--- IL ROSONE DI S. PIETRO “CLONATO” IN UNA CHIESA DI LOS ANGELES IN CALIFORNIA. Di Luigi Tei - Succede a Tuscania - Toscanella - 2016


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--- IL ROSONE DI S. PIETRO “CLONATO” IN UNA CHIESA DI LOS ANGELES IN CALIFORNIA. Di Luigi Tei

Pubblicato da in Blog Toscanella ·
Nel corso del Settecento, in seno alla rivalutazione dei canoni estetici della cultura classica, prese forma la corrente artistica universalmente nota come neoclassicismo. Ben presto il movimento si evolse in una pedissequa riproposizione del linguaggio artistico – ed architettonico in particolare – greco romano ed in breve tempo, si evolse in una generica riproposizione degli stili passati che va sotto il nome di storicismo.
 
Da questo movimento, che presto perse le connotazioni rigorose della riproposizione filologica di uno stile passato e che evolse (o degenerò, secondo alcuni) nell’eclettismo, bisogna distinguere una particolare fenomenologia che ha interessato, in particolare, gli stati americani. Qui, nella disperata ricerca di un’identità storica inesistente o nel tentativo di ricollegarsi ad una putativa terra-madre europea, si è lungamente manifestato il desiderio di acquisire e di esibire testimonianze di un passato assente.
 
Questo desiderio si manifesta tutt’oggi in due modi: da un lato l’esibizione, quando possibile, di testimonianze autentiche di un passato, naturalmente non autoctono, del quale ci si sente partecipe, e che vede il trasferimento in terra americana di reperti ed opere d’arte di varia natura, anche molto impegnativa (si pensi all’acquisto, allo smontaggio ed al rimontaggio in loco, di elementi complessi tipo fontane, prospetti di edifici, pavimenti, complessi decorativi, etc.) dall’altro la commissione di copie, repliche o “citazioni” di monumenti – per lo più europei, il cui valore estetico e storico resta indiscusso.
 
Se innumerevoli sono le repliche di palazzi, fontane, etc. fatte ad uso privato dai miliardari americani, non meno numerosi sono le riproposizioni di monumenti ed antichità europee, specialmente italiane, realizzate per pubblica utilità.
 
Tra queste, vogliamo ricordare la cattedrale di S. Giovanni (St. John) di Los Angeles che rinchiude in sé la citazione di diversi edifici italiani considerati – tra i molti – eccezionali per la loro antichità ed il loro fascino.
 
Realizzata tra il 1920 ed il 1924, consacrata nel 1925, la grande chiesa statunitense ripropone – nella facciata – gli elementi salienti della chiesa di S. Pietro di Tuscania e – nell’interno – quelli della chiesa di S. Miniato al Monte presso Firenze, mentre per gli arredi si è fatto ricorso a vetrate imitanti quelle di Torcello marmi e maestranze italiane per l’altare etc.  In tutti i casi la riproposizione è consapevole, voluta ed esibita ma … frigida.
 
Non è solo il diverso materiale o l’uso di mezzi meccanici nella realizzazione degli intagli a far mancare, in queste nuove realizzazioni, il fascino delle antiche costruzioni medievali italiane, non è solo il diverso proporzionamento o la decontestualizzazione a renderle così prove del fascino degli originali italiani. È l’assenza della storia: quell’insieme di tempo, sentimento, senso di appartenenza, che fa di ogni opera originaria ed originale, immersa nel suo ambiente, nella sua terra d’origine, tra la sua gente, che la rende ancora più unica e preziosa.
 
Il tentativo americano, non è il solo, né il primo. Già in Italia, nella prima metà del Novecento, moltissime chiese sono state edificate ispirandosi ai capolavori dell’arte medievale, considerata più vicina allo spirito religioso genuino della prima cristianità. I rosoni di S. Pietro, di S. Maria Maggiore, come i portali, i plutei, gli amboni, etc. sono stati imitati innumerevoli volte, in pastiches artistici più o meno riusciti, ma sempre assenti del primitivo fascino.
 
Le citazioni che le antiche chiese di Tuscania hanno sempre avuto, in patria come oltre oceano, ci rendono orgogliosi, perché testimoniano l’ammirazione che esse hanno suscitato nel mondo, ma dimostrano, inequivocabilmente, la loro impareggiabilità.
 
                                                                                                         Luigi Tei



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