovettero giurare di fornire aiuto militare a Tuscania contro eventuali attacchi nemici: Andrea Cenci mirava a creare un sistema di alleanze avente un carattere chiaramente difensivo.

Non meno risoluto egli si rivelò nello svolgere la sua funzione di giudice: abbiamo un atto giudiziario (12 agosto 1230) rivolto contro l’abate di S. Salvatore del Monte Amiata, che aveva arrecato dei danni nelle terre di Paolo Romei, un nobile tuscanese.

Il "tono" dell’ordine rivolto all’abate, per invitarlo ad effettuare subito il risarcimento (anche se si tratta di un formulario ordinario), può servire a far risaltare il carattere e la decisione nell’espletamento dei doveri inerenti il suo ufficio di podestà.
La politica di Andrea Cenci approdò certamente a risultati positivi, perché, negli anni seguenti, non si riscontra l’eco di guerricciole, che abbiano in qualche modo coinvolto Tuscania; anzi, i nobili locali (con in testa Egidio di Montanello) intesero continuare su tale politica e cercarono alleanze anche nell’entroterra. Nel 1238, infatti, si guardò ad Orvieto.

Questa Città non era stata mai in buona armonia con Viterbo; un’alleanza, quindi, tra Tuscania ed Orvieto poteva far comodo ad entrambe. Non conosciamo lo svolgimento delle trattative: sappiamo solo che il 3 maggio queste vennero concluse positivamente, nel castello di Bolsena, alla presenza dei magistrati dei due Comuni, accompagnati da un largo seguito di cittadini.

Non si trattò di un’alleanza effimera, perché il suo ricordo rimase ancora in diversi atti orvietani, successivi di oltre un decennio. A breve scadenza, anzi, l’atto di alleanza mostrò subito i suoi effetti positivi, allorché Tuscania, le terre dei "Signori di Farnese" e Guitto III, "Signore di Bisenso", furono attaccati nel 1239 da Viterbo, che aveva organizzato una lega insieme a Vetralla, Tolfa e Corneto.

Gli Orvietani, immediatamente avvertiti, non si fecero attendere e mandarono la loro cavalleria. In pochi scontri, gli invasori collegati con Viterbo dovettero ritirarsi e tornò la calma. Nell’archivio orvietano si conserva ancora il documento relativo alle spese (157 libbre e 10 soldi) che gli Orvietani ebbero a sostenere e che furono rimborsate dall’inviato di Tuscania, Egidio di Montanello.

 
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