Madera Brannetti


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La formazione

Educazione e formazione
Tante persone, come ho già detto, venivano a farle visita e non visita di cortesia, ma venivano per sentire una parola buona che li confortasse, per avere lume su qualche problema che li assillava, venivano per prendere coraggio per tirare avanti ed avere la forza di sopportare le loro pene e le loro miserie.per tutti aveva una parola buona, una spiegazione convincente sui problemi che riguardavano la fede, una serenità di giudizio per risolvere situazioni dolorose che affliggevano specie le famiglie. E quale era il suo dispiacere quando, dopo aver cercato di convincere, con tutta la carità possibile, qualcuno a non mettersi in certe situazioni, s'accorgeva che quanto aveva detto s'era poi immancabilmente avverato:
Quanto deve essere grande il dispiacere del Signore nel vedere le anime che si perdono, dopo che Egli ha fatto del tutto per richiamarle a sé. Io ho provato il dolore di vedere piangere proprio oggi una persona per una situazione in cui l'avevo esortata, nel modo più valido, a non mettersi; ora dovrà starci per tutta la vita! Rispettare la volontà umana è l'atto più generoso che poteva fare Dio alla creatura, tutta superbia, che non sa o che non vuole riconoscere la volontà di Dio; sopraffatta dalla sua stessa superbia ne paga poi le tristi conseguenze.


(11 gennaio 1966)c'era da parlare, da insegnare o da risolvere qualche caso, anche se era stanca o piena di dolori, era come se riprendesse vigore e forza perché se gli altri avevano bisogno di lei non si risparmiava minimamente.
Seminare, seminare, seminare sempre: bisogna educare la gente a camminare sulla strada giusta; se da giovane devierà a destra o a sinistra, poi nella maturità tornerà nella diritta strada che gli avevano insegnato a battere e continuerà così fino alla fine.
le persone poi che le erano più vicine instaurava un rapporto spirituale più stretto: ad ogni inizio di anno stabiliva con ciascuno una specie di programma che poi insieme verificava alla fine di ogni mese e assegnava un punteggio per valutare lo sforzo fatto e i risultati raggiunti.guidava l'anima con delicatezza, seguendo passo passo il suo cammino, senza forzature seguendo il consiglio di Santa Teresa d'Avila: E' sempre assai utile non trascinare l'anima a viva forza, ma guidarla a poco a poco con soavità.

Quale poteva essere, ci domandiamo, il suo metodo pedagogico? Si lasciava guidare dall'innato istinto, affinato da una ricca umanità e da una solida spiritualità.
Qualche volta, però, doveva fare forza su se stessa e richiamare, quando c'era la necessità, con un certo vigore.

Spesse volte debbo tenere duro, essere rude con i miei fiotti; faccio tanta fatica, perché desidererei parlare sempre con dolcezza delle cose di Dio del suo amore e invece per raddrizzare, per modellare ogni tanto debbo prendere lo scalpello, richiamandoli a dei sacrifici che, se potessi, farei a meno di imporli. Debbo sforzarmi, per non essere trascinata per l'affetto e la comprensione che porto loro a far loro acquistare una pietà poco virile e una perfezione mediocre. Certo che con me stessa sono più rude: è raro che scenda ad un compromesso per scusarmi; comunque chiedo a Dio con san Paolo “fa' che dopo di aver corretto gli altri, io non diventi reprobo”.


(9 febbraio 1866)

E il 18 febbraio:
Cercava di portare gli altri ad un livello alto di perfezione. Attenta però a non venire esigente, poiché ci potrebbe entrare un po' del mio amor proprio, un attaccamento troppo eccessivo che non si sa mai quanto sia spirituale e quanto umano. Ricordarmi soprattutto che solo se sarò buona, se scomparirà questa Madera per lasciar posto a Gesù, potrò fare del bene, altrimenti, nulla, nulla, anzi… mi sciupo un po' io, perché divento triste, esclusivista, sciocca, ecc.scendere se non per un puro atto di carità e rettificando nel momento stesso l'entusiasmo di agire “come agirebbe il Signore?”
Diceva spesso che lei doveva essere come un canale attraverso il quale Dio si rivelava alle anime che l'avvicinavano, ma per far sì che Dio si rivelasse era necessario che la parola di Dio scorresse limpida attraverso il canale e più il canale era sgombro e pulito, più Dio si rivelava nella sua interezza.
Nulla, sono nulla senza il mio Dio: sono perduta come un pesce fuor dell'acqua, come una stanza senza ossigeno. Ho la certezza di questo, quando per alcuni giorni non ricevo la Santa Comunione, allora l'ortolana, (perché questo è il mio lavoro), non ha più acqua in abbondanza da far passare nel solco per darlo alle anime. Poiché sento con certezza che ciò che dico non è mio, ma della fonte inesauribile, o meglio, della sorgente infinita che è Dio; la mia premura sta solo nel pulire il solco, affinché quest'acqua arrivi più pura e più abbondante possibile ai miei fratelli. Difatti io nel dire non mi preparo mai, spesso capisco cose che non sono di mia competenza, dimentico come per incanto qualunque cosa scabrosa sentita e il Signore mi dà sempre la grazia del momento

(5 febbraio 1966)
Dimentico come per incanto qualunque cosa scabrosa…
Quanti segreti infatti la gente deponeva nella sua anima!
Il 10 gennaio annotava:
Quanti segreti! Come, con il passare degli anni, questi si accumulano fino ad essere qualcosa di veramente duro a sopportare! Cose tristi, spaventose nel rapporto spirituale e tacere; tacere sempre per anni con tutti, tacere anche con la mente per non giudicare, per non sentire quel distacco che è deleterio per la carità. Sopportare le ostentazioni sulle varie virtù delle persone stesse alle quali mancano e credono di farsi belli non sapendo che si sa la verità. Come è duro sopportare questo, specialmente verso coloro, l'ipocrisia dei quali è insopportabile.
Lo scopo di tutta la sua vita era - l'abbiamo detto - far conoscere a coloro che venivano a trovarla e ad aprirsi con lei che Dio è solo Amore. E con quanta forza cercava di togliere dall'anima la figura di un Dio geloso delle cose create e tutto teso a punire e a condannare. Perché Dio - questo era il suo pensiero - non vuole essere amato da parte nostra con un atteggiamento di ostilità verso il creato, ma vuole essere glorificato proprio attraverso il creato. Perché un Dio che condanna il creato ed è geloso delle sue opere non è un Dio, ma un idolo, uno dei tanti idoli ai quali gli uomini nel corso dei secoli si sono sottomessi in modo ridicolo. giorno una persona le aveva regalato un libro e nella prima pagina aveva scritto: “A Madera che mi ha insegnato una sola cosa: Dio è amore.”lei commentava: Anche se il risultato di tutta la mia vita fosse stato di aver fatto capire ad una sola persona questo concetto, sarei completamente soddisfatta.
l'8 febbraio del 1970 scriveva:
Amore. Tutto in Dio è amore. Gli antichi patriarchi sono espressione del suo amore; la creazione, della sua bellezza; la venuta di Gesù per avvicinare il suo amore agli uomini. Che cosa fa riconoscere quindi il cristiano non è la cultura, non la ricchezza, non la salute, ma l'amore che si esprime in ogni rapporto umano, gioendo con chi gioisce, soffrendo con chi soffre, perdonando, scusando tutto sull'esempio di Gesù che aiutò tutti nel corpo e nello spirito. Allora il messaggio cristiano sarà valido.
Devo far conoscere l'amore di Dio alle anime attraverso me.'umanità ha bisogno soprattutto di amore, quello vero, quello disinteressato, quella scintilla divina, cioè, che scaturisce dall'Amore stesso di Dio e che noi, umanità aggiunta, dobbiamo far rivivere come testimonianza fedele per far comprendere il cristianesimo. Dobbiamo uniformarci a Gesù, modello unico, che ogni anima, che desidera la perfezione, deve studiare ed imitare. La sua vita è stata solo amore: nell'adesione perfetta alla volontà di Dio, nella sofferenza fisica a vantaggio di noi, nella predicazione che rispecchia il suo grande amore per l'umanità. Ecco perciò che nella mia vita c'è modo di far rivivere questo modello: nella serenità di accettare tutto, nella gioia del dolore, nel farLo conoscere attraverso la parola e soprattutto amando, come Lui e per Lui.
Così scriveva il 1 febbraio del 1966.
E il 3 febbraio:'aiuto spirituale che Dio mi concede di dare a certe anime, il mio maggiore desiderio, dopo l'eliminazione del peccato, è quello di spingerli alla confidenza e alla certezza dell'amore di Dio. Si è dato varie volte il caso che, dietro le mie preghiere, tante anime hanno toccato con mano l'immensa bontà di Dio nei loro confronti. Bontà che si dimostrava nell'accontentarli in ciò che onestamente desideravano. Ora scrivo qui per ricordarmi di insegnare loro soprattutto a fare la volontà di Dio, più che a porgere a Lui i nostri piani, affinché li attui; chiediamo che i suoi piani siano attuati in pieno in noi, perché solo così siamo certi di non sbagliare. Certi del suo Amore per noi, dobbiamo abbandonarci perciò con estrema fiducia al suo volere. Io so per esperienza personale quanto sia sbagliato fare a Dio la parte nelle mani, perché Lui mi ha sempre esaudito, quando io, piena di fiducia e di generoso amore, però anche di una forte dose del mio volere, ho chiesto che una tal cosa si svolgesse secondo i miei desideri, cose che hanno avuto ripercussione su tutta la mia vita; oggi debbo dire che era meglio se avessi lasciato a Lui carta bianca in tutto. L'unica fortuna mia è stata che in ogni cosa mi ha sempre guidato l'amore per Lui, per cui poco ho sbagliato e Gesù stesso poi ha preso l'iniziativa, quando i miei desideri, per poca intelligenza e inesperienza, prendevano una piega sbagliata e mi ha fermato con estrema dolcezza fino a farmi cambiare idea, uniformandomi alla sua, senza che me ne accorgessi. Oggi so che posso fidarmi in tutto senza ombra di dubbio. Perciò aiutare le anime in questo abbandono.

Madera ricorda che sei solo uno strumento nelle mani di Dio,- scriveva il 15 gennaio del 1966 - devi portare le anime a Lui, non ti devi appropriare di nulla del loro amore, ma farlo tutto convergere in Lui, e quando ti accorgi che la loro bontà diventa troppo legata e subordinata a te, cerca di ridimensionare tutto, mettendoti da parte, diventando più austera nelle parole e in tutte le altre espressioni e cerca di insegnare le verità divine, parlando di Lui. Sta' attenta. Non ti credere qualcuno e non scavalcare Dio, né nel pensiero, né nel desiderio di primeggiare nel loro cuore. Sei nulla e come tale non ti appartiene nulla se non i desideri umani, dei quali da tempo hai fatto volontaria rinuncia, perciò tu sei di Dio e in Lui sei perduta per sempre.
E il giorno successivo: luce. Essere luce che rischiara il cammino in questo caos di sentimenti, di passioni, di tristezze. Divenire cristallo purissimo, affinché la luce che è dentro di me risplenda in tutta la sua bellezza. Sparire il più possibile, poiché ogni più piccola impurità può offuscare il cristallo, ogni ricerca di me si frappone tra la luce e l'involucro, ogni attimo di tristezza è simile a ciò che succede ai vetri di una finestra d'inverno: pur essendo una fiamma nella stanza che brilla e riscalda, il gelo che è fuori li appanna allora la luce esce fioca e non ha più il potere di guidare, di riscaldare di far felici le anime. Sforzo continuo alla perfezione perciò, se voglio che quella luce, la luce di Dio rischiari il mondo.

Vivere Cristo è uniformarsi il più possibile a Lui. Morire il più possibile per far rivivere Lui. Sono anni che questo pensiero domina la mia vita spirituale. Vorrei che le anime, avvicinandomi, dimenticassero me e vedessero Lui. Vorrei che ogni mia azione fosse improntata alla sua dolcezza, misericordia, generosità con quella retta intenzione, anche nelle cose più umili ed umane. Avere la sua stessa purezza, la sua carità, il suo distacco, la sua pazienza. Quanto sono lontana da questo modello! Vergine santa, aiutami tu che puoi e sai come egli era, altrimenti chissà quando verrò su, visto che finché non Gli assomiglierò, rimarrò sempre qui in terra.
13 gennaio 1966
E col passar degli anni, quando le forze le venivano meno e non era più tanto capace di dialogare a lungo con le persone, per i mali che l'affliggevano annotava:
Prima davo, perché avevo ed ero in forze; ma adesso do di più, perché ciò che do lo fatico e perciò è guadagnato. E' veramente qualcosa di mio, racimolato nell'estrema povertà.

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