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• - LA DIFFERENZA TRA SANITÀ E SALUTE. di Fausto Ferrara.

Pubblicato da in Blog Toscanella ·
Solo attraverso il dolore e attraverso una crisi e un problema si riesce davvero a vedere l’inizio delle cose. Quella verità che ne è la sua essenza, che genera il resto e può portare al caos se non se ne capisce appunto il su inizio.
 
In Italia stiamo affrontando una crisi, se costruita o no, non mi importa, preferisco sinceramente pensare che sia la natura a ribellarsi, che sia stata, per dirla alla Maturana , un continuo perseverare in atteggiamenti allopoietici che hanno scatenato un virus, modificando delle molecole. Questo accade quando si produce la morte del vivente; ed è questo che in più di mezzo secolo abbiamo prodotto, la distruzione di ogni forma di vita, pensando di essere gli esseri più intelligenti e più forti della natura a cui spetta il controllo di tutto e su tutto.
 
La natura si sta ribellando e ad oggi sta dimostrando un’altra volta che le uniche leggi sono quelle universali, dettate dall’equilibrio naturale delle cose. Forse dovremmo ripartire da questo, capire che siamo anche noi parte della natura, che siamo fatti di natura e che infondo non possiamo pensare di dominare ogni cosa attraverso le nostre regole artificiali. Abbiamo antropizzato il mondo, modificandone il suo equilibrio e ogni volta che superiamo un certo limite la natura cerca sempre di riequilibrare il tutto e lo fa anche attraverso i virus, cioè quella parte più piccola degli organismi “viventi”.
 
Per tornare all’autopoiesi, il vivente esiste anche nelle organizzazioni tra gli uomini, ed è su questo che intendo soffermarmi. Quand’è che una organizzazione fallisce? Fallisce quando smette di vedere le cose nella loro unicità, in un insieme indissolubile, direbbe Valera, che apprende in una cognizione di apprendimento e di costante rigenerazione.
 
Proviamo a riflettere sul passaggio che quasi tutti gli stati a politica economica neoliberista hanno fatto tra Sanità e Salute.
 
Il termine salute dal latino salus, o utis vuol dire salvezza, incolumità, integrità, affine a salus “salvo”. In letteratura il termine salute viene a significare uno stato di benessere fisico; mentre il termine Sanità (in antichità santà), dal latino sanitas-antis, sanus “sano”. In letteratura indica la qualità, condizione di chi è sano, cioè in buona salute fisica e psichica: la sanità dell’organismo, di un organo, da conservare, perdere, riacquistare.
 
Si nota che mentre per il termine salute è importante la salvezza o l’integrità del corpo; nel termine sanità è importante che ci sia una condizione di benessere e integrità sia del corpo che della mente.
 
Ecco che il neoliberismo e il capitalismo spinto dalle leggi del profitto, adotta il termine salute e si dimentica del tutto dell’integrità e del benessere del corpo e della mente, inteso non solo nel curare, ma soprattutto nel prevenire. E chiaro che se voglio fare profitto, devo assoldare una scienza che deliberatamente sia scollegata dall’unicità tra corpo e mente, ma che separi (Alla Newton) e che perseveri la cura e non la prevenzione.
 
Mi chiedo e vi chiedo è vera scienza, una scienza che ragiona così, separando?
 
Torniamo agli inizi dalla crisi; quali sono stati i comunicati di questo tipo di scienza predominante: Lavatevi le mani, state a un metro di distanza, mettete o no non si è ancora capito, le mascherine. Non vi sembra un po’ poco? A dimostrazione che un pensiero dominante che preferisce curare che prevenire, si trova immediatamente sprovvisto in caso di crisi o emergenza su come prevenire.
 
Veniamo al dunque; in tutti questi anni abbiamo fatto entrare il mercato e le sue leggi basate sul profitto, lì dove il profitto non può esistere. Ecco perché oggi le organizzazioni stanno fallendo e purtroppo falliscono sempre a spese dei più deboli. Se smettiamo di andare verso l’unicità e l’essenza cognitiva delle cose, falliamo e generiamo allopoiesi, cioè la morte del vivente.
 
Se avessimo continuato a conservare il termine nella sua essenza della Sanità e non quello della salute e se avessimo capito che il mercato non può entrare con le sue logiche irrazionali dentro la sanità e dentro la cultura e passando dal senso dell’insegnamento a quello della mera istruzione, oggi avremmo tutti gli strumenti essenziali per risolvere il problema che stiamo affrontando. E lo avremmo fatto a mio avviso nella seguente maniera.
 
Primo, avremmo pensato di prevenire.
 
Già da dicembre del 2019, ci sono stati diversi casi di polmonite atipica nel nostro paese; la comunità medica e scientifica che deve pensare a guarire e non a prevenire era sprovvista di mezzi per capirne di cosa si trattava. Avremmo potuto studiare e capire che si trattava di un virus anomalo della famiglia dei Coronavirus e simile a quello del ceppo dei SARS; tant’è vero che ad oggi il virus è stato classificato con il nome SARS-CoV 2 che genera la malattia Covid-19. Avremmo quindi capito che la prima cosa da fare era quella di collaborare con la Cina e studiarne bene i suoi effetti sulla salute; arrivando alla conclusione che è estremamente virale ma non è così tanto letale; quindi avremmo chiuso completamente le frontiere istaurando una sorta di quarantena come si faceva per il vaiolo o la poliomielite.
 
Avremmo inoltre sempre nella prevenzione, capito che abbiamo un muretto piccolo e basso e anche mal fatto grazie ai tagli scellerati degli anni passati e presenti grazie alle politiche di stabilità. Quindi avremmo emesso moneta per aumentare da subito, già da dicembre, il numero delle terapie intensive, ci saremmo muniti dei tamponi, reagenti, microscopi e attrezzature necessari almeno al triplo di tutta la popolazione, e di tutto il necessario per affrontare l’emergenza.
 
Secondo, avremmo dovuto mettere in salvo i più bisognosi, tutte le persone a rischio. Per loro un isolamento forzato, sia che essi stiano nelle loro case o in ospedale. Invece abbiamo portato il virus negli ospedali, o nelle case incuranti di capire che il virus si propaga con i portatori sani, così come avviene ogni anno per le influenze stagionali o con il morbillo o la varicella (ancora molto più virulenti).
 
Terzo, avremmo potuto effettuare i tamponi a tutta la popolazione e iniziare a monitorarla con l’ausilio della tecnologia digitale, quale per esempio la blockchain. Cosa che è stata fatta in Cina, Giappone, Corea del Sud e Hong Kong.
 
Quarto, avremmo potuto studiare quali farmaci esisto già in commercio e rilanciare la ricerca per farne di nuovi e sperimentarne gli effetti. Mi riferisco a quei farmaci che hanno effetto sugli RNA e che sono stati già utilizzati su diversi tipi di Coronavirus come sulla SARS e MERS e su lo stesso Covid-19 in Cina e in Giappone e in Corea del Sud.
 
A questo punto dopo aver preso questi provvedimenti, magari avremmo chiuso le attività per un mese al massimo, il tempo necessario per effettuare i controlli e iniziare il monitoraggio, e dopo avremmo potuto tranquillamente ritornare alla vita normale. Così come è avvenuto per la Corea del Sud e al Giappone, che sono tornati alla normalità.
 
Invece cosa è successo da noi. Abbiamo prima minimizzato il problema, questo se notate è avvenuto in tutti quei paesi in cui si è scelto di passare dal senso della sanità a quello della salute. Dove prevale il libero mercato e la legge del profitto.
 
Quando il problema era ormai evidente, abbiamo fatto il peggio, siamo andati nel caos; e così accade quanto una organizzazione arriva in uno stato di allopoiesis, dove un organo esterno al sistema, mette l’intero sistema al collasso. Quindi i politici per non ammettere le loro colpe, i loro errori e per continuare a difendere un pensiero unico che separa il corpo della mente, che preferisce curare che prevenire che guarda solo al profitto, ha iniziato a reprimere e colpevolizzare i suoi cittadini. Siamo noi, ora a creare tutte quelle morti. E’ chiaro che per sviare dal vero problema, si è preferito enfatizzare il problema, e tutti gli organi di informazione, pagati dai padroni del sistema, hanno iniziato a diffondere bollettini di guerra, dove i morti di ogni patologia venivano calcolati come morti per Covid-19.
 
Ora si è in guerra, in una guerra con un nemico invisibile, dove spetta a noi, rimanere chiusi in casa, privati dell’attività motoria e di socializzazione, che servono alla naturale essenza di ognuno di noi, non solo per farci aumentare le difese immunitarie, ma per preservare la nostra sanità. Inoltre il senso di colpevolezza, di paura e di angoscia, produrrà in ognuno di noi un cambiamento, non solo nelle abitudini, quelle spesso sono sempre condizionate da un profitto di qualcun’atro, ma nella nostra essenza di esseri umani che hanno la necessità di sentirsi liberi di vivere e nella vita degli umani è fondamentale lo scambio che avviene in un insieme di cognizioni attuate proprio da uno stato di socializzazione.
 
Spero che tutto questo che stiamo vivendo ora, e che non abbiamo mai vissuto prima, sia un forte sconvolgimento, una crisi che produca la necessità di arrivarne a capire l’essenza è cioè l’inizio delle cose; e dopo di che essere in grado di ripartire.
 
Vi Auguro una riflessione approfondita.
 
Diceva Hilman: “un albero che non ha radici profonde cade con il primo vento”.
 
Fausto 22/03/2020
 



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