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• - SU LE SARACINESCHE DI RISTORANTI E BAR PER PROTESTA.

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Fonte: TusciaWeb
 
Stasera (28/04) alle 21 i locali riaccendono luci e insegne - Iniziativa partita dalla Tuscia si è estesa a tutta Italia per manifestare le difficoltà del settore e la scarsa attenzione del governo.
Su le saracinesche. Per protesta.
 
Di solito si abbassano, ma stavolta è diverso. Bar, ristoranti, attività legate alla ricezione vogliono ripartire e chiedono al governo provvedimenti adeguati per tutelare un settore fortemente a rischio.
 
La manifestazione parte da Viterbo, lanciata da un ristoratore e ora ex consigliere comunale, Paolo Bianchini, ma in poco tempo ha raggiunto tutta l’Italia, con adesioni da ogni parte del paese.
 
Stasera alle 21 l’appuntamento. Su le saracinesche, luci dei locali accesi, tavolo apparecchiato e un cartello con la scritta “Risorgiamo Italia”.
 
All’interno, solo i proprietari con dispositivi di protezione indossati. D’obbligo le foto per dimostrare la partecipazione e in caso di presenza della stampa, rigorosamente all’esterno dei locali con mascherine indossare. Sono le regole che il Movimento imprese ospitalità si è dato.
 
 
Poi domani, simbolicamente in ogni città i ristoratori consegneranno le chiavi dell’attività ai sindaci.
 
Sulla bacheca del profilo Facebook è un post dietro l’altro, da una parte all’altra, da Milano, ma pure da Prato, Roma, Torino, dal Veneto, ma anche Messina e Bologna. Sono solo gli ultimi in ordine di tempo di una lunga serie. Le adesioni, fanno sapere, sono a migliaia.
 
Un gruppo che nasce per la forte contrarietà ai provvedimenti presi e ancora di più per quelli non presi, dal governo Conte, le misure a sostegno del settore latinano, sostengono.
 
“Non hanno idea di cosa stiano parlando – tuona Paolo Bianchini in uno dei suo interventi a trasmissioni tv e radio nazionali cui ha partecipato – hanno introdotto l’asporto, ma con tre diverse aliquote Iva, secondo il prodotto da vendere.
 
Da qui si comprende che non hanno idea di cosa parlano. Se io vendo una pizza, l’Iva è al 10%, birra in bottiglia al 22% e se un cliente mi chiede due mele, l’Iva è al 4%”.
 
L’ultimo decreto sposta dal primo giugno la riapertura di bar e ristoranti. Si era parlato del 18 maggio.
 
Sullo slittamento, Bianchini ha una sua teoria: “Conte ha avuto paura di riaprire il 18 maggio, perché sapeva che avrebbe trovato le nostre serrande chiuse.
Non apriremo mai finché non avremo la tranquillità di lavorare.
 
Non solo la certezza di non contrarre il virus, ma anche ci serve anche la tranquillità nel servire. Vi immaginate cosa significhi avere camerieri con guanti e mascherine?
 
E poi, un locale con 100 coperti deve farne al massimo 25, con i costi che restano al 100%”.
 
Situazione impossibile, per Bianchini. “Ecco il perché di questi ulteriori 15 giorni. Ma se il governo non avrà le idee chiare non apriremo nemmeno il primo giugno. Stanno esponendo volutamente il nostro sistema al fallimento”.



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