Il Santuario nel '800 e nel '900 - Toscanella - Storia del Cerro

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IL SANTUARIO DI MARIA SS. DEL CERRO NELL'OTTOCENTO E NEL NOVECENTO.
 
Per fare in modo che non cessasse il culto verso la Madonna del Cerro, gli Amministratori comunali decisero di rivolgersi ad altri Ordini religiosi. L'invito fu indirizzato ai Frati Minori Riformati della Serafica(48). Essi accettarono l'offerta nel Capitolo generale, tenuto allo Speco di Narni, e, il 13 maggio 1797, delegarono p. Epifanio da Onano e p. Giove per concludere gli accordi necessari. Le trattative si protrassero per molto tempo(49) ed il 4 maggio 1802 i Francescani presero possesso del Cerro. Fu solo per pochi anni. Sorsero presto delle difficoltà causate particolarmente dagli sconvolgimenti e dai disagi prodotti dall'occupazione napoleonica. Nel 1806 i Frati informavano il card. Braschi, protettore dell'Ordine, di essere costretti ad abbandonare il Cerro a causa dell'aria malsana; il cardinale ne dette subito comunicazione al Comune di Tuscania ed il Cerro si trovò ancora una volta abbandonato(50). “Da allora - commenta amaramente Giuseppe Cerasa - cominciò la decadenza e l'abbandono del Santuario, che aveva rappresentato per Tuscania e per i paesi vicini un centro vivo di devozione e di fede”(51).
 
 Così, il Santuario rimase sepolto tra i rovi e le querce, per quasi tutto il XIX secolo.
 Finalmente, nel 1887, i Tuscanesi vollero ripristinare l'antica venerazione alla Madonna del Cerro e si rivolsero al vescovo mons. Giambattista Paolucci. il Santuario fu restaurato e riaperto al pubblico culto con l'intervento personale del vescovo, il quale rivolse commoventi parole ai fedeli accorsi in gran numero(52).
 
 Da questo momento, la tradizione orale ricorda le volontarie cure verso il Santuario da parte di semplici fedeli, come Caterina Leonardi ed il marito Nicola Scriboni. Essi provvidero con abnegazione al decoro della chiesa e riorganizzarono i pellegrinaggi a piedi che, l'ultima domenica (poi l'ultimo lunedì) di aprile, si snodavano da Tuscania al Cerro.
 
 Nicola e Caterina lasciarono la devota incombenza al figlio Luigi, che la continuò con la stessa fede dei genitori. Negli anni Trenta, rovinò il tetto. Allora mons. Giovanni Copponi, primicerio del capitolo e vicario generale della diocesi, mise in salvo gli ex-voto, trasferendoli in altre chiese di Tuscania.
 
 Dopo la morte di Luigi Scriboni, hanno proseguito la sua opera i figli Licinio, Astilio, Pericle e Murillo, continuando a tenere viva la tradizione della festa del Cerro e, nel 1943, hanno fatto costruire una parte di tetto, a mo' di cappella, in modo che almeno la venerata immagine rimanesse protetta dalle intemperie. Dopo il terremoto del 6 febbraio 1971, essi provvidero al restauro dell'Immagine della Madonna.
 
 Da alcuni anni, p. Bernardino Bordo, coinvolgendo numerose persone, ha ripristinato i pellegrinaggi da Piansano a Tuscania, ricalcando devotamente la strada che la pia tessitrice, Lucia Burlini (ma non solo lei) per tanti anni ha percorso, sotto la spinta della Divina Provvidenza, sia per soccorrere i Padri Passionisti del Cerro sia per attingere nuove energie sotto la direzione spirituale di S. Paolo.
 
 In questo anno 1996, mentre ricorre il bicentenario dell'abbandono da parte dei Passionisti, Don Giuseppe Vittorangeli, il parroco nella cui giurisdizione è posta la chiesa del Cerro, ha fatto restaurare completamente il Santuario, che sarà in grado di diventare, ancora una volta, meta di fede e centro di preghiera per tanti pellegrini. Come novanta anni fa, il Cerro rinnovato si riapre, il 25 aprile, alla venerazione dei fedeli con la partecipazione personale del vescovo diocesano, mons. Fiorino Tagliaferri.
 
 Il Terzo millennio dell'Era cristiana nasce sotto i migliori auspici per una ripresa del culto mariano a Tuscania.



 
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