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● - I SANTI MARTIRI DI TUSCANIA, TRA FEDE, LEGGENDE, MANIPOLAZIONI E STORIA.

Pubblicato da in Blog Toscanella ·
Da quando c’è Internet, fare delle ricerche è diventato molto facile e molte leggende e credenze, cadono come foglie secche. Se si va alla ricerca dei Santi Martiri in Italia, ce ne sono moltissimi e, guarda caso, molto spesso sono tre (che coincidenza!). Hanno nomi e date diverse da festeggiare, ma sono leggende che non sono confortate dalla verità storica.
 
Ho grande rispetto per la fede religiosa di tutti, la fede, a volte, è di grande aiuto e conforto in momenti difficili della vita, ma ciò non toglie che è solo “fede” non confortata da una verità storica e scientifica.
 
Quando si parla di “fede religiosa”, chi non crede deve mantenere un grande rispetto verso il credente, altrimenti rischia di replicare i brutali atteggiamenti, manifestatisi nel passato e ripetutamente condannati dagli storici dal secondo dopoguerra in poi. Ciò non toglie però la facoltà di esprimere osservazioni personali sulle “fonti” che ci tramandano le tradizioni sviluppatesi nel corso dei secoli e che ancora oggi persistono, come, ad esempio, la festa dei “Santi Martiri” dell’8 agosto.
 
Quando ero bambino ed incominciavo a frequentare le scuole elementari, era decisamente la festa più attesa dell’anno e, forse, anche la più bella. La giornata del 7 agosto, la vigilia, ti dava la prima emozione quando, passeggiando fuori porta con il vestito nuovo, alzavi continuamente il braccio sinistro per ammirare il magnifico orologio che ti aveva regalato il compare in occasione della cresima. Chi scrive, come chi legge, potrebbe raccontare piacevoli episodi accaduti in quei stupendi giorni di festa, con il circo, le giostre, le corse dei cavalli, la corsa ciclistica e chi più ne ha, più ne metta.
 
Oggi, da adulto, mi fermo un istante a riflettere: ma tutto questo su che cosa si basa? Sicuramente sulla “fede”. Quella fede che la tradizione cristiana ci ha lasciato in eredità. Ma, al di là della fede, su quale realtà poggiano quei fatti che la tradizione ci narra?
 
Dei martiri Secondiano, Veriano e Marcelliano sappiamo molto poco, quasi niente…. Sono stati martirizzati al tempo dell’Imperatore Decio (250 d. C.), ma non abbiamo nessun racconto di quel tempo.
 
I loro tre nomi compaiono per la prima volta molti anni dopo, in un elenco di martiri compilato da San Gerolamo (calendario geronimiano) nel IV secolo.
 
Il racconto del martirio dei Santi Martiri Secondiano, Veriano e Marcelliano nasce, però, soltanto nel VI secolo. Evidentemente i fedeli desideravano conoscere più notizie possibili sulle vicende personali attraversate dai santi venerati; allora alcuni scrittori (soprattutto notai romani) cercarono di raccogliere le informazioni orali tramandate sul martirio subìto dai martiri cristiani e fissarle in forma scritta.
 
Io non sono in grado di dire quanto ci sia di vero o di fantasioso in questi scritti, ma certamente ogni scrittore ha cercato di abbellire, completare, arricchire il racconto che stava scrivendo. E ciò accade ogni volta che, nel volgere degli anni, da una copia di un racconto se ne compila una nuova (arricchendo o completando la copia precedente) Basti pensare che la copia più antica del martirio dei nostri Santi Martiri di Tuscania risale all’XI-XII secolo.
 
Non parlo di falsificazioni o di alterazioni fatte per ingannare, ma semplicemente e spontaneamente per fornire un racconto ai fedeli.
 
Tanto per citare un esempio, ho letto che la vicenda del martirio del patrono degli innamorati (S. Valentino di Terni, 14 febbraio) non è altro che il racconto della passione dei Santi Martiri Secondiano, Veriano e Marcelliano: essendo tre, tutti i verbi del racconto sono, ovviamente, nella terza persona plurale. In quella del patrono degli innamorati, il nome Valentino sostituisce i tre nomi mentre tutti i verbi sono modificati nella terza persona singolare. Il resto del racconto è identico. Basta confrontare i due testi.
 
Qualche documento falso si trova anche a proposito dei Santi Martiri tuscanesi, ma è cosa di poco conto. Lo cito a titolo di esempio.
 
C’è un’epigrafe marmorea latina, che tradotta in italiano, inizia così:
 
"Nel 322….. ecc. ecc..", quindi il documento parla del martirio dei Santi Martiri, ma qui non ci interessa. Ci interessa la data, perché gli studiosi citavano quel documento come il più antico (322 dopo Cristo!) riguardante i nostri Martiri Secondiano, Veriano e Marcelliano.
 
Nella prima metà del Settecento, il segretario comunale Sebastiano Dini (interessato alla storia di Tuscania) ricopiò il testo latino di quell'epigrafe e la inviò al grande storico Ludovico Antonio Muratori, che rispose al segretario Dini, dandogli una grossa delusione: quel documento era falso!!! Era falso perché nel 322 gli anni non si contavano a partire dalla nascita di Cristo (sistema allora inesistente), ma si contavano secondo il sistema, che i Romani usavano da secoli (con nomi dei consoli e altro...).
 
Il sistema "dalla nascita di Cristo" invece fu creato a partire dai primi decenni del sesto secolo (intorno all'anno 527).
 
Tutto questo, per quanto riguarda la passione dei Santi Martiri.
 
Per quanto riguarda, invece, il trasferimento dei loro corpi da Civitavecchia a Tuscania (i carro dei buoi, la sosta a Tarquinia e altro…) non abbiamo documenti ma solo narrazioni posteriori.
 
Tutto quello che conosciamo si deve soltanto al racconto scritto dal padre domenicano Pacifico Pellegrini, parroco al Duomo di Tuscania nella seconda metà del secolo XVI. Poi anche questo scritto del Pellegrini andò perduto, ma per fortuna lo hanno letto il Barbacci ed il Turriozzi, vissuti nel Settecento, e ce ne hanno parlato abbondantemente.
 
Come si vede i documenti sono pochi, ma "la forza delle fede" spinge costantemente i Tuscanesi (ma in genere, tutti) ad avere fiducia nei loro Santi Patroni, anche se è molto più forte e radicata, la venerazione per la Madonna Addolorata, tanto che il Vescovo Sua Eccellenza Lino Fumagalli nel maggio del 2022, ha deciso di erigere la Chiesa di San Giovanni a "Santuario diocesano dell'Addolorata", dandone la custodia a Mons. David Maccarri.
 
Luigi Pica
 



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