● – RACCOLTA OLIVE: “IL MANTENIMENTO DELL’OIO” secondo Luciano Laici (Ganassa) - Succede a Tuscania - Toscanella - 2016


Zodiac  


Citazione spirituale

LIBRERIADELSANTO.IT

 LIBRERIADELSANTO.IT
Cerca
Vai ai contenuti

Menu principale:

● – RACCOLTA OLIVE: “IL MANTENIMENTO DELL’OIO” secondo Luciano Laici (Ganassa)

Pubblicato da in Blog Toscanella ·


E’ iniziata la raccolta delle olive e a Tuscania, molti, anche se oggi sono impiegati, artigiani o pensionati, ognuno ha un pezzetto di terra lasciatogli dai genitori dove ci sono le piante di Olivo a volte secolari. Ognuno si attrezza e spesso lascia per questo periodo qualche giorno di ferie per la raccolta. I tuscanesi hanno una radicata tradizione per le olive e l’olio extravergine di Oliva in genere, il condimento a crudo, non ci sembra condimento se non è fatto con il nostro olio.
Quest’anno sembra che le cose non vadano bene, il clima e la mosca olearia danno una produzione scarsa, Luciano Laici (Ganassa, sulla foto a sx) che ben conosce tutti i risvolti della vita contadina, ci regala due poesie legate all’olio, la prima è “la resa dell’olio” (la trovi qui) dove viene spiegato quanto olio possono dare un quintale di olive, la seconda “il mantenimento dell’oio” ci spiega come mantenere nel tempo il nostro prezioso olio di oliva.
Ecco la poesia:

IL MANTENIMENTO DELL’OIO

Pe’ mantenè l’oio ce vo’ premura,
e mo vedemo qui da la mi’ testa
quale consijo bono ancor’ ce resta,
incominciamo con parecchia cura
da quanno il frutto c’entra nel molino
e escenno oio va nel magazzino.

“ Vacce a la mola e al molino stacce” (1
dice un proverbio e poe continua ancora
“è meio tarde annacce che a bonora”,
che alla mola pur de le fattacce
de solito ce avvengono pe’ via
che il prodotto rubbato ce sia.

In special modo pe’ molì a la mola
è meio annacce tarde pel motivo
che pe’ mannallo con daie l’abbrivo,
p’oiallo te ce vo ‘na quartarola (2
tra fiscole ‘l decanter e cianfrusaie
si ce vae tarde de certo nun sbaije.

L’antiche nostre, ìl popolo romano
ce lo mettevono in otre de coccio
pe’ mantenello fin’ l’ultimo goccio
che lì ce respirava in modo sano
doppo tappate con coperchie ‘n legno:
nun c’èra in quelle tempe altro congegno.

Invece mo con zire fatte in zingo
o puramente in quelle dette stagne
se ponno avelle a vorte le magagne
che or qui appresso a dille io m’accingo;
il tappo della stagna va allentato
acciò che l’oio abbia respirato

sinnò torbido resta e nun se posa
e va comprata pur senza cannella,
che la cannella è una birbantella;
più d’una volta una brutta cosa
ce è successa per la causale
de indestrezza o incidentale,

e se ne è annato ‘l futto dell’olivo.
comprate il ziro senza cannelletta
e che l’imboccatura ‘n abbia stretta
che c’è un altro grosso bon motivo,
l’oio se posa a luglio solamente
e la su’ feccia voe solitamente

cavate dal di sotto, ma piate
‘no sgommarello e empite la bottia,
e alle formichelle mamma mia
attentamente voe sempre ce state
che l’oio a quelle tanto ie ce piace.
Piate un insetticida assae capace

e mettetolo al ziro ’ntorno intorno
che si ce vanno dentro formichelle
tocca de buttà l’oio fie belle,
ma state attente che nel su’ contorno
‘n ce sie normalmente nessun buco
sinnò le sorche a turno io adduco

ce ‘nfirsono la coda pe’ leccacce
e fin nd’arrivono vanno a votallo,
nun commettete puramente il fallo
de tené l’oio in stanze callacce
o altrimenti ndo c’è tanta luce
che pure quella a questo ‘i è truce.

Ndo lo tenete ‘n ci ha d’essa fetore
che propietà ci ha questo alimento
che noe chiamamo pure acconnimento,
de assorbillo tutto ‘l malo odore.
“Quanno del ziro se scopre la fine” (3
‘n altro proverbio ce recita infine,

“ allor se vede subbito l’imbroio”
perché si l’oio e mal centrifugato
e nella resa bene quello ha dato,
o si accesso al ziro dell’oio
qualcuno estraneo a volte ci avesse
voe passereste de certo da fesse

che ‘l macchinario nun capanno bene (4
o dall’estraneo che frega ‘l prodotto
l’acqua nel ziro lee ce va de botto
che quella aggiuta li dentro ce viene,
e più pesante ce va giù nel fonno
e solo allor se scopre, porco monno !!

Si voe ‘na stagna ce l’avete rasa
quanno adè callo a ‘na certa ora
vedrete l’oio che scappa di fora
e giù per terra la su pozza spasa;
l’oio ‘ne acqua che quanno se gela
cresce ‘l volume, ce vò cautela,

diminuisce, invece col callo
cresce parecchio, se va liquefanno
pe’ questo le pese se fanno,
quelle specifiche, pe’ campionallo,
sempre al litro ch’è la su misura,
a grade quindici della calura, (5

altimente il peso viene falsato,
quanno se gonfia ce ne va di meno
e si lo copre tu nun sta e sereno
che a un certo punto di men l’hae piato.
‘Sto scritto ho fatto sol con l’avvertenza
pe’ davve del suddetto conoscenza.

  1. Recita un proverbio “alla mola vacce e al molino stacce”.
  2. Quartarola; antica misura Bolognese per liquidi.
  3. Il secondo proverbio recita,” quanno se scopre la fine del ziro dell’oio allora se vede tutto lo ‘mbroio”.
  4. Macchinario, centrifuga.
  5. L’olio quando si gela diminuisce, quando e caldo aumenta di volume, per legge il peso specifico va fatto alla temperatura di 15 gradi centigradi; comprando una massa a litri, col caldo, si verrebbe a perderne parecchi chili.

Luciano Laici




Nessun commento

Copyright 2015. All rights reserved.
Torna ai contenuti | Torna al menu