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• - CORONAVIRUS: GANASSA DICE LA SUA CON DUE SPLENDIDE POESIE. (parte seconda).

Pubblicato da in Ganassa ·
Come ho sempre detto, considero Luciano Laici come il più grande poeta tuscanese, nel 2012, pubblicò il suo libro di poesie in dialetto tuscanese: “Croggiòlo d’oro è nell’estate il grano”. Poesie che descrivono la vita contadina di una volta ma non solo. Dalla sua prigione forzata a causa dell’emergenza virus oggi ci propone queste due poesie sull’argomento e lo fa nel suo stile piacevole da leggere. Eccovi la seconda poesia.
 
Tuscania 19 marzo 2020
 
Sta pandemia indurrà alla fratellanza tutta l’umanità
( coronavirus e fantascienza)
 
Chi se credeva che quase da vecchio
me ce trovasse in questa condizione?
Pure l’altre ce sò, nun è questione,
ma ‘l guaio nun è poco, adè parecchio,
io per nun restà allora inattivo,
lo passo ‘l giorno mentre penso o scrivo.
 
Il tema dello scrive’ adesso verte
sul microbo mortale ch’ha ‘mpestato
il mondo intero ch’è stato creato;
chissà si tanto male se converte
in un inaspettato immenso bene,
che, quanno semo al fine, ce conviene.
 
Il carnevale s’è posticipato1
e dalla gente ch’adè tanto granne
a quelle che nun ci hanno le mutanne,2
uno per uno s’è ben mascarato;
ci hanno le guante co’ la mascherina
che arriva a sera fin da la mattina.
 
L’India fa guerra contro il Pachistanne,
l’Ebbree in guerra co’ la Palestina,
Siria e Turchia, che jje sta vicina,
e poe l’America contro l’Iranne,
chi più ne sa, metta la carne a coce’;3
è un fratricidio de quelle feroce.
 
Adesso quase tutte le nazione
pe’ la malignità che ci ha aggredito,
sia da ogni lato che de ogni partito,
l’hanno fatta ‘na grande comunione,
pe’ trovallo un vaccino che ce serva
per ammazzallo e la vita conserva.
 
Pure ‘l Catai ch’adé grandioso tanto,4
l’ha aiutata l’Italia piccolettta:
nun ci ha mannato qua ‘na scatoletta,
ma pacche grosse ‘nde questo frattanto,
co’ la nostra bbandiera e lì vicino,5
pure l’emblema quello de Pechino.
Nun vojjo fà Cassandra ‘sto momento,
ma si venisse, dico,(è fantasia)
da ‘n antro monno, ‘n’antra galassìa,
‘n popolo alieno, co’granne sgomento,6
pe’dominacce oppure facce schiave,
qual ce sarà pe’ la difesa chiave?7
 
Allora mo che c’è ‘sta bella unione
se po’ sfidallo sì l’extraterrestre,
e pe’ fajje bbassà pure le creste,
l’essere umano jje pò fà ostruzione.8
Pe’ fallo passà un mal che dà terrore,
c’è da pensà ad un altro ch’è maggiore.9
 
Dice un proverbio che al caso se associa,
tutte le male ‘n vengono pe’ nocia.10
 
 
1. In pieno mese di marzo c’è gente mascherata, ed in più per tutto il giorno, creando immenso disagio, dovuto anche alle restrizioni di movimenti.
2.  Infanti che hanno solo il pannolino.
3.  Chi più ne sa più ne metta, cioè chi ha più notizie le dica su questo fatto narrato.
4. Catai è l’altro nome con cui veniva chiamata la Cina.
5.  Mi ha fatto tanta impressione vedere le due bandiere, dell’Italia e della Cina, stampati una vicina all’altra, quasi a formare una unica bandiera, nei pacchi che (la Cina) ci ha inviato come aiuto.
6.Molti anni fa non si credeva alla trasmissione dell’immagine, come adesso non si crede ad una possibile trasmissione della materia come non si crede che extraterrestri ci possano invadere, come tante volte si vede nei films, in tivù o nei fumetti di fantascienza, ma se tale cosa fantascientificamente succedesse, l’umanità ne resterebbe sgomentata.
7.  Per combatterli quale sarebbe la soluzione?
8.  Solo l’unione e l’unità di intenti tra i popoli riuscirebbero forse a respingerli.
9 Per levarsi dalla mente la paura di un grande male, bisogna pensarne uno maggiore. Io ero da bambino terrorizzato dalle punture delle iniezioni, ma, quando il dottore mi dette il taglio in un dito per un patereccio/giradito chiamato cerchiolo, la puntura antitetanica che subito ne seguì, non la avvertii per niente. Il dolore del dito era maggiore a quello della puntura.
10 Il proverbio recita: “Tutte le male nun vèngono pe’ nocia’” (= tutti i mali non vengono per nuocere). Ad esempio, con i mezzi che non circolano quasi per niente, l’aria che respiriamo è meno imquinata.
 
             Luciano Laici
Una breve biografia di Luciano.
Luciano Laici è nato a Tuscania il 18.09.1944 da una famiglia di agricoltori. Ha quindi trascorso l'adolescenza e la prima età adulta lavorando nei campi, ove ha avuto modo di osservare sia le abitudini, le usanze, i modi di vita della gente di campagna sia i molteplici volti della natura in terra di Maremma.
Nel 1975 è stato assunto come vigile urbano messo notificatore e di conciliazione presso il Comune di Tuscania, impiego nel quale ha svolto negli anni un'attività implicante una continua, a volte delicata, dialettica con il pubblico: il contatto con il multiforme e casuale carattere dei cittadini tuscanesi ha maturato in lui una personale concezione della vita, della condizione umana e delle sue contraddizioni.

Oggi in pensione, si diletta dedicandosi alla cesteria, alla caccia, alla musica nella banda cittadina, alla realizzazione di innesti, alla lettura, alla scrittura di versi, passione che lo ha sempre accompagnato fin dalla prima gioventù: il presente volume, che raccoglie una parte delle tante poesie, rappresenta una sintesi della sua esperienza di vita.




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