Madera Brannetti


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Pensieri

2 gennaio 1966
Gesù, nome dolce che dice tutto. Sussurrato piano per paura che il suono turbi l'intimità dell'anima. Nome di Colui che ha fatto la gioia di Maria SS., dei santi e di tutte le piccole anime che in questo nome trovano la risposta dolce, umana e divina a tutta l'ansia di amore che sentono in cuore. Gesù, nome che si pronuncia in terra, ma più delle onde sonore si allarga fino a raggiungere il cielo e si unisce al coro degli angeli in un'eco soave e dolce.


4 gennaio 1966.

Santità.
Nessuno più di Dio desidera la nostra perfezione. Se il mio pensiero va ai primi anni di vita, tutto mi ricorda la premura che il Signore aveva nell'avviarmi a questa vita. La gioia che provavo in chiesa, nelle varie funzioni ancor prima di riceverlo a otto anni nella Comunione; la fiducia completa che avevo in Lui; gli infantili colloqui che preparavano la mia vita futura; i patti fatti e puntulamente da Lui rispettati: consacrazione, età di malattia, (quando iniziò la sua malattia),malattia di cuore, offuscamento (incapacità da parte dei dottori di capire il suo male)dei dottori e cento altre cose, fedelmente rispettate. Come dubitare quindi che mi manchi l'aiuto per raggiungere la perfezione, quando Lui ha rispettato i patti? Mio Dio, soddisfa l'ultimo, che poi è il primo mio più grande desiderio: dammi una piccola parte del tuo Cuore per poterti amare; l'unico modo per poterlo fare: Te a tutti.

9 gennaio 1966 - domenica
Mio Dio, che piacere il riceverti nell'Eucarestia! Come la mia anima risplende della tua luce! Come è bello sentirti così vicino, parlarti, posare il capo sul tuo cuore, sentirsi amati da Te. Che sarà mai il paradiso se già qui in terra sentiamo questa gioia che è poi offuscata da questo corpo che paralizza gli slanci; da questa immaginazione occupata da tanti inutili pensieri che ci distraggono, dalla infermità che qualche volta opprime, ma soprattutto dalla poca trasformazione spirituale che non è ancora riuscita a liberarsi di questo involucro per lasciare libero lo spirito a spaziare nella piccola cella interiore dove c'è già il paradiso, perché ci sei Tu?

5 febbraio 1966
I Santi. Fratelli nel Signore, amici da ricordare; bisogna cercare, tra la fitta schiera, quello che più è vicino al nostro modo di vita, alla nostra mentalità spirituale. Chiedere l'aiuto, affinché anch'io sia capace del loro eroismo nella virtù, uguagliandoli e se è possibile superandoli nell'amore. Me li sento molto vicini, perché, umani come me, sono la parte più divina accessibile, poiché, pieni delle mie stesse miserie, hanno saputo elevarsi, capaci quindi con il loro esempio vissuto e con il loro sguardo dal cielo di spronarmi, d'aiutarmi, di incoraggiarmi e di aspettarmi in un incontro che, spesso, penso in paradiso, per godere insieme con loro dell'amore infinito.


7 febbraio1966
Mio Dio, che pena vedere giovani famiglie avviate a questa nuova via in due e che hanno impostato così male i loro rapporti! Come viene da Te il mio modo di pensare in questo campo, visto che chi si allontana da questo modo di pensare, sbaglia in pieno.' che la mia pena porti il suo frutto e che il mio parlare a C* sia ascoltato e messo in pratica. Aiutami per quanto possibile a salvare questo matrimonio, quasi in frantumi, visto che solo dopo sei mesi già pensano di scioglierlo. Aiutami a dimenticare che io avevo fatto del tutto, perché non si unissero, affinché io metta tutto l'impegno ugualmente a pregarti.


8 febbraio 1966
L'angelo custode; compagno inseparabile, quanto gli voglio bene! A lui mi rivolgo come al più caro degli amici; quando mi sento sola, lo chiamo; ricordo che fin da bambina nei banchi di scuola mi stringevo per lasciargli il posto, perché si sedesse accanto a me. Spesso lo penso vicino ai miei cari e a certe persone che vengono a trovarmi. Mi rivolgo all'angelo dei miei fiotti perché li aiuti e li accompagni nei loro viaggi; lo prego di sostituirmi insomma nel modo concreto in tutto ciò che il mio affetto per essi desidera. Spero che il mio angelo mi accompagni oltre la morte, quando finalmente potrò fare la sua conoscenza visibile e rimanere per l'eternità insieme.


11 febbraio 1966
Dio mio, che piccola anima sono io! Più mi guardo e più mi ritrovo nulla; tutto è Tuo ciò che è in me. Come è da poco la mia vita, se faccio il confronto con le anime buone che avvicino! Tutte piene di mortificazione, cercano di piacerti, facendo un mucchio di sacrifici, io invece con Te mi permetto tutto o quasi tutto; fiduciosa del tuo amore, mi abbandono, mi specchio in esso e trovo solo che serenità, gioia goduta nelle oneste cose; comprensione massima per l'umana natura; speranza nelle tue promesse; misericordia prima della giustizia. Tutto ciò mi fa rimanere piccola, senza eroismi, ma sicura in Te, ultima fra tutte.



21 febbraio 1966
Le anime dei passati. Da qualche anno in qua vado constatando quanto siano presenti tra noi le anime dei morti. Dio ha permesso nella sua bontà di farmi fare un'esperienza in questo.
Alcuni anni or sono, sempre in sogno, venne A* e mi disse, o meglio compresi dal suo volto, tutto lo sbaglio che suo figlio stava facendo (in seguito tutto si è avverato). L* mi ha manifestato la tristezza per una situazione che lei non poteva approvare, e in seguito, avverato. Di mons. B* sento ancora vivo, a distanza di tempo, l'aiuto che mi dava e l'affetto che mi porta. Da C* ho saputo la disgrazia del figlio con tristezza e in parte con disapprovazione.
Le anime dei morti vedono prima tutto quello che ci accade. Pregare perciò per loro e chiedere sempre che ci aiutino.


1 marzo 1966
La Comunione dei Santi.questa verità è bella! Sento tanto desiderio di metterla in pratica, anche perché, forse, per la mia grande sensibilità avverto questa unione con le anime alle quali sono spiritualmente legata. Certo che è anche una grande responsabilità, perché il mio stato d'animo deve essere sempre nella migliore forma, altrimenti faccio male alle anime e se non proprio male, certo non l'aiuto a fare il bene; poiché questo fluido divino, che ci lega, è reale e ogni cosa viene notata; con i vicini, anche le sfumature; con il resto dei fratelli il male compiuto e il bene inviato con la preghiera, con la sofferenza, con le buone opere arrivano ad essi per il mistero che ci lega nella figliolanza di Dio.


2 marzo 1966
Mortificazione. Un tempo mi mortificavo molto di più di oggi: ogni occasione era buona per farlo. Oggi ho paura di esserlo poco, non so se per mancanza di attenzione nella ricerca dell'occasione, oppure per negligenza, e, Dio non voglia!, per tiepidezza nell'amore. Spesso mi accade di non trovare al cento per cento la spinta per una data mortificazione, poiché per il mio stato di salute, fiacco e malato, sono poche quelle mortificazioni che posso fare e, purtroppo, quelle poche mi sfuggono. Moralmente, specie nel contatto umano, tutti vogliono qualcosa da me e se alle volte vorrei stare per conto mio, per mortificarmi un po', vedo subito lo scontento e il raffreddamento nel bene. Spiritualmente non ho più nulla esternamente, nemmeno un sacerdote che venga a prendere i peccati. Comunque sia non sono per nulla scusata, poiché dovrei trovare cento occasioni per dimostrare al mio Gesù, attraverso lo spirito di mortificazione, il mio amore. Ma, seguendo la piccola via, mi permetto tutto, come un bambino con la sua beata incoscienza, e sotto l'amoroso sguardo di Gesù mi permetto di cogliere senza pungermi le poche rose che trovo sul mio cammino.


5 marzo 1966
Confessione, il sacramento che dà infinita gioia, che ci fa sentire fortificati nella tentazione, ma per me è stato sempre difficile poterne usufruire fin dai primi anni del mio lavoro alla perfezione. Avrei desiderato farla con il mio direttore spirituale, ma poi non potevo, perché il suo orario non era compatibile con il mio, per il fatto che confessava la sera molto tardi, e così io dovevo farla con altri alla spicciolata, ma ne traevo comunque, sempre, un beneficio spirituale. Poi è arrivata la malattia e ha diradato anche questa gioia, sempre di più sempre di più, fino a non sapere a chi dire i miei peccati e arrivare, con sommo dolore, a far passare 40 giorni tra un'accusa e l'altra; perciò niente forza del sacramento, niente gioia, solo tanta pazienza e abbandono.


6 marzo 1966 - domenica
Fin da bambina il Signore mi ha chiamato ad una vita di perfezione; infatti la parole che mi hanno accompagnato fin dalla più tenera età, ad ogni mia innocente marachella erano: - “Madera, mi meraviglio di te! Anche tu questo!” - E tutto per delle piccole cose, tanto normali nei bambini, ma che io non dovevo fare, sotto la pena di essere notata, segnalata e con continue ripassate. Da me si è sempre aspettato qualcosa di buono, di diverso e spero in ultimo di non aver deluso chi mi è stato vicino.


7 marzo 1966
Ritornando sullo spirito di mortificazione, dopo di aver parlato con il padre passionista, debbo dire che anche qui il Signore mi ha guidato, poiché mi ha detto che debbo gioire di tutto, debbo prendere tutto come frutto dell'amore che porto e che mi porta al Signore. Perciò gioire in Lui più che togliere, sospinta a salire sempre di più verso di Lui e dare a chi mi circonda testimonianza di Lui per mezzo del sorriso e dell'amore, il più puro, ma anche il più affettuoso.


8 marzo 1966
Matrimonio. E' strano! Di questo sacramento non ne dovrei parlare, visto che non mi interessa personalmente e invece, per via dei miei fiotti, ci debbo star in mezzo al problema. Sono combattuta, non avendone la vocazione, a parlarne bene, dar loro l'entusiasmo, che proprio non sento, liberare il mio sentimento da una tristezza che certamente è sbagliata, ma della quale non riesco a liberarmi quanto vorrei, al solo pensiero che qualche fiotto si deve sposare.
Mio
Dio, come sono buffa! Riconosco la santità di questo sacramento e ne ho un terrore quasi fisico. Aiutami, o Signore, a non far trapelare mai nemmeno la centesima parte di questo sentimento.


9 marzo 1966
Morire. Fin da quando era bambina non avevo paura di morire, poi nella mia giovinezza, quando ho conosciuto il Signore, allora non solo non ne avevo paura, ma la morte, per tanto tempo, l'ho desiderata. Rimanevo meravigliata nel sentire da alcuni che anche i Santi avevano avuto paura di morire: ma come era possibile amare tanto il Signore e non sentire il desiderio struggente di unirsi a Lui? Avere il terrore di dargli dispiacere con il peccato e non desiderare di liberarsi da questo corpo che ci trascina in basso? Tutto questo si raggiunge con la morte, perciò ben venga sorella Morte, carceriera solerte e puntuale, che allo scadere del nostro esilio, apre la porta di questa prigione per liberare l'anima affinché voli al suo Dio, a quel Padre che l'ama fin dall'eternità. mi sei cara, sei l'angelo che ferma l'orologio del nostro cuore. Non sempre ciò che procede questo istante è bello, anzi spesso è doloroso, per questo si ha paura di te, ma fa' che alla mia morte io ti possa vedere un momento prima per ringraziarti, o angelo carceriere, che vieni a fermare il mio cuore; ma solo apparentemente, poiché, aperto il carcere, io potrò amare in eterno.


11 marzo 1966
Giudizio di Dio. Sì! Dio è sommamente giusto. In Lui, perfezione infinita, ogni cosa è retta e perfetta; certamente dopo l'amore e la misericordia, la giustizia è sua, in tutta l'essenza della parola e della comprensione umana.
E'
così riposante questo pensiero in chi Lo ama, poiché è già scontato che qualunque sia il Suo giudizio, questo sarà accolto con gioia, poiché chi ama ha fiducia, è sicuro, sa di potersi fidare dell'Amato, in tutto.


12 marzo 1966
Paradiso. Se dovessi descrivere il paradiso come lo penso, cioè, dandogli una dimensione umana, so che farei ridere, poiché in esso vi è tutto quello di bello che desidero avere: i fiori, le ali per volare, le capriole fatte nelle soffici nuvole, i giochi con i beati del Paradiso… e cento altre cose, senza dimenticare che vorrei con me tutti quelli che amo. Ma se poi fermo il pensiero fantastico e lo immagino il paradiso dal lato mistico (che forse sarà il più reale e anche il più bello) allora non so descriverlo, poiché la sua rappresentazione sfugge alla mia penna, dato che non ho concretezza! E' l'incontro con Dio, è conoscere l'amore, capirlo, goderlo nella pienezza e sentirsi perduti in Lui, nella gioia completa e ritrovarsi sola, per perdersi di nuovo in Lui per tutta l'eternità.


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