
Lo scorso 6 febbraio si è celebrato l’anniversario del terremoto che colpì Tuscania nel 1971.
Sulla base delle conoscenze attuali circa le modalità di generazione dei terremoti non è possibile fare predizioni e la tempestività e l’efficacia dell’intervento risultano essere strumenti di fondamentale importanza.
Esattamente 47 anni dopo quel tragico evento, visto che spesso si è preferito rincorrere l’emergenza piuttosto che evitarla o almeno prevenirla, il 6 febbraio 2018, è entrato in vigore il nuovo Codice della Protezione Civile con lo scopo di rafforzare e migliorare la catena di comando e controllo in caso di calamità.
La norma ha sostituito la vecchia legge del ’92 ponendo l’accento, in particolar modo, sulla previsione, prevenzione, mitigazione dei rischi, pianificazione, gestione e superamento delle emergenze.
Due punti fondamentali sono stati inseriti all’art. 28.
Il primo prevede “l’esclusione da qualsiasi misura volta a superare lo stato di emergenza” per tutti quegli “edifici abusivi danneggiati o distrutti” da terremoti, alluvioni o calamità naturali.
Mentre, il secondo, è un chiaro incentivo ai cittadini, affinché assicurino le proprie attività produttive e le proprie abitazioni contro le calamità.
Chi sarà munito di assicurazione avrà diritto al solo rimborso della differenza tra l’indennizzo assicurativo e il reale valore del bene, e di “un’ulteriore somma pari ai premi assicurativi versati nei cinque anni precedenti”.
Un’ulteriore innovazione riguarda il coinvolgimento della cittadinanza: si prevede, infatti, la partecipazione dei cittadini al processo di elaborazione della pianificazione di protezione civile, in relazione alle esigenze di diffusione della conoscenza di tale strumento e della relativa informazione.
Tra i diversi discorsi che sono stati fatti durante la commemorazione, spicca quello del Prefetto di Viterbo che ha espresso “l’auspicio di far prevenzione per essere sempre pronti a ciò che non ci si aspetta. All’epoca non si era abituati. Non si è abituati. La prevenzione è importante e non è necessario predisporre il solo piano emergenza ma abituare la popolazione a reagire e avere procedure per potersi mettere in sicurezza nel caso di un evento calamitoso di qualsiasi natura. Ha concluso dicendosi “contento che i ragazzi partecipino a tutto ciò che è prevenzione”.
A tutte le autorità intervenute fu consegnato un libro realizzato dagli studenti di una terza classe del Liceo scientifico di Tuscania che si conclude con un invito alla tutela del territorio e con un’esortazione alle Istituzioni e ai loro concittadini a prepararsi alle calamità e a fare prevenzione sintetizzato nella frase “Facciamo nostro il detto: Prevenire è meglio che curare”.
Un’educazione ad una corretta prevenzione serve principalmente a instillare la mentalità in chi amministra che la prevenzione dalle calamità naturali nel proprio territorio deve essere continuamente tra le priorità dell’azione amministrativa e della vita di tutti i cittadini.
Da oltre 4 anni disponiamo di un Piano di Protezione civile comunale del costo di 10.000 euro che non è mai stato aggiornato come si sarebbe dovuto fare e mai spiegato ai cittadini. Non è mai stato testato mediante esercitazioni che avessero coinvolto gli attori principali e la cittadinanza. Non si è provveduto a formare i 4 responsabili delle funzioni di supporto al sindaco e ad approntare il centro operativo comunale. Non disponiamo di un software che ci consenta di utilizzare tutta la cartografia dell’emergenza e neanche di un regolamento che metta in condizione il responsabile comunale della protezione civile di conoscere quali siano i suoi compiti, il personale e gli strumenti a sua disposizione per attuare quanto stabilito nel Piano.
Una sola consolazione: fra pochi mesi scadrà e bisognerà predisporne uno totalmente nuovo.
Renato Bagnoli
