• - IL MIRACOLO DELL’ABBAZIA MEDIEVALE DI SAN GIUSTO. di Daniele Camilli - Succede a Tuscania - Toscanella - 2019

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• - IL MIRACOLO DELL’ABBAZIA MEDIEVALE DI SAN GIUSTO. di Daniele Camilli

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Fonte: TusciaWeb.eu - di Daniele Camilli
Risale al XII secolo, è cistercense ed è un capolavoro di recupero, restauro e restituzione - Al suo interno i resti di un'antica pieve Benedettina - A gestirla la famiglia del campione olimpico Mario Checcoli.
 
L’abbazia medievale di San Giusto a Tuscania è un capolavoro di recupero, restauro e restituzione. Un luogo meraviglioso. Un posto dove, chi non è andato, s’è perso veramente qualcosa. Un miracolo a ciel sereno.

 
Fino agli anni ’90 del secolo scorso l’abbazia era in completo stato di abbandono. Mauro Checcoli, progettista architettonico, e negli anni ’60 campione olimpico, due medaglie d’oro a Tokyo 1964, l’acquistò da un pastore. Seguì un lavoro attento e capillare di ricostruzione archeologica e filologica, che ha portato al restauro completo dell’antico monastero. E alla riscoperta dell’antica pieve benedettina risalente al X secolo.
 
Mauro Checcoli è un privato che ha fatto della sua proprietà un bene pubblico e comune. Un Olivetti in terra di Tuscia. A Tuscania. Amatissima da Cesare Brandi, fondatore dell’istituto centrale del restauro a Roma e soprattutto intellettuale cui la moderna teoria del restauro deve tutto. Teoria che Brandi elaborò a Viterbo, rimettendo in piedi lo sposalizio della Vergine di Lorenzo, affresco della chiesa di Santa Maria della Verità, cappella Mazzatosta, colpito anch’esso dai bombardamenti del 1944.

Una città, Tuscania, antichissima e al centro, per tanto tempo, delle principali vicende storiche della prima cristianità. Non solo, ma anche un esempio di ricostruzione dopo il terremoto del 1971 quando altre zone d’Italia, il Belice prima e l’Irpinia poi, o non sono mai state ricostruite, Poggioreale è stata abbandonata e sta ancora lì, in Sicilia, tale e quale a come era nel 1968, oppure hanno dovuto aspettare anni. La città è stata ricostruita seguendo le linee dettate da Brandi nella carta del restauro che è di quegli anni.
 
San Giusto è un’abbazia cistercense del XII secolo. Definitivamente abbandonata, dopo alterne vicende, nel corso del XVI secolo. Fino alla fine del XX. Oggi è invece uno splendido esempio di restauro e restituzione. L’abbazia è infatti aperta al pubblico. Lì c’è anche l’azienda agricola biologica della famiglia Checcoli e un B&b. Ma l’abbazia è visitabile da chiunque. Passando per una strada di campagna che sembra di stare sulla via Appia a Roma. Sullo sfondo Tuscania, e probabilmente uno dei panorami e paesaggi più belli al mondo. Un paesaggio completamente intatto. Al punto da vederlo oggi così come, tale e quale, lo vedevano secoli fa.
 
“A San Giusto – si legge sul sito internet dell’azienda agricola della famiglia Checcoli – si possono ritrovare tutte le parti di un’abbazia del XII secolo: la chiesa (il luogo di preghiera), la sala capitolare (per la discussione, l’insegnamento, e la spiritualità di gruppo), lo scriptorium (per attività di studio e intellettuali), il refettorio (dove venivano serviti i pasti), il dormitorio, e il cellarium (per le attività pratiche, lavoro manuale, e la conservazione degli alimenti). Sul lato occidentale dell’abbazia sono edifici per i conversi, o fratelli, che non avevano stato clericale, ma che vivevano e lavoravano al monastero come laici. Indossavano un abito marrone invece di bianco ed erano esclusi dal presbiterio della chiesa durante le funzioni liturgiche”.
 
L’ideale sarebbe visitare l’abbazia percorrendola due volte. La prima senza prendere informazioni su ciò che si sta guardando. Queste vanno prese subito dopo per poi entrare di nuovo. All’inizio, appena si mette piede in abbazia per la prima volta, senza saperne niente, il senso è quello dello spaesamento. Tutt’attorno, verde. Tenuto benissimo. Il mondo dei monaci, e i suoi silenzi, che tornano alla luce. Quando ci si affaccia di nuovo dentro, dopo aver letto un po’ di storia del luogo, camminare nel chiostro sapendo ciò che c’è nelle stanze intorno è semplicemente camminare in un posto incantato.
 
L’ideale sarebbe visitare l’abbazia percorrendola due volte. La prima senza prendere informazioni su ciò che si sta guardando. Queste vanno prese subito dopo per poi entrare di nuovo. All’inizio, appena si mette piede in abbazia per la prima volta, senza saperne niente, il senso è quello dello spaesamento. Tutt’attorno, verde. Tenuto benissimo. Il mondo dei monaci, e i suoi silenzi, che tornano alla luce. Quando ci si affaccia di nuovo dentro, dopo aver letto un po’ di storia del luogo, camminare nel chiostro sapendo ciò che c’è nelle stanze intorno è semplicemente camminare in un posto incantato.
 
Mauro Checcoli, insieme a Richard Meier e Piero Sartogo ha progettato anche la nuova facoltà di ingegneria a Bologna e con lo studio Arco ha vinto il concorso internazionale per la progettazione del museo ebraico italiano a Ferrara.
 
“Oggi – spiega infine il sito internet della famiglia Checcoli – l’abbazia di San Giusto è un’azienda agricola biologica eco-compatibile che produce oli essenziali, ma è soprattutto un luogo polivalente e multiforme pensato per accogliere viaggiatori, artisti, appassionati di natura e d’arte”. Il posto “è stato acquistato e restaurato allo scopo di permettere a visitatori, appassionati e a studiosi di visitare un’abbazia cistercense nella sua completezza, cosa rara in tutta Europa”.
 
Daniele Camilli
Altre immagini dell'abbazia di S. Giusto:





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